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Musica

Diagonal, il lato nascosto di Forte dei Marmi

A Forte dei Marmi c’è una situazione che spacca e si chiama Diagonal. Questo sabato portano a Forte Jaques Renault, noi lo abbiamo intervistato.

Quando diciamo Forte dei Marmi non sappiamo perché, ma al posto di pensare alle bruschette e e alle cave in cui gli operai sudano e sgobbano, ci viene in mente lo yacht di Briatore e le sue feste.
Ma c’è un mondo che va oltre la superficialità delle vetrine e le hit di Avicii (o i revival di Nino D’Angelo), alcuni ragazzi del posto hanno deciso, il 6 aprile 2012, di mettere in piedi una clubnight, con tanto di immaginario e pubblico fedele, di qualità, con ospiti di livello internazionale, al pari di una qualsiasi capitale europea.
Ed ecco ciò che è Diagonal: una situazione in un club piccolo e ristretto, circa 300 persone, molto diverso dal classico club toscano ampio e sfarzoso, con una propria clientela che negli anni si è affidata al party a livello culturale, in modo che le novità e gli ospiti che magari sono sconosciuti ai più diventano in realtà motivo di scoperta e approfondimento musicale.
Non essendoci un vero e proprio centro urbano, che comunque si popola e anima solamente durante la stagione estiva, i ragazzi si sono orientati su target culturali differenti, concentrando tutte le date durante l’inverno.

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Il suono di Diagonal è ricercatissimo e tutti gli artisti sono selezionati dai direttori artistici del progetto: Gabriele Gabrieli e Massimiliano Della Bona. Questa piccola baia della Toscana ha visto ospiti come Tom Trago, Prins Thomas, Tim Sweeney, Ron Morelli, Tiger & Woods e la prossima stagione è ricca di protagonisti come San Soda, Jacques Renault, Mark e tanti altri, spesso accompagnati dagli altri dj resident.

Per l’appuntamento di questo sabato Diagonal presenta il set di Jacques Renault, che non è un personaggio di Twin Peaks, bensì un dj e produttore di Washington, che da qualche tempo vive tra Brooklyn e NYC.

Qui sotto ci sono cinque tracce che ha scelto apposta per voi, più sotto ancora c'è l’intervista esclusiva che gli abbiamo fatto, così potete farvi un’idea di quello a cui andate incontro.

Quando diciamo Forte dei Marmi non sappiamo perché, ma al posto di pensare alle bruschette e e alle cave in cui gli operai sudano e sgobbano, ci viene in mente lo yacht di Briatore e le sue feste.
Ma c’è un mondo che va oltre la superficialità delle vetrine e le hit di Avicii (o i revival di Nino D’Angelo), alcuni ragazzi del posto hanno deciso, il 6 aprile 2012, di mettere in piedi una clubnight, con tanto di immaginario e pubblico fedele, di qualità, con ospiti di livello internazionale, al pari di una qualsiasi capitale europea.
Ed ecco ciò che è Diagonal: una situazione in un club piccolo e ristretto, circa 300 persone, molto diverso dal classico club toscano ampio e sfarzoso, con una propria clientela che negli anni si è affidata al party a livello culturale, in modo che le novità e gli ospiti che magari sono sconosciuti ai più diventano in realtà motivo di scoperta e approfondimento musicale.
Non essendoci un vero e proprio centro urbano, che comunque si popola e anima solamente durante la stagione estiva, i ragazzi si sono orientati su target culturali differenti, concentrando tutte le date durante l’inverno.

Il suono di Diagonal è ricercatissimo e tutti gli artisti sono selezionati dai direttori artistici del progetto: Gabriele Gabrieli e Massimiliano Della Bona. Questa piccola baia della Toscana ha visto ospiti come Tom Trago, Prins Thomas, Tim Sweeney, Ron Morelli, Tiger & Woods e la prossima stagione è ricca di protagonisti come San Soda, Jacques Renault, Mark e tanti altri, spesso accompagnati dagli altri dj resident.

Per l’appuntamento di questo sabato Diagonal presenta il set di Jacques Renault, che non è un personaggio di Twin Peaks, bensì un dj e produttore di Washington, che da qualche tempo vive tra Brooklyn e NYC.

Qui sotto ci sono cinque tracce che ha scelto apposta per voi, più sotto ancora c'è l’intervista esclusiva che gli abbiamo fatto, così potete farvi un’idea di quello a cui andate incontro.




Party Instinct: Il primo remix ad opera tua che abbiamo ascoltato era quello di uno dei nostri dischi preferiti, “Beam Me Up”, su RCRD LBL, così come l’ultima che abbiamo sentito dei No Regular Play, “El Dorado”. Cosa è cambiato dal 2010 nel tuo modo di dare il tuo personale punto di vista sulla musica di qualcun altro?
Jacques Renault: Una volta era diverso. Ho sempre prodotto tracce originali, ma a quel tempo mi concentravo di più sugli edit e su Runaway, un progetto avviato da Marcos Cabral e me, che filtrava il modo in cui mi approciavo ai remix. Negli ultimi anni, le cose sono un po’ cambiate. Ora lavoro di più per conto mio e registro appoggiandomi a diversi studi, spesso con musicisti dal vivo. Penso che spostare il mio focus abbia alterato il mio approccio alla musica, non solo creando il mio materiale personale, ma anche mettendo le mani sul lavoro di altri. Miro sempre a rivoluzionare i giochi e a mantenere le mie produzioni interessanti.

Si è detto molto poco sul tuo ultimo EP, Out Of Sync uscito prima su vinile sulla tua etichetta, LPH. Cosa rappresenta questo lavoro? L’abbiamo ascoltato, riconoscendo suoni tipici house mischiati con un tessuto solido e che ci ricorda degli sfigatoni tecnologici anni ‘90 e oscillatori a nastro. Dove volevi andare con questa pubblicazione e come si sviluppa il tuo viaggio?
L’EP dovrebbe funzionare come istantanea di dove mi trovo ora. È stato registrato in un lasso di tempo relativamente breve, ed è una preparazione per il mio LP, che non uscirà prima dell’anno prossimo. Chiamatelo un warm up.

Abbiamo sentito che nel passato hai collaborato a molte feste, se prima a Chicago quasi unicamente in veste di DJ, con l’intero organismo LPH hai iniziato ad organizzarle, quali sono queste due facce della medaglia? Dal 2009 il sistema si è evoluto: quali cambiamenti pensi che si siano registrati nella scena club di NYC e che cosa invece continua a poersistere, che cosa è veramente emozionante alle tue feste? Ma soprattutto qual è il miglior posto in cui mangiare dopo aver fatto festa a NYC? Perchè ce lo stiamo chiedendo da un pezzo.
Quando è iniziato tutto in realtà volevo solo uscire e mettere dischi e suonare quanto più possibile potessi con, e per, i miei amici. Quando poi sono cresciuto è diventato più importante creare qualcosa per conto mio e che potessi curare e sostenere, e da qui LPH.
Riguardo alla scena newyorkese, tutto è in costante cambiamento e può essere dura stare al passo. La City è molto diversa ora rispetto a quando mi sono trasferito, nel 2002. Ci sono molti più spazi (legali e capienti) in cui mi piacerebbe andare, c’è molta più attenzione a Brooklyn di Manhattan, e ci sono in generale più opzioni su cosa da fare di notte. Così moltissimi miei amici hanno etichette e organizzano feste, che supporto e apprezzo. È più facile che mai trovare qualcosa da fare.
Mangiare di notte? Faccio del mio meglio per evitare fette di pizza unte o burrito troppo farciti delle 4 del mattino, ma Anna Maria, su Bedford Avenue, è un imperativo. Quello, e S. 2nd Deli. Poi in realtà al mattino presto tutto ha un buon sapore.

Ci siamo incuriositi guardando l'artwork di Drew Heffron, che ricorda i dischi anni Ottanta. Il soggetto funziona molto bene: con un solo sguardo si riesce a connettere ogni uscita con LPH. Qual è stata precisamente l’ispirazione, c’è un messaggio dietro? Devo dire che la palette cromatica è notevole: la scegli tu o è una decisione artistica aleatoria?
Io e il mio partner del progetto, Nik Mercer, decidemmo già da subito che avevamo bisogno di portare un’impronta grafica dedicata. Volevamo che LPH fosse divertente e leggera, e che possedesse un motivo unificante per tutti i pezzi. Ecco da dove arriva la copertina con la freccia. Ti rimane in mente, sottolinea l’etichetta e contorna il logo, e fa intuire una specie di vibrazione dal passato. Drew è un DJ eccellente e colleziona svariati dischi, gli è venuto dunque molto immediato concepire qualcosa che funzionasse con la cultura dei 12’’.

Sei mai stato in Riviera? Ha un’aura storica di decadi d’oro con celebrità e feste disco di attori, ballerini e cantanti della televisione italiana degli anni Ottanta. Cosa ti aspetti dalla scena musicale italiane e pensi che esibirti in un club intimo e raccolto possa darti una sorta di ispirazione, piuttosto che all’interno di una cornice più ampia e vasta?
Amo viaggiare in Italia. Ho avuto moltissime esperienze fantastiche, anche con tante altre organizzazioni. Cerco di fare di più e scoprire di più. Apprezzo gli acts in grandi spazi, ma chi non ama suonare di fronte ad una audience ristretta che veramente si emoziona per il tuo set? Penso che sia il massimo, in assoluto.

Segui Desperados su Facebook.
Se volete segnalarci la vostra festa scriveteci a party.instinct@noisey.com

Party Instinct: Il primo remix ad opera tua che abbiamo ascoltato era quello di uno dei nostri dischi preferiti, “Beam Me Up”, su RCRD LBL, così come l’ultima che abbiamo sentito dei No Regular Play, “El Dorado”. Cosa è cambiato dal 2010 nel tuo modo di dare il tuo personale punto di vista sulla musica di qualcun altro?
Jacques Renault: Una volta era diverso. Ho sempre prodotto tracce originali, ma a quel tempo mi concentravo di più sugli edit e su Runaway, un progetto avviato da Marcos Cabral e me, che filtrava il modo in cui mi approciavo ai remix. Negli ultimi anni, le cose sono un po’ cambiate. Ora lavoro di più per conto mio e registro appoggiandomi a diversi studi, spesso con musicisti dal vivo. Penso che spostare il mio focus abbia alterato il mio approccio alla musica, non solo creando il mio materiale personale, ma anche mettendo le mani sul lavoro di altri. Miro sempre a rivoluzionare i giochi e a mantenere le mie produzioni interessanti.

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Si è detto molto poco sul tuo ultimo EP, Out Of Sync uscito prima su vinile sulla tua etichetta, LPH. Cosa rappresenta questo lavoro? L’abbiamo ascoltato, riconoscendo suoni tipici house mischiati con un tessuto solido e che ci ricorda degli sfigatoni tecnologici anni ‘90 e oscillatori a nastro. Dove volevi andare con questa pubblicazione e come si sviluppa il tuo viaggio?
L’EP dovrebbe funzionare come istantanea di dove mi trovo ora. È stato registrato in un lasso di tempo relativamente breve, ed è una preparazione per il mio LP, che non uscirà prima dell’anno prossimo. Chiamatelo un warm up.

Abbiamo sentito che nel passato hai collaborato a molte feste, se prima a Chicago quasi unicamente in veste di DJ, con l’intero organismo LPH hai iniziato ad organizzarle, quali sono queste due facce della medaglia? Dal 2009 il sistema si è evoluto: quali cambiamenti pensi che si siano registrati nella scena club di NYC e che cosa invece continua a poersistere, che cosa è veramente emozionante alle tue feste? Ma soprattutto qual è il miglior posto in cui mangiare dopo aver fatto festa a NYC? Perchè ce lo stiamo chiedendo da un pezzo.
Quando è iniziato tutto in realtà volevo solo uscire e mettere dischi e suonare quanto più possibile potessi con, e per, i miei amici. Quando poi sono cresciuto è diventato più importante creare qualcosa per conto mio e che potessi curare e sostenere, e da qui LPH.
Riguardo alla scena newyorkese, tutto è in costante cambiamento e può essere dura stare al passo. La City è molto diversa ora rispetto a quando mi sono trasferito, nel 2002. Ci sono molti più spazi (legali e capienti) in cui mi piacerebbe andare, c’è molta più attenzione a Brooklyn di Manhattan, e ci sono in generale più opzioni su cosa da fare di notte. Così moltissimi miei amici hanno etichette e organizzano feste, che supporto e apprezzo. È più facile che mai trovare qualcosa da fare.
Mangiare di notte? Faccio del mio meglio per evitare fette di pizza unte o burrito troppo farciti delle 4 del mattino, ma Anna Maria, su Bedford Avenue, è un imperativo. Quello, e S. 2nd Deli. Poi in realtà al mattino presto tutto ha un buon sapore.

Ci siamo incuriositi guardando l'artwork di Drew Heffron, che ricorda i dischi anni Ottanta. Il soggetto funziona molto bene: con un solo sguardo si riesce a connettere ogni uscita con LPH. Qual è stata precisamente l’ispirazione, c’è un messaggio dietro? Devo dire che la palette cromatica è notevole: la scegli tu o è una decisione artistica aleatoria?
Io e il mio partner del progetto, Nik Mercer, decidemmo già da subito che avevamo bisogno di portare un’impronta grafica dedicata. Volevamo che LPH fosse divertente e leggera, e che possedesse un motivo unificante per tutti i pezzi. Ecco da dove arriva la copertina con la freccia. Ti rimane in mente, sottolinea l’etichetta e contorna il logo, e fa intuire una specie di vibrazione dal passato. Drew è un DJ eccellente e colleziona svariati dischi, gli è venuto dunque molto immediato concepire qualcosa che funzionasse con la cultura dei 12’’.

Sei mai stato in Riviera? Ha un’aura storica di decadi d’oro con celebrità e feste disco di attori, ballerini e cantanti della televisione italiana degli anni Ottanta. Cosa ti aspetti dalla scena musicale italiane e pensi che esibirti in un club intimo e raccolto possa darti una sorta di ispirazione, piuttosto che all’interno di una cornice più ampia e vasta?
Amo viaggiare in Italia. Ho avuto moltissime esperienze fantastiche, anche con tante altre organizzazioni. Cerco di fare di più e scoprire di più. Apprezzo gli acts in grandi spazi, ma chi non ama suonare di fronte ad una audience ristretta che veramente si emoziona per il tuo set? Penso che sia il massimo, in assoluto.

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