​Il Giro d'Italia in 80 sentieri
Immagine: Trail me up

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Tecnologia

​Il Giro d'Italia in 80 sentieri

Trail me up è una start up italiana che realizza streetview dei percorsi a piedi più belli del mondo.

Trail me up è una start up romagola formata da ragazzi appassionati di trekking che hanno lanciato un progetto talmente ambizioso da lambire le coste di Google: realizzare streetview dei sentieri percorribili a piedi nei luoghi più suggestivi di tutto il mondo. Per farlo, hanno costruito uno zaino tra il rudimentale e il supertecnologico, hanno avviato una campagna di crowdfunding su Eppela e arruolato decine di volontari in tutta Italia.
Finora sono riusciti a mappare diversi percorsi in Italia e all'estero, dalle isole Tremiti alla Red Valley in Cappadocia, dal Parco Nazionale di Yosemite alle colline della Basilicata; all'inizio dell'estate hanno lanciato un'iniziativa, "Il Giro d'Italia in 80 sentieri", con l'intento di mappare gli 80 percorsi a piedi più rappresentativi.

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Abbiamo fatto qualche domanda a Fabio Zaffagnini, CEO & Founder della start up, per saperne di più sulle sue scarpinate ideali, su come è stato costruito lo zaino-telecamera e sull'incontro-scontro con il colosso di Mountain View.

Motherboard: Perché "Il Giro d'Italia in 80 sentieri"?
Fabio: Si tratta di un regalo di Trail Me Up alla community di viaggiatori, è uno sforzo che stiamo compiendo per affermarci come punto di riferimento mondiale nel turismo virtuale per escursionisti. L'intenzione è quella di pubblicare sul nostro sito circa 1600 km di streetview arricchiti dalle storie (si parlerà di storia, geologia, archeologia, natura, …) che questi luoghi hanno da raccontare, dall'Etna alla Marmolada, dal Gran Sasso al Gennargentu.

Un progettone. E siete riusciti a reclutare un numero sufficiente di volontari-esploratori?
Sì, al momento del lancio abbiamo avuto un una buona visibilità sui media e di conseguenza abbiamo ricevuto centinaia di candidature. La community italiana di appassionati di escursioni è molto entusiasta. Dopo aver realizzato il terzo e ultimo prototipo di zaino—rendendolo più performante e decisamente più user friendly—ne abbiamo fatto 10 repliche, che abbiamo iniziato a spedire ai volontari verso metà luglio, appoggiandoci a sezioni del CAI e altre associazioni.

Lo zaino ha un ruolo fondamentale, in effetti. Come l'avete realizzato? Immagino siate andati a tentativi…
Infatti. Lo zaino è stato sviluppato internamente e i primi tentativi sono stati piuttosto fallimentari: abbiamo bruciato macchinette, esplorato ogni tecnica possibile, dalla stampa 3D, al taglio laser, dalla plastica all'alluminio, abbiamo costruito e distrutto decine di supporti. Solo al terzo tentativo siamo arrivati al prototipo che abbiamo poi realizzato in serie.

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Alla fine abbiamo installato 6 Gopro su ogni zaino, e realizzato l'elettronica di controllo con un GPS e una bussola. Il sistema può acquisire in modalità manuale o automatica (con una scatto temporizzato) ed il tutto è controllato da un dispositivo da polso.

Anche tutta la parte software è stata sviluppata internamente: dallo stitching delle immagini alla correzione dei colori alla creazione del tour virtuale…ovviamente ci siamo appoggiati a librerie già esistenti, come dire, non volevamo reinventare la ruota.

È vero che Google aveva avuto un'idea simile e che siete riusciti a bruciarli sul tempo depositando il brevetto prima di loro?
Preciso che le pratiche di brevetto sono ancora in atto, ma in base al primo report arrivato dovremmo riuscire a depositarlo. Il motivo per cui abbiamo depositato due domande, una negli States e un PCT (che è una domanda di brevetto internazionale), è che volevamo dimostrare di essere stati davvero i primi ad aver pubblicato streetview di sentieri con contenuti. Ma non abbiamo alcuna intenzione di intraprendere guerre, anche perché economicamente non possiamo permettercelo, preferiamo investire le nostre risorse nello sviluppo del progetto.

Google vi ha contattati in qualche modo?
Sì, abbiamo parlato al telefono con qualcuno dei loro dipendenti, la primavera scorsa. Devo dire che ricevere una telefonata da BigG è una cosa che fa tremare le ginocchia. Sono stati molto carini e ci hanno riempiti di complimenti, hanno accennato alla possibilità di collaborare, ma alla fine non siamo riusciti a trovare un modo che convenisse a entrambi.
La direzione in cui ci stiamo muovendo pare convergere, mappature dei sentieri, coinvolgimento di volontari, inserimento di contenuti e questo è motivo di grande orgoglio per me e il mio team. Stiamo davvero cercando di mantenere uno standard qualitativo molto alto, paragonabile al loro. Il nostro sogno è quello di fare un merge di quanto acquisito e dare la possibilità a chiunque di fare esperienze di viaggio da casa da un unico grande sito.

Progetti per il futuro?
A fine 2014, speriamo di vendere le mappature ad enti di promozione turistica, per rientrare negli investimenti fatti per la produzione degli zaini. Forti di un bilancio già in pareggio, cercheremo investitori per operare anche all'estero in maniera sistematica e aggredire nel 2015 i mercati austriaco, svizzero e statunitense.
Il nostro sogno resta quello di diventare il punto di riferimento mondiale per gli streeview legati all'outdoor. Per quanto mi riguarda, mi piacerebbe molto mappare il percorso di Chris Mc Candless in Alaska—quello di Into the Wild, fino all'autobus—Macchu Picchu, Fitz Roy in Patagonia, l'Annapurna, il Cammino di Santiago…ma più ci penso più me ne vengono in mente, quindi mi fermo qui.

Segui Antonella su Twitter: @Antodb333