Identità

È così terribile conoscere i genitori della persona con cui stai?

Abbiamo chiesto a una psicologa come prepararsi al meglio all'incontro coi genitori della persona con cui stai.
Vincenzo Ligresti
Milan, IT
conoscere genitori
Illustrazione di Valery via AdobeStock.
Tu scrivici, noi rispondiamo.

Durante la quarantena su VICE avevamo avviato un appuntamento periodico, una specie di angolo in cui raccogliere i nostri pensieri, metterli sotto forma di domanda e lasciare che fosse una figura esperta a rispondere. Ora, anche tramite il contributo di altre redazioni di VICE, il discorso è stato ampliato. Da come fare i conti con un amore non corrisposto a come gestire coinquilini insopportabili, proveremo a offrire qualche consiglio. Oggi parliamo di come l’imminente incontro coi genitori della persona con cui stai può metterti di fronte a molte domande.

Pubblicità

“Ehi VICE,

Durante le vacanze conoscerò i genitori del mio ragazzo e, in tutta franchezza, avrei voluto che questo giorno non arrivasse mai. Il solo pensiero mi provoca angoscia.

Abbiamo rimandato un sacco questo momento, e per due motivi: 1) la madre e il padre di E., il mio ragazzo, sono molto tradizionalisti e gli hanno sempre fatto capire che avrebbero preferito incontrare una persona davvero importante, piuttosto che la frequentazione di turno 2) ho questo pensiero fisso per cui una volta conosciuti i genitori cambia sempre, inevitabilmente, qualcosa. Un po’ come succede con le amicizie in comune, anche loro iniziano a gravitare intorno alla coppia. Tuttavia il confine tra consigli, giudizi e intromissioni non richieste coi genitori spesso è molto più labile e pressante, almeno nella mia esperienza.

E poi, se non dovessi piacergli? E se loro non non dovessero piacermi? Come posso fare una buona prima impressione, posto che tendo a imbarazzarmi facilmente e ho paura di dire cazzate a tavola o creare silenzi? Nelle mie relazioni passate non è mai stato un momento positivo, anche se E. ha promesso di sostenermi e darmi una mano in caso mi vedesse in difficoltà.

L.”


Ciao L., 

vista la descrizione che offri della famiglia di E., se è arrivato quel momento “è perché evidentemente la relazione sta andando avanti e prendendo una certa piega,” spiega la psicologa e sessuologa Marilena Iasevoli. E se tu ti trovi a tuo agio con questo procedere, la questione dei genitori è in fondo secondaria.

Pubblicità

Quando si tratta di relazioni loro hanno spesso aspettative molto specifiche e tarate magari sulla loro esperienza, ma la relazione è tra te e l’altra persona. Detto in altra parole: scrollati pure di dosso le pressioni sociali e pensa piuttosto a come ti senti tu con la persona che hai accanto.

Per quanto riguarda l’agitazione: dato che E. sembra un po’ più “tranquillo” di te all’idea, approfitta del sostegno che ti offre e prova a “chiedere un po’ più di informazioni sui suoi genitori per visualizzare come potrebbe andare l’incontro,” continua Iasevoli.

Anche E. dovrà fare la sua parte, perché “per molti i comportamenti dei propri genitori, anche quelli un po’ più disfunzionali, possono sembrare normali o motivo di imbarazzo.” Quindi sarebbe altrettanto “utile da parte sua descrivere quali sono le loro usanze, interessi, credenze, modi di porsi, perché non farlo potrebbe essere motivo di discussione tra voi subito dopo l’incontro.”

Oltre a questo, Iasevoli dispensa altri consigli. “Se viviamo emotivamente con fatica l’idea dell’incontro, si possono curare piccoli dettagli che potrebbero farci sentire un po’ più sicuri. Per esempio, indossare un vestiario che ci sembra adatto per l’occasione; mettersi d’accordo sulla durata dell’incontro (‘Due ora massimo e ce ne andiamo’) col partner; se si conoscono fratelli e sorelle del partner, cercare un loro coinvolgimento a cena.” O ancora: “Rivedere un attimo il nostro linguaggio o la nostra spontaneità, cercare di essere pacati, senza che questo significhi non essere noi stessi o rinnegare i nostri principi.”

Pubblicità

D’altronde, il primo incontro coi genitori della persona con cui si sta è “anche un incontro di aspettative delle parti, fatto di sospettosa reciprocità.” Da un lato potrebbe esserci la curiosità dei genitori di sapere chi è la persona che sta accanto al/alla propria/o figlia/o, dall’altro “abbiamo la possibilità di avere un quadro più ampio che ci aiuta a capire meglio la persona con cui stiamo, le dinamiche familiari in cui è cresciuta. Tante volte, per esempio, poi si dice ‘ah vedi, ora capisco perché sei così.’”

E se le domande dei genitori diventano invadenti, o ci sembrano invadere la nostra privacy, o quella della coppia? “Potrebbe capitare che ti stiano semplicemente provocando, mettendoti alla prova, ma nell’eventualità in cui non sia così, è fondamentale ricordare che per quanto la/il nostra/o partner provenga da quella famiglia, è una persona diversa. I suoi genitori potrebbero avere certe opinioni, ma il nostro partner può averne di diverse, o completamente opposte.”

In ogni caso, Iasevoli chiarisce che “entrare in qualche misura all’interno delle dinamiche familiari del/lla proprio/a partner, può portare a dei cambiamenti nelle abitudini e nella quotidianità della coppia,” quindi è giusto discutere di eventuali confini e paletti con la persona con cui si sta. Se “per esempio [l’altra persona] è abituata a vedere con molta costanza la sua famiglia, dipende da te e dalla negoziazione tra voi la frequenza con cui essere presente a tua volta agli incontri, per evitare di creare frizioni nella coppia.”

Partire quindi coi piedi di piombo, date le tue esperienze regresse, è comprensibile, “ma non è necessario porsi prevenuti,” conclude Iasevoli. Col tempo e gradualmente, “si potrebbe creare prima un rapporto cordiale, fino a diventare così buono da farci piacere condividere dei momenti insieme. Non dipende solo da noi, ma da tutti gli attori in gioco.” In caso contrario, “ricordiamoci sempre che la coppia è per definizione è una diade, e le feste comandate capitano poche volte all’anno.”