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Guardie carcerarie parlano dei prigionieri più pericolosi con cui hanno avuto a che fare

Sono i detenuti talmente pericolosi che scontano la maggior parte della loro condanna in isolamento.
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Charles Bronson. Foto di Keith Morris/Alamy Stock Photo.

In molte prigioni c’è una minoranza di detenuti considerati talmente pericolosi che raramente si mescolano alla popolazione carceraria generale, scontando invece la maggior parte della loro condanna in isolamento. Nel Regno Unito sono conosciuti come gli “un percento”, e vanno da detenuti che distruggono qualsiasi posto in cui vengano piazzati, a quelli intenzionati a commettere violenze gravi. Charles Bronson ne è forse l'esempio più noto, avendo fatto scoppiare risse per tutto il tempo che ha passato in prigione e trascorso 24 dei suoi 28 anni dentro in isolamento.

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Volevo scoprire com’è avere a che fare con questi detenuti ultra-aggressivi, così ho chiamato Neil Samworth e Tony Levy, che hanno trascorso rispettivamente 11 anni e 26 anni nel servizio carcerario, e Dana, una guardia ancora in servizio.

NEIL SAMWORTH

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Neil Samworth. Foto di Amy Louise Fairest.

Uno dei detenuti più illustri di questa categoria che abbia incontrato è un ragazzo che chiamerò "AF". Stava scontando una condanna breve ma aveva tentato di scappare, ritrovandosi con un prolungamento della pena. Aveva fatto presentare il patrigno armato mentre lui era a fare una visita in ospedale e gli aveva fatto minacciare gli agenti di scorta in modo che potesse fuggire.

Dopo essere stato catturato in Scozia, alla fine AF è stato portato a Strangeways, la prigione in cui lavoravo. Gli agenti del carcere dov’era prima lo avevano immobilizzato ammanettandolo alla cintura, ma in qualche modo era riuscito a liberarsi. Non era una cosa semplice da fare, e dava già una prima indicazione su che tipo di prigioniero fosse. AF alloggiava nell'unità sanitaria perché era un autolesionista e aveva bisogno di rimanere sotto osservazione costante. Si era dimostrato piuttosto educato, finché l'ufficiale incaricato di sorvegliarlo aveva acceso la luce nella sua cella e lui non l'aveva presa bene.

Quando i prigionieri vengono posti sotto osservazione perché a rischio di autolesionismo, la luce non viene tenuta accesa tutta la notte perché impedisce loro di dormire. “Puoi chiedere all'altro agente di spegnerla?” mi aveva chiesto AF. Ho cercato di convincere la mia collega a fare come aveva chiesto, dicendole che sarebbe stato meglio se l’avesse accesa ogni tanto per controllarlo, ma lei aveva detto: “Ci sono io a lavoro, non tu. La lascio accesa.” Così AF ha strappato via la luce—che era stata incassata nel muro per evitare che potesse essere distrutta con facilità, quindi non era un'impresa da poco. Era collegata all’impianto elettrico dell'intero pianerottolo, e anche le altre celle si erano ritrovate immerse nel buio.

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AF aveva poi fatto scivolare un pezzo di metallo e alcuni fili della luce sotto la porta in modo da poterci fare ammirare la sua opera, aveva detto buonanotte e si era messo a letto.

Questo è stato il primo di molti incidenti. Era un prigioniero influente, e ha insegnato agli altri detenuti come strappare via le luci.

Quando gli agenti facevano qualcosa che non gli piaceva praticava digiuni e autolesionismo. Si ficcava le unghie nella carne così forte che il sangue spruzzava ovunque, da riempire la cella e metterla a soqquadro. Ce n’era così tanto a volte sul pavimento che sopra si formava una pellicola, prima che asciugasse. Il direttore del carcere alla fine aveva detto a AF che sarebbe stato messo in una cella di isolamento. Aveva minacciato di distruggere l'intera prigione se fosse stato trasferito, ma ci è stato portato comunque.

È stato messo in quella che viene chiamata una “cella speciale”, una stanza vuota destinata a persone particolarmente violente o inclini all'autolesionismo. L'idea è che non c'è nulla lì dentro che possano usare per fare del male a se stessi o a chiunque altro. Pochi minuti dopo che la porta si era chiusa, AF ha tirato fuori un pannello dalla parete, ha strappato un condotto elettrico e l'ha tirato sfondando il vetro per l’osservazione. Si è poi piantato le unghie nel braccio e ha sommerso la cella di sangue. Alla fine è svenuto dalla perdita di sangue e ha dovuto essere portato in ospedale. Ha continuato a essere così distruttivo che è rimasto in isolamento per tutta la condanna, che è la norma per quelli dell'un percento. Di solito rimangono in unità più piccole come il braccio di isolamento, dove possono essere gestiti meglio.

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TONY LEVY

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Foto per gentile concessione di Tony Levy.

Quando lavoravo alla Woodhill, ci è stato mandato alla CRC un prigioniero che aveva ucciso tre detenuti mentre stava scontando l'ergastolo per omicidio. Aveva commesso un omicidio mentre era nel carcere psichiatrico di Broadmoor, il che voleva dire che non gli avevano permesso di rimanere sotto la loro supervisione e lo avevano rinviato tra la popolazione carceraria non-psichiatrica.

Tutte le sue vittime avevano subito incredibili atti di tortura prima di essere uccise. L'unità CRC è un'ala speciale progettata per prigionieri estremamente distruttivi che non possono essere ammessi tra la popolazione carceraria tradizionale. Era stato deciso che questo detenuto sarebbe stato posto in isolamento permanente e spostato da un carcere all'altro ogni 28 giorni.

L’ho trovato una persona molto intelligente che, a causa della sua infanzia e delle esperienze sessuali che aveva subito durante l’adolescenza, era diventato un individuo estremamente pericoloso.

Incuteva molto timore, e probabilmente è stato l'unico prigioniero di cui io abbia mai avuto un po’ di paura. Nel 1983, è stato ritenuto troppo pericoloso per una cella normale. Le autorità carcerarie avevano costruito un'unità di due celle nel seminterrato della prigione di Wakefield, soprannominata la "gabbia di vetro", per ospitarlo per tutta la durata della sua detenzione. È diventata nota per la somiglianza con la cella di Hannibal Lecter ne Il silenzio degli innocenti.

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DANA

Alcuni mesi fa abbiamo avuto un detenuto in prigione che continuava a essere rimandato nell'unità di isolamento quasi subito dopo essere stato rilasciato di nuovo tra la popolazione generale. Era totalmente ingestibile e godeva della notorietà delle sue gesta dentro la prigione.

La sua lamentela principale era che pensava che i detenuti dovessero essere autorizzati a svapare in carcere, nonostante fumare sia vietato. Immagino che pensasse che siccome non si trattava di tabacco, il divieto non valeva. Dava continuamente in escandescenza e spalmava merda su tutta la cella in segno di protesta. Minacciava anche di tagliarsi le vene se non gli avessimo permesso di svapare, cosa che dovevamo prendere sul serio perché aveva una storia di autolesionismo.

Ovviamente non abbiamo ceduto, ma dovuto prendere le precauzioni necessarie nel caso in cui avesse mai messo in atto le sue minacce. Era relativamente piccolo e riservato, quindi era sorprendente che fosse riuscito a causare così tanto caos.

@nickchesterv

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