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Italia

Pino Maniaci, storico direttore della tv antimafia Telejato, è indagato per estorsione

Al giornalista è stato notificato il divieto di dimora nelle province di Trapani e Palermo: ci sono anche dei dubbi sulle intimidazioni ricevute negli anni scorsi.

Stando a quanto riportato da diversi media, il giornalista Pino Maniaci, direttore di Telejato, sarebbe indagato dalla procura di Palermo con l'accusa di estorsione. I carabinieri di Partinico (Palermo) gli avrebbero inoltre notificato un provvedimento di divieto di dimora nelle province di Trapani e Palermo.

Telejato, storica emittente siciliana, era attiva da molti anni nella lotta alla mafia: proprio grazie a questa attività, lo stesso Maniaci aveva raggiunto una discreta fama mediatica, che gli era valsa il sostegno da parte di personaggi di rilievo nazionale.

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Proprio in ragione della posizione conquistata come direttore di frontiera impegnato nella lotta per la legalità, il giornalista - stando alle accuse - avrebbe richiesto e ricevuto denaro e favori dal sindaco di Partinico, Salvatore Lo Biundo, e dal sindaco di Borgetto, Gioacchino De Luca, con metodi assimilabili a quelli dell'estorsione.

"Grazie alle intercettazioni corroborate dalle dichiarazioni delle vittime," scrive infatti il giudice per le indagini preliminari, "Maniaci, forte del potere mediatico ottenuto ed esercitato nel circondario jatino, ha cominciato a sfruttarlo per vessare vari amministratori locali."

Amministratori che, continua il gip, "intimoriti dalle notizie lesive della loro immagine e reputazione (…) vengono costretti a versare anche periodicamente somme di denaro per evitare o prevenire la divulgazione di servizi televisivi lesivi del loro operato e della loro onorabilità."

Mentre però il gip ha ritenuto non fondati i gravi indizi di colpevolezza per i fatti riferibili al sindaco Polizzi, sarebbero al contrario "ben fondati" quelli relativi alla presunta estorsione ai danni del sindaco di Borgetto, De Luca.

A certificarne il quadro, insieme alle testimonianze degli amministratori locali, ci sarebbero infatti anche delle intercettazioni riprese dalle telecamere degli investigatori, nelle quali si vede il giornalista richiedere denaro e costringere il sindaco a estrarre la somma pattuita dalla tasca.

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Maniaci, dopo aver proferito le parole "benedetta la liquidità…sborsate," avrebbe detto al sindaco di Borgetto che era pronto uno "scoop sensazionale" contro la sua amministrazione, riporta Repubblica. Tanto esplosivo da portare allo scioglimento quasi sicuro del suo consiglio comunale. "Uno scoop mai andato in onda. Forse era solo un bluff," continua il giornalista della testata romana.

Stando a quanto raccolto dagli inquirenti, grazie a questi metodi intimidatori, Maniaci avrebbe anche ottenuto un contratto di solidarietà dal Comune per la sua amante.

"Per quella cosa ho parlato, già a posto, stai tranquilla, si fa come dico io e basta," avrebbe detto al telefono alla donna. "Loro devono fare quello che dico io, se no se ne vanno a casa."

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È sempre grazie all'inchiesta che ha portato ai provvedimenti di oggi, tuttavia, che si sono accesi i riflettori anche sulla vita pubblica di Maniaci.

Da anni considerato paladino dell'antimafia, negli scorsi mesi l'uomo avrebbe subito delle intimidazioni da parte del marito della sua amante, spacciandole poi come minacce di Cosa Nostra.

Nel dicembre del 2014, infatti, Maniaci ha trovato i suoi due cani impiccati in giardino: nei giorni a seguire sono state numerose le testimonianze di affetto e gli attestati di stima ricevuti.

Secondo quanto accertato dalle indagini, tuttavia, l'uomo sarebbe stato al corrente dell'identità dell'autore e della natura del tutto personale dell'azione intimidatoria, tanto da dire che si sarebbe vendicato approfittando della solidarietà nazionale che si stava concentrando attorno di lui.

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"Adesso sono tutti in fibrillazione," avrebbe detto. "Ora mi devono dare la scorta, ce la giochiamo con la mafia."

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L'indagine su Maniaci fa parte di un'operazione antimafia più vasta, iniziata nel 2012 e che ha portato all'arresto di dieci persone legate alla famiglia mafiosa di Borgetto. Maniaci è rimasto coinvolto nell'indagine nel 2014 in modo casuale, mentre erano in corso accertamenti sulle amministrazioni locali.


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