problema latte covid 19
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Cibo

Il mercato del latte e dei freschi sta rischiando di esplodere a causa del coronavirus

Vi chiederete come mai, visto che tutti vanno a fare la spesa e mangiano comunque tanto, anche se a casa.
Andrea Strafile
Rome, IT

"ll problema è che le linee produttive si trovano spesso nelle aree più colpite dal coronavirus e sono quindi in buona parte ferme.”

Immaginate la quantità di pizzerie chiuse da settimane a causa del coronavirus: niente pizzerie uguale poca richiesta di mozzarella. E quella che usate per fare le pizze che postate su Instagram non basta a riaprire linee produttive fatte di operai che, giustamente, hanno paura di andare al lavoro. “Le pizzerie occupavano il 40% del nostro business,” mi ha detto Benito La Vecchia, del caseificio Il Casolare di Alvignano. “Ci sono dei costi molto alti per un caseificio e se togli il passaggio di clienti, e i locali, ti conviene chiudere per un po’.” In mezzo alla telefonata, Benito mi dice anche come molti caseifici piccoli non siano considerati delle industrie, ma artigianato, e il Governo nei suoi innumerevoli decreti non ha fatto menzione della categoria. Quindi niente aiuti.

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I dati parlano di una sovrapproduzione del 10% dovuta al periodo florido della mungitura e alla chiusura di molti ristoranti e pizzerie. Che si traduce in 7,5 tonnellate di latte in eccesso.

La domanda dei supermercati per latte e formaggi, dall'altra parte, non sembra calare, e questo è il momento in cui gli allevatori hanno una sovrapproduzione, ma i caseifici e le industrie se la passano male tra personale dimezzato, nuove norme che rallentano la produzione e un intero settore - la ristorazione - quasi totalmente chiuso.

Insomma, l’economia del latte sta rischiando di incepparsi in modo spettacolare: latte in eccesso da smaltire, prezzi potenzialmente in calo vertiginoso, mancanza di aiuti da parte del governo e vacche che rischiano di ammalarsi in caso di una produzione ribassata.

I dati parlano di una sovrapproduzione del 10% dovuta in parte al periodo florido della mungitura e in parte alla chiusura di molti ristoranti e pizzerie. Che si traduce in 7,5 tonnellate di latte in eccesso. Come se non bastasse, da alcuni giorni sono insorte polemiche riguardo alle importazioni troppo alte di latte estero: Coldiretti ha attaccato senza mezzi termini le aziende che comprano latte estero a due spicci e “cercano di tagliare i compensi con la scusa della sovrapproduzione.”

Il paradosso è qui: le famiglie italiane non vogliono saperne di diminuire la voglia di latte e formaggi, ma il latte rischia di essere buttato.

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E non è l'unico problema. Ad oggi, le passeggiate che vi portano al supermercato vi fanno tornare non solo con più cibo in scatola rispetto ai freschi, ma anche con banane incellophanate. Sì, abbiamo paura che la verdura e la frutta del banco ci trasmetta il virus e preferiamo prenderne i cugini bardati di plastica. E così il settore della pesca se la sta passando male, a volte malissimo. Le cose vanno bene solo nel marchigiano, dove la pesca di vongole è abbondante, ma nel resto d’Italia si registrano cali importanti del mercato ittico con punte ridicolmente alte nelle isole, dove manca la richiesta e in alcuni casi, come la Sicilia, molti mercati ittici sono chiusi perché, se non riescono a passare gli standard minimi di igiene richiesti, si parla di un 90% in meno del mercato.

"Fai conto che il latte italiano è pari al 58%, il resto viene dall’estero. In casi normali il latte in eccesso si assorbe. Ora i magazzini cominciano a essere pieni."

Ad aprirmi diversi interrogativi sull'argomento l’e-mail di una produttrice di latte arrivata alla redazione, dove si spiegava come la sua posizione somigliasse a quella di una segretaria incatenata alla sedia e costretta a lavorare anche se tutto è fermo. “In questo momento per noi è un’incognita quello che succederà con i prezzi del latte dal mese prossimo”, mi dicono Arianna Bandi e suo padre Marco, che hanno un’omonima azienda di latte vaccino nel pavese. “Alcune aziende e associazioni ci hanno esplicitamente chiesto di abbassare la produzione, ma questo è il periodo dell’anno in cui le vacche producono di più e rallentare vuol dire creare uno scompenso alle bestie, che ci mettono otto mesi a riprendersi.” Di mandarle al macello non se ne parla, visto che nel caso delle mucche da latte si macella quando sono vecchie; le vacche vecchie sono destinate al mercato degli hamburger e, anche in questo caso, una buona parte di questo mercato è chiusa. McDonald’s ha chiuso, per farvi capire.

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“Ci sono tre fattori,” continuano Arianna e Marco. “Di questi, due sono strutturali. Il primo è che questo è il momento in cui si produce di più, in cui ci mettiamo da parte qualche soldo; il secondo è che in questo momento la richiesta è di formaggi a pasta filata e freschi; il terzo, il vero problema, è che le linee produttive di chi fa latte fresco, UHT e formaggi, si trovano spesso nelle aree più colpite dal Coronavirus e sono in buona parte ferme.”

La traduzione è: non sappiamo quanto e se crollerà il prezzo del latte sul mercato, che attualmente gira intorno ai 35 centesimi al litro e potrebbe arrivare a 20 centesimi. Ve lo ricordate il dramma della scorsa estate dei pastori sardi? Ecco, uno scenario simile, ma su scala nazionale.

Anche la pesca se la passa male: in Sicilia c'è un calo di vendite del 90% in alcune zone.

Se da un lato ci sono aziende casearie molto grandi, che stipulano contratti con gli allevatori direttamente fissando un prezzo (ma anche qui è da vedere se i contratti verranno modificati), dall’altro i caseifici medio-piccoli vengono riforniti da cooperative, che si basano invece sull’andamento del mercato. Pierluigi Maccazzolla, presidente della cooperativa San Rocco di Magenta, ha cercato di farmi capire cosa sta succedendo: “Fai conto che il latte italiano è pari al 58%, il resto viene dall’estero. In casi normali il latte in eccesso si assorbe. Ora i magazzini cominciano a essere pieni e si stanno raggiungendo picchi minimi di vendita con qualcuno che vende a 22-24 centesimi.”

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Al discorso di Arianna, associo anche quello che arriva dalla Murgia, da Claudia Palazzo di Caseificio Palazzo che si appella alla gdo e alle famiglie per sostenere il consumo di formaggi freschi e aiutare il comparto lattiero caseario locale. La campagna del caseificio di Putignano è semplice: si esorta il consumatore a comprare i freschi, quelli in difficoltà. SI legge in un comunicato stampa: "La filiera dei formaggi freschi sta affrontando un momento molto delicato. Ogni gesto può fare la differenza: mettere nel proprio carrello una burrata o una mozzarella significa aiutare l’agricoltura della nostra terra, e con essa le sue tradizioni e la sua gente.”

Il signor Auricchio mi spiega anche che l’export di latte e formaggi italiani è diminuito. Questo perché pensano che la merce che viene dall’Italia abbia il virus, o qualcosa del genere.

C’è chi si sta accorgendo del problema anche a livelli di grandi catene di supermercati, come la Coop, che ha fissato il prezzo per 18.000 prodotti, facendo esplicito riferimento al mercato del latte, che sarà comprato al prezzo pattuito con gli allevatori in precedenza. Secondo Antonio Auricchio “è necessario darci una mano. Ho telefonato ai nostri allevatori prima di mandargli una lettera chiedendo di ridurre la produzione,” mi dice al telefono. “Personalmente lavoro solo latte italiano e al momento negli stabilimenti ho il 40% di personale in meno, che ha giustamente paura, nonostante le misure di sicurezza.” Il signor Auricchio mi spiega anche che l’export di latte e formaggi italiani è diminuito. Questo perché pensano che la merce che viene dall’Italia abbia il virus, o qualcosa del genere.

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La bolla del latte e formaggi freschi è lì per esplodere, insomma. Ora non ci resta che aspettare per vedere se ci saranno misure per contenere una potenziale bomba fatta di beni di prima necessità come il latte e informarsi leggendo le etichette. A questo si aggiunge la giusta preoccupazione, come detto prima, di settori freschi come la pesca, e fra un po' della frutta e verdura, a causa della mancanza di manodopera legale e non (ricordiamo l'annoso problema del caporalato.)

Cosa si sta facendo per il latte? La Lombardia ha già chiesto alle aziende e alle GDO di usare solo latte locale e noi, nel nostro piccolo, possiamo informarci sulle filiere di latte e formaggi corte che ci consegnano a casa. Così possiamo aiutare i produttori pagandoli le cifre giuste per avere un prodotto sulla soglia di casa migliore di quello che trovate al supermercato.

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