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'Dateci la lista dei partecipanti': i casi di agenti presenti a proiezioni di Sulla mia pelle

A Pizzo Calabro e a Siderno, le forze dell'ordine hanno persino chiesto agli organizzatori le liste dei partecipanti al dibattito.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
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Still da Sulla mia pelle.

Che le forze dell’ordine non siano grandi fan di Sulla mia pelle è ormai un fatto noto. Ancora prima che venisse proiettato nelle sale e su Netflix, alcuni sindacati di polizia e quello dei carabinieri avevano criticato un film “che dà allo spettatore un'idea non suffragata da sentenze,” e cioè a processo ancora in corso—processo, per inciso, da cui stanno emergendo gravissime responsabilità della catena di comando dei carabinieri.

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A un mese esatto di distanza dall’uscita del film su Stefano Cucchi, due casi di cronaca locale sembrano inserirsi in questo filone.

L’8 novembre 2018, La Stampa riporta uno strano episodio verificatosi in una libreria Mondadori all’interno del centro commerciale “La Gru” di Siderno (Reggio Calabria). Stando al racconto della titolare Roberta Strangio, alla proiezione del film svoltasi lo scorso 21 ottobre si presentano due carabinieri in divisa che la salutano e “chiedono la lista dei partecipanti."

La donna rimane spiazzata da quella richiesta, anche perché non era mai successo prima per altre presentazioni, e risponde che non esiste alcuna lista. I due militari rinunciano, ma non lasciano il locale. Anzi, come dichiara la giornalista Maria Teresa D’Agostino, presente in qualità di moderatrice, “ogni tanto si affacciano nella saletta per ascoltare” senza mai intervenire.

Dopo la conclusione del dibattito, precisa la stessa, “ho ripensato a ciò che è successo e mi sono sentita un po’ intimidita. Ma solo in un secondo momento.” Il colonnello Gabriele De Pascalis, comandante del gruppo di Locri, ha chiarito che gli agenti “erano lì per attività di routine e hanno interloquito con gli organizzatori per sapere se c’era qualcuno delle istituzioni o autorità, in un’ottica di ordine e sicurezza pubblica.”

Il carabiniere ha poi dichiarato che “a noi non interessa nessun elenco. […] Siamo sempre tra la gente e non vogliamo che l’accaduto venga strumentalizzato.” Una spiegazione che, però, non convince molti osservatori e nemmeno gli organizzatori di un’altra proiezione avvenuta sempre in Calabria, e più precisamente a Pizzo Calabro.

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L’associazione “Officine sinistre,” infatti, racconta che lo scorso 22 ottobre “due agenti della Digos di Vibo Valentia sono stati presenti in sala per tutta la durata del lungometraggio e per il dibattito successivo, pur senza mai presentarsi agli organizzatori dell'iniziativa.” Il giorno dopo, gli uffici della Digos della questura di Vibo Valentia hanno telefonato “chiedendo spiegazioni sulla natura del gruppo e sull’identità dei suoi partecipanti, che dibattevano sulla tragica vicenda in cui perdeva la vita il giovane geometra romano.”

In un post su Facebook, oltre ad esprime solidarietà a Roberta Strangio, “Officine sinistre” ha voluto rimarcare l’importanza di proiettare il film di Alessio Cremonini per “sensibilizzare l’opinione pubblica sulla impellente necessità di riformare l’ordinamento penitenziario e di impedire qualsivoglia atto di tortura o trattamento inumano e degradante.”

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