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Nessuna sorpresa dalle elezioni egiziane

Il candidato alla presidenza dell'Egitto Abdel Fattah al-Sisi è dato largamente per favorito, ma al secondo giorno di elezioni le aspettative dei sostenitori sembrano inferiori a quanto preannunciato.

Il candidato alla presidenza dell'Egitto ed ex comandante in capo delle Forze Armate Abdel Fattah al-Sisi gode di un certo culto della sua persona, ma al secondo giorno di elezioni le aspettative dei sostenitori sembrerebbero inferiori a quanto preannunciato.

Da luglio, quando ha guidato l'esercito nel rovesciamento dell'ex presidente Mohammad Morsi, la sua figura è stata mitizzata da un frangente della società egiziana che disprezza i Fratelli Musulmani ma cerca un leader potente. "Ci ha salvati da una piaga, la Fratellanza," mi dice Fatima al-Howeidy, 30 anni, una casalinga in coda con i figli fuori dal seggio. "Cos'altro posso volere?" Fatima accusa la stampa straniera di appoggiare i Fratelli Musulmani e di diffondere menzogne—l'Egitto, spiega, non è sotto assedio militare.

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Dopo la bassa affluenza registrata lunedì, il Primo Ministro ha indetto festa nazionale per la giornata di oggi così da permettere ai lavoratori di votare, e nelle ultime ore si è deciso di spostare il termine a mercoledì. Media statali e privati hanno già fatto la loro parte incoraggiando i cittadini a recarsi alle urne, mentre tutti i giornali incitano a fare altrettanto e le emittenti televisive mandano in onda messaggi preregistrati a tema elettorale. Il Ministero degli Interni ha anche prodotto un proprio manifesto personale, in cui assicura protezione ai cittadini durante le procedure di voto.

Sebbene il sostegno a Sisi tra i votanti sia significativo—il suo unico avversario è dato attorno al 2 percento—c'è il timore che il risultato non sia sufficiente a garantirgli l'ampio consenso di cui è alla ricerca. I Fratelli Musulmani hanno intimato ai propri sostenitori di boicottare il voto, e anche i manifestanti pro-democrazia insorti nel 2011 si astengono.

Nelle code all'esterno dei seggi elettorali i sostenitori di Sisi parlano volentieri del loro amore e delle speranze che nutrono nei confronti del candidato. I più sono di età avanzata, e in passato gli stessi sostenitori hanno evidenziato l'incapacità del leader nell'esercitare un certo appeal sui giovani.

Già prima dell'inizio delle elezioni, però, il sostegno a Sisi non appariva poi così travolgente come suggerito dall'unanime appoggio dei media e dello zoccolo duro. Un sondaggio recente fissava il suo gradimento al 54 percento, circa 20 punti al di sopra del 38 percento dei Fratelli Musulmani, e un altro studio condotto a settembre suggeriva che all'epoca la sua popolarità superava di poco quella di Morsi.

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Walid al-Amir ha 38 anni e tre figli a carico e lavora in una caffetteria. Mi spiega che, in quanto povero, ha bisogno della vittoria di Sisi. La crisi economica ha colpito tutta la società egiziana, in special modo i più deboli.

"Noi siamo povera gente, vogliamo vivere, ma costa tutto troppo," dice.

Sisi dovrebbe alzare le pensioni e i salari dei dipendenti pubblici, mi spiega, e dovrebbe fare qualcosa per abbassare i prezzi, "per farci stare un po' meglio." Ma Walid non lo nega: "vogliamo un pugno di ferro."

"Possiamo aspettare un anno," aggiunge. Sisi ha dichiarato che gliene servono almeno due, mentre gli economisti pensano che anche la sua sia una previsione estremamente ottimista.

Poco lontano, Rehab Tolba e il fratello Tamer Tolba sventolano una bandiera dell'Egitto a sostegno di Sisi e delle elezioni. Dottoressa e architetto, rispetto a Walid si collocano all'altro lato dello spettro sociale. E sanno che le aspettative di Walid sono molto diffuse fra i sostenitori di Sisi appartenenti alla classe operaia.

"Pensano che abbia una bacchetta magica, ma ci vorrà del tempo," dice Rehab.

Entrambi non vedono di buon occhio i Fratelli Mussulmani e hanno accolto positivamente il rovesciamento di Morsi, sebbene Rehab abbia ancora degli amici all'interno del gruppo. Parlare con alcuni di loro è complicato, ammette, perché sono ancora troppo arrabbiati per le ingenti perdite umane dello scorso anno.

"Devono accettare di essere in minoranza," aggiunge, ma crede che il loro risentimento sarà una delle "grandi sfide" del futuro presidente. "Non è facile far cambiare idea ai giovani."

Uno di questi è il ventunenne Shariff, che come molti fra gli oppositori di Sisi preferisce non dare il suo nome per intero. Su posizioni secolari e di sinistra, quando gli chiedo se le elezioni sono libere ed eque, scoppia a ridere. Non voterà.

Per lui il sostegno a Sisi non è altro che frutto del disprezzo per la Fratellanza e appoggio dei media. Prima prendeva parte alle proteste, ma ha smesso da diverso tempo. "Qui la gente ha paura di opporsi a Sisi," dice.

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