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Il padre di uno degli attentatori al museo di Tunisi: “Se lo avessi saputo, lo avrei fermato”

VICE News ha incontrato la famiglia di Yassine Laabidi, uno degli esecutori materiali dell'attacco al museo del Bardo di Tunisi in cui sono morte almeno 20 persone e ne sono rimaste ferite più di 40.

"Se lo avessi saputo lo avrei fermato," ha dichiarato a VICE News Mohamed Laabidi, il padre di Yassine Laabidi, fuori dalla propria abitazione. "Siamo la sua famiglia, le persone a lui più vicine, eppure non sospettavamo niente."

Il giorno dell'attentato, il 27enne Laabidi si è svegliato, ha preso il caffè con la famiglia e si è diretto al lavoro. Intorno alle 10 di mattina, poi, è sparito. Quando più tardi i suoi capi hanno provato a contattarlo, il cellulare era spento. La famiglia, che ha seguito gli eventi al telegiornale, non ha saputo del coinvolgimento di Yassine fino a che la sera stessa la polizia non si è presentata a casa.

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Armati di kalashnikov, Laabidi e un altro ragazzo, il diciannovenne Saber Khachnaoui, hanno ucciso almeno 19 stranieri e 4 tunisini. Nell'attacco sono rimaste ferite più di quaranta persone, mentre alcuni turisti si sono salvati cospargendosi di sangue e fingendosi morti.

Da allora le autorità tunisine hanno arrestato più di 20 presunti militanti, inclusi dieci ritenuti direttamente coinvolti nell'organizzazione dell'attentato al museo del Bardo.

Diversi abitanti del quartiere dove viveva Laabidi lo hanno descritto a VICE News come un musulmano praticante, che però non si era mai mostrato incline all'estremismo. Dicono che ogni tanto beveva, anche se negli ultimi anni aveva completamente smesso. I giovani nel quartiere credono che la radicalizzazione sia avvenuta su Internet.

Il padre di Laabidi è riuscito a rispondere solo ad alcune domande prima che gli agenti gli vietassero di rilasciare ulteriori dichiarazioni e lo portassero via. Ha detto che la famiglia è stata interrogata per 24 ore la notte dell'attacco, e di nuovo per sette ore venerdì. Dice di aver dormito pochissimo e di essere sotto shock.

Lo zio di Yassine, Abdel Malik Laabidi, ci ha fornito ulteriori dettagli.

Tunisi, manifestazione nei pressi del museo del Bardo dopo l'attacco

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Intorno a dicembre o gennaio, Yassine ha comunicato alla famiglia che sarebbe andato a Sfax a cercare lavoro. In realtà le autorità sostengono che sia andato in un campo di addestramento in Libia. La famiglia conferma di avere sempre avuto dei sospetti sulla sua versione dei fatti. Ha mai chiamato quando era fuori città?

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"Certo, ogni tanto chiamava," dice lo zio a VICE News. "Ma sospettavamo fosse in Libia perché ci chiamava da internet, e i numeri che apparivano non erano tunisini."

Secondo alcune fonti, lo Stato Islamico avrebbe rivendicato l'attacco in una registrazione audio caricata in rete, ma l'attacco è stato rivendicato anche da un gruppo rivale collegato ad al Qaeda.

L'attentato ha fatto sorgere delle domande sulla misura in cui le filiere di reclutamento di vari gruppi armati siano riuscite ad allungare i tentacoli sulla società tunisina, reclutando ragazzi (e ogni tanto ragazze) per combattere in Libia, Siria e Iraq.

Il gruppo Ansar al-Sharia, legato ad al-Qaeda, per esempio si è formato in Libia e in Tunisia nel 2012, in seguito alla rivoluzione tunisina del 2010. Molti tunisini hanno accusato le autorità di far finta di non vedere l'ascesa del gruppo jihadista. Membri di Ansar al-Sharia, inoltre, sarebbero dietro agli attacchi al consolato statunitense di Benghazi alla fine del 2012, e ai due assassini politici che nel 2013 hanno causato un'estesa rivolta politica in Tunisia. Alcune di queste persone sono state collegate sia agli attacchi in Tunisia che a quelli in Libia. Sotto la crescente pressione dell'opinione pubblica, a metà del 2013 Ansar al-Sharia è stato messo fuorilegge dalle autorità tunisine.

Alcuni tunisini si stanno chiedendo se l'attentato al museo si sarebbe potuto evitare qualora le indagini sui casi precedenti fossero state condotte con più attenzione. Ci sono anche molte polemiche sul sistema di sicurezza del museo, che si trova di fianco al parlamento.

Lo zio di Yassine ammette il ruolo del ragazzo nell'attentato, ma sottolinea anche come il giovane sia solamente uno dei molti responsabili del più grave attentato terroristico nel paese dopo quello avvenuto a Djerba nel 2002. "È vero, Yassine è responsabile di questo attentato. Ma lui stesso è una vittima," ha detto Abdel Malik a VICE News. "Cosa dire, allora, di quelli che hanno dato soldi, armi, passaporti e che si sono occupati dell'aspetto logistico?"

Thumbnail via Flickr. Segui Yasmine su Twitter:@yasmineryan