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Hanno appena affossato la proposta di legalizzazione della cannabis in Italia

Dopo anni di discussioni e ostruzionismo, ieri il Parlamento ha praticamente distrutto la proposta dell'intergruppo "Cannabis Legale".
Leonardo Bianchi
Rome, IT
Foto via Flickr.

Più o meno un anno fa, il Parlamento aveva iniziato a discutere la proposta di legge sulla "Cannabis Legale" formulata dall'intergruppo parlamentare (guidato dal senatore e sottosegretario Benedetto Della Vedova) e sottoscritta da più di 200 deputati.

All'epoca, nonostante le solite prese di posizione antidiluviane di gente che vedeva droga dappertutto, c'era un moderato ottimismo. Lo stesso Della Vedova, ad esempio, aveva detto che poteva essere la "volta buona" per approvare un impianto legislativo non votato esclusivamente alla repressione, e che tenesse conto di evidenze scientifiche e del mutamento dell'opinione pubblica—compreso il parere favorevole del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti.

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La proposta, facendo un brevissimo riepilogo, prevedeva un innalzamento delle quantità per la detenzione personale, la possibilità di coltivare privatamente entro certi limiti, l'apertura di Cannabis social club sul modello spagnolo, una regolamentazione meno stringente sull'accesso alla cannabis terapeutica, e altro.

Certo, nessuno ha mai pensato che sarebbe stato facile. Lo scorso ottobre l'iter aveva subito una battuta d'arresto per la particolare contingenza politica —segnatamente, per l'accavallarsi di legge di bilancio e referendum costituzionale. A Motherboard, Della Vedova aveva comunque dichiarato che "i parlamentari firmatari sanno bene che il loro elettorato è costituito da persone ragionevoli. Se ci sarà una maggioranza convinta a portare fino in fondo il provvedimento, ce la faremo."

Dal canto suo il primo firmatario del ddl, il deputato del PD Roberto Giachetti, aveva ribadito: "Bisogna guardare con grande speranza ai possibili esiti dell'iter legislativo." A marzo del 2017 era poi ripartito l'esame del testo in commissione; pur tra l'ostruzionismo del partito di Angelino Alfano e una fronda interna al Partito Democratico, i numeri per far passare la legge alla Camera potenzialmente c'erano.

E invece, indovinate un po'? Nulla di tutto ciò è successo.

Ieri, la legalizzazione è stata sostanzialmente affossata. Le commissioni riunite Giustizia e Affari sociali della Camera hanno adottato—con i voti di PD, Lega, Forza Italia, AP—il testo base sulla cannabis proposto da Margherita Miotto (PD), che tuttavia riguarda solo ed esclusivamente l'uso terapeutico. Tutto il resto è stato stralciato, tanto che Daniele Farina di Sinistra Italiana ha presentato un suo testo alternativo. Il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per lunedì 11 settembre, dopo la pausa estiva.

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In sostanza, come ha scritto su Twitter la deputata di Possibile Beatrice Brignone, il PD "ammette che il proibizionismo ha fallito, liberalizzazione nei fatti c'è ma parlare di #CannabisLegale è troppo divisivo, si tirano indietro."

Le reazioni delle parti politiche che sostengono il ddl originario dell'intergruppo non si sono fatte attendere. I Radicali, in una nota, hanno detto che "mafie e mercanti della droga non possono che dire grazie di fronte all'affossamento del ddl cannabis legale. La scelta proposta dall'on. Miotto di portare avanti solo la parte relativa alla cannabis terapeutica è irresponsabile e ipocrita." Il M5S si è scagliato contro il PD, accusandolo di aver "gettato tutto alle ortiche […]. Hanno fatto i Giovanardi del momento. Anzi, peggio."

Pippo Civati di Possibile ha scritto sul suo blog di aver intenzione di riproporre "le nostre proteste e le nostre ragioni," registrando però che la maggioranza "non è solo poco disponibile, è proprio contraria a una norma di civiltà, liberale, rigorosa, che consentirebbe di contrastare la liberalizzazione che c'è già a favore di una mafia sempre più pervasiva e diffusa."

Anche Daniele Farina—sul proprio profilo Facebook—ha sottolineato come il "nuovo" testo non solo sia "limitato e molto tenue," ma soprattutto "molto lontano dalla discussione pubblica di questi anni e dalle esperienze concrete ormai diffuse nel mondo." Ancora più grave è che a questo triste risultato provvisorio si sia arrivati "dopo quattro anni di estenuante melina parlamentare."

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Parole dure sono arrivate da Benedetto Della Vedova, che ha accusato il PD di aver lasciato "l'antiproibizionismo a M5S e sinistra" e di aver smentito "la scelta antiproibizionista di oltre cento parlamentari democratici che avevano sottoscritto il disegno di legge #cannabislegale." Quando si tornerà in aula a settembre, ha chiosato, "ci sarà un'ultima occasione per dare un segnale diverso nel voto sugli emendamenti che riproporranno i contenuti del testo elaborato dall'intergruppo."

Salvo miracoli, dunque, di legalizzazione vera e propria—e non di "tardivo, seppur utile, aggiustamento alla disciplina dell'uso terapeutico della cannabis"—se ne riparlerà nella prossima legislatura. Ammesso, ovviamente, che succeda veramente.

Per finire, è da notare che questo dietrofront arriva dopo gli stop su ius soli e biotestamento. Chissà se arriverà mai il momento giusto per mostrare un minimo di coraggio in tema di diritti civili.

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