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Tecnologia

La storia del DNA di Jack lo Squartatore non è poi così scientifica

E poi Aaron lo Squartatore non suona un granché bene.

L'autore di un libro pubblicato recentemente sostiene di aver finalmente risolto uno dei più grandi misteri del passato e di aver scoperto l'identità di Jack lo squartatore. In Naming Jack the Ripper, il "detective improvvisato" e autore del libro Russel Edwards parla di come si sia affidato alla scienza forense moderna per giungere a quella che lui reputa essere la prova definitiva dell'identità del serial killer che terrorizzò East London nel diciannovesimo secolo: il suo nome sarebbe Aaron Kosminski, un immigrato polacco, che per molto tempo è stato tra i primi nomi nella lista dei sospettati.

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Ma se il test del DNA si è dimostrato utile per portare alla luce enigmi del passato—ha rivelato recentemente alcune curiosità storiche succulente su Riccardo III, che regnò sul Paese secoli prima della nascita di Kosminski (o chiunque fosse Jack)—ci sono ancora alcune lacune in questa recente supposizione che potrebbero lasciare a bocca asciutta ancora per un po' le guide dei tour su Jack lo Squartatore e gli appassionati della sua storia sanguinosa.

Intervistato dal Daily Mail, Edwards ha spiegato che le sue prove si basano su una sciarpa comperata a un'asta, che si dice fosse appartenuta a Catherine Eddowes, una delle vittime del sanguinario killer. La sciarpa era macchiata di sangue e non lavata, ma Edwards ha ammesso che "non ci sono prove della sua provenienza," a parte la parola del precedente proprietario, che sosteneva che un suo antenato fosse uno dei poliziotti presenti sulla scena del crimine nel 1888.

La tomba di Catherine Eddowes. Immagine: Flickr/Matt Brown

Pur non avendo prove sull'attendibilità della fonte, Edward ha avviato delle analisi forensi sulle macchie, sperando di riuscire a collocare la sciarpa sulla scena dell'assassinio—o almeno addosso alla vittima. Ha lavorato con Jari Louhelainen, un biologo molecolare della Liverpool John Moores University, per analizzare le tracce di DNA. Mentre Louhelainen esaminava il DNA presente sullo scialle, Edwards ha rintracciato un discendente di Catherine Eddowes, la vittima, di cui è stato rilevato un campione di DNA. Il DNA sullo scialle e quello del discendente della Eddowes combaciavano.

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Nonostante quello del DNA sia un test generalmente convincente, non è perfetto. Steve Connor, editor di scienza all'Independent, ha sottolineato che l'affidabilità di una prova dipende dai dettagli dell'analisi. Ha congetturato che, per quanto ne sappiamo, i campioni prelevati dallo scialle avrebbero potuto essere stati contaminati con il DNA dei discendenti ancora in vita della vittima. La metodologia e i risultati dell'analisi, poi, non sono stati pubblicati su una rivista scientifica nè sono stati soggetti ad alcun processo di revisione.

In ogni caso, se le prove venissero confermate, le macchie di sangue collegherebbero lo scialle soltanto a un parente di Eddowes, e non costituirebbero una prova dell'assassinio.

Ed è qui che entrano in gioco altri fluidi corporei: Edward ha affermato che, grazie ai raggi UV, Louhelainen ha scoperto delle macchie di quello che sembrava essere sperma. Forse quindi sullo scialle c'erano anche tracce del DNA dell'assassino.

Edwards ha chiesto così a David Miller, andrologo molecolare dell'università di Leeds, se potesse rilevare delle cellule spermatiche nelle fibre dello scialle. Miller mi ha detto al telefono di non essere riuscito ad identificare esattamente delle cellule spermatiche, ma ha rilevato alcune cellule squamose. "Non sono stato in grado di rilevare tracce di sperma, ma ho rilevato altre cellule che probabilmente appartenevano all'epidermide, o forse allo sperma, in pratica a qualsiasi sostanza secretiva, come la saliva," ha affermato.

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SONO STATE RECUPERATE QUANTITà MINIME DI DNA,CONFRONTATE poi CON quello, DISPONIBILE IN QUANTITà DECISAMENTE MAGGIORI, DI UN DISCENDENTE IN VITA

Louhelainen ha poi usato queste cellule per ulteriori analisi. Edwards ha rintracciato un discendente della sorella del sospetto e da Liverpool la John Moores University ha riportato che "il dottor Jari Louhelainen ha scoperto che il DNA delle macchie di sperma sullo scialle corrispondevano al campione prelevato dal discendente di Aaron Kosminski."

Ho chiesto a Miller quali fossero le probabilità di successo di questo test—avevano trovato una vera e propria prova? "È un test forense standard," ha affermato, e ha parlato del suo uso nelle scene del crimine al giorno d'oggi. In questo caso era riuscito a recuperare soltanto una mezza dozzina di cellule squamose su cui lavorare. "In questo caso sono state trovate quantità minime di DNA che poi sono risultate combacianti con una quantità di DNA molto più abbondante di un discendente in vita, ed è stata fatta la connessione," ha affermato.

"Sono rimasto piacevolmente sorpreso dal fatto che i campioni combaciassero," ha aggiunto Miller. La cosa più notevole è il lungo periodo di tempo che le cellule hanno passato sulle sciarpa, se davvero si sono depositate lì la notte dell'assassinio di Eddowes.

Senza nessuna prova della loro provenienza è impossibile dire per certo come e quando le cellule si siano depositate sulla sciarpa, anche se fosse confermata la loro identità. Questa è probabilmente la lacuna più grande nella storia, e il DNA non può essere d'aiuto in questo caso. Anche al giorno d'oggi, il DNA su una scena del crimine non ti conferma nient'altro che il fatto che il DNA di qualcuno si trova su una scena del crimine, e quanto la prova sia fondante dipende dai dettagli. Non per niente Miller ha confermato che c'era il rischio che la sciarpa fosse entrata in contatto con le cellule in altri contesti.

Analisi del DNA o no, è passato abbastanza tempo per cui probabilmente il caso continuerà a conservare quel tanto di mistero che rende la storia così appassionante. E comunque bisogna dirlo, Aaron lo squartatore non suona poi così bene.