FYI.

This story is over 5 years old.

Italia

'Ciapani', o perché Trapani è la provincia peggiore d'Italia

Ce lo siamo fatti spiegare da Marco Bova, residente nella città e regista del documentario 'Ciapani, Trapani senza marketing'.
Vincenzo Ligresti
Milan, IT
Still da Ciapani, per gentile concessione di Marco Bova

Sembra che nessuno si sia scandalizzato più di tanto a leggere la classifica sulla qualità della vita in Italia uscita qualche settimana fa. Del resto l’ordine delle province—stilato da ItaliaOggi in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma—conferma un trend che va avanti da decenni: la maggior parte delle province del Sud staziona alle ultime posizioni. L'ultima delle ultime è Trapani.

Ok, ma perché proprio Trapani? Per rispondere mi sono riguardato un documentario girato recentemente, Ciapani – Trapani senza marketing, nato con l’obiettivo di evidenziare le varie problematiche che interessano il territorio—criminalità, malagestione, classe dirigente statica—a partire da esempi di cronaca degli ultimi anni: la chiusura dei supermercati Despar, i licenziamenti collettivi dei cantieri navali, la pratica del voto di scambio. Il tutto senza dimenticare che qui c’è la "mafia che conta", e che la provincia ha dato i natali all'ultimo latitante di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro.

Pubblicità

Il documentario è stato scritto da Marco Bova e prodotto da Vurria Produzioni (la fotografia è curata da Francesco Bellina, fotografo palermitano di cui abbiamo parlato in altre occasioni). Marco è un giornalista e videomaker 27enne, che ha all'attivo collaborazioni con RAI, BBC, Al Jazeera e altre emittenti. L’ho contattato per sapere di più su Trapani e provincia—sia dal punto di vista di chi racconta queste realtà, sia e soprattutto dal punto di vista di un ragazzo che ci è cresciuto.

VICE: La classifica di ItaliaOggi tiene in considerazione nove parametri—affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, salute, tempo libero, tenore di vita—e rispetto a questi parametri Trapani è la provincia peggiore d’Italia. Te l'aspettavi?
Marco Bova: In un certo senso sì, anche se non credo ci sia molta differenza tra l’essere terzultimi, penultimi o ultimi in una classifica sulla qualità della vita. Sicuramente mi rendo conto che la provincia di Trapani non risponde in maniera positiva a quasi tutti i criteri scelti. Però se volessimo cavalcare la provocazione, devo dire che il 2017 è stato un annus horribilis per Trapani e provincia: il commissariamento del comune di Castelvetrano per mafia, le elezioni di Trapani che sono saltate in men che non si dica, l’operazione giudiziaria che ha coinvolto l’imprenditore Morace, che si occupa dei trasporti marittimi veloci ed è l’imprenditore più importante di tutta la Sicilia.

Pubblicità

Tu all’inizio del documentario fai una distinzione tra la "Trapani per turisti" e "Ciapani, la trapani senza marketing." Nella vita di tutti i giorni, in che senso "Ciapani" può essere considerata la "peggiore" d’Italia?
Ciapani è la Trapani che ho vissuto io e che vivono tutti i trapanesi ogni giorno, una città fatta di persone che cercano di arrivare a fine mese, anche in maniera molto triste a volte. Prendi per esempio i trasporti. Trapani in questo preciso momento è davvero limitata: non solo perché l’aeroporto è stato chiuso per oltre un mese per ristrutturazioni, ma soprattutto perché è saltato il contratto con Ryanair. Di conseguenza anche se l’aeroporto ha appena riaperto, noi non avremo più un vettore che ci consenta di collegarci in modo ottimale quantomeno con il resto d’Italia.

Flixbus non esiste. E l’autostrada di Trapani, la Mazara del Vallo-Palermo, è l’unica in Italia a non avere un autogrill; in uno dei procedimenti per mafia un collaboratore di giustizia ha riferito che non è mai stato realizzato in quanto le famiglie mafiose non riuscivano a mettersi d’accordo. In effetti, l'autostrada Mazara del Vallo-Palermo è quella che tutti conoscono perché, come racconta Pif, è stata creata con l'idea della "difesa dei terreni mafiosi". Quindi è piena di curve e non c’è un rettilineo—e quando ti metti in macchina lo accusi.

È a questo che ti riferisci quando nel tuo documentario dici che "Ciapani è un paradigma del meridione"?
Ho preso Trapani a esempio di ciò che accade in molte province del Meridione—e del fatto che le province debbano vivere spesso all’ombra delle città più grandi. Nonostante ci siano anche delle cose che sembrano funzionare, come il Tribunale di Trapani che è “numero uno" per sequestri per mafia, in città non abbiamo un'università, se non un polo distaccato di Palermo—quindi noi dipendiamo a tutti gli effetti dall’Università di Palermo.

Pubblicità

Un'altra questione è quella della "dispersione scolastica", di cui parlo nel documentario: la punta di un iceberg il cui corpo è composto da scuole primarie e secondarie che non sono in grado di sostenere il tempo pieno, di garantire computer e attrezzature adeguate, palestre, mense e collegamenti.

In effetti molti giovani, da Trapani come da molte altre città della Sicilia, vanno via.
A Trapani le possibilità di esprimersi sono molto limitate, e i soliti noti presidiano i luoghi designati allo sviluppo del territorio—c'è sempre la solita cerchia di professionisti alla Camera di commercio, in Confindustria, al polo universitario che dipende da Palermo. Tutti che a un certo punto si scoprono essere "figli di" o "parenti di".

Nella mia cerchia di conoscenze tutti quelli che ambivano a qualcosa di più e avevano le possibilità di farlo se ne sono andati—c’è chi ora siede in consiglio accademico all’Università di Pisa, chi lavora negli Stati Uniti, chi in alcune finanziarie a Londra. Io sono andato all’università a Roma, poi dopo sono tornato qui per questioni familiari e ho iniziato a lavorare al documentario, e in un certo senso a reintegrarmi.

Still da Ciapani.

Com’è stato tornare?
C’è un detto siciliano che dice: Unni ta fattu a stati ti fai u n'vennu! [dove ti sei fatto l’estate, ti fai l’inverno]. Tradotto: c’è sempre molta diffidenza nei confronti di chi si ripresenta. Solo per farti un’idea di com’è la situazione: [quando sono tornato] mi avevano proposto di collaborare con un giornale conosciuto a livello regionale. Mi avrebbero pagato tre euro ad articolo—che poi perché "ero io" potevano diventare anche cinque. Ma da anni ciò che succede da queste parti viene raccontato dagli inviati di grossi giornali e telegiornali, quindi mi sono reso conto che sarebbe stato più facile collaborare con un’agenzia internazionale per tirare su uno stipendio—soprattutto se ti occupi di mafia e flussi migratori come me.

Pubblicità

Ecco, il lavoro infatti è proprio uno dei criteri che la classifica della qualità della vita nelle province italiane prende in esame.
Purtroppo a Trapani abbiamo un sistema molto ben rodato di estrema connivenza tra la classe imprenditoriale e quella dei sindacalisti. Di conseguenza abbiamo un mercato del lavoro che si basa sul criterio del ribasso ed è succube di quei finanziamenti, quei fondi che creano laboratori interinali e vanno a drogare il sistema: negli ultimi anni c'è stato un exploit di centri di formazione e parchi eolici, perché sono entrati i finanziamenti per l’eolico.

Per quanto riguarda tempo libero e tenore di vita, invece, che si fa di bello a Trapani per divertirsi?
A Trapani, se non è estate, il venerdì sera hai due scelte: o andare in un pub in cui c’è musica dal vivo, oppure in uno dove mette la musica il dj. Al di fuori di queste due categorie ci sono solo festini privati, rave, quelle iniziative che poi fanno pensare che nelle case private della provincia "succeda di tutto". In generale è difficile che a Trapani tu possa trovare un’offerta culturale variegata: se le mostre sono a pagamento non incassano; il circuito cinematografico offre spesso film di bassa lega; e se viene organizzata la presentazione di un libro è difficile che qualcuno ci guadagni davvero.

Abbiamo toccato quasi tutti i punti delle classifica. Che mi dici del sistema sanitario?
Basti dire che l’ex presidente della regione Sicilia Cuffaro era un medico ed è stato condannato per mafia, mentre Lucia Borsellino, ultima assessore alla sanità apprezzata in tutta la Sicilia, è stata costretta a lasciare dopo aver capito che il settore sanitario era interlacciato con un sistema di cliniche private.

Pubblicità

Quanto alla sanità di Trapani, si fa ricordare per esempio per l'ex deputato regionale Pino Giammarinaro, recentemente oggetto di confisca di beni per 25 milioni di euro. Dal processo è emerso che lui sarebbe il “padrino” di molti assunti all’ASP, e il manovratore della sindacatura di Sgarbi a Salemi. Lo stesso Sgarbi che ora è nuovamente assessore regionale alla cultura, lo stesso la cui amministrazione era stata commissariata per mafia proprio per le ingerenze di Giammarinaro.

Cerchiamo di finire con una nota sul futuro—secondo te a Trapani c'è la possibilità che qualcosa si smuova, che qualcosa cambi?
Trapani ha avuto delle primavere, e ne avrà sicuramente altre. I suoi reali problemi sono la classe imprenditoriale e la classe politica stagnanti, che non fanno l’interesse del territorio. È difficile ipotizzare un cambiamento se prima non cambiano questi ranghi dirigenziali.

Un esempio che valga per tutti: pensa al trapanese Tonino Dalì che dal 1994 è al senato con Forza Italia. È stato sotto indagine per concorso esterno ad associazione mafiosa per anni, assolto in primo grado ma ancora oggi sotto processo in cassazione. Parliamo di un senatore indagato che ricopre la sua carica da 28 anni, che si è pure candidato a sindaco di Trapani, e che sarà ricandidato e molto probabilmente eletto alle prossime politiche nel listino bloccato.

Oppure, pensa che la città di Trapani al momento non ha nemmeno un sindaco, ma un commissario.

Segui la pagina Facebook di Ciapani per rimanere aggiornato sulla campagna crowdfunding per la pubblicazione in DVD.

Segui Vincenzo su Twitter