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Come capire i condannati a morte attraverso il loro ultimo pasto

Uno studio della Cornell University mostra che le persone che si dichiarano innocenti hanno una probabilità tre volte maggiore di rifiutare l'ultimo pasto rispetto a quelle che hanno ammesso la loro colpa.

Foto di Henry Hargreaves

Cosa può dirci l'ultimo pasto dei condannati a morte sul loro conto? Molto, in certi casi.

Prendiamo, per esempio, il caso di Ricky Ray Rector. Nel 1981 è stato condannato in Arkansas per l'omicidio di un agente di polizia. In seguito, Rector si è sparato in testa procurandosi un grave danno cerebrale. Quando venne il momento della sua esecuzione, nel 1992, Rector disse che si sarebbe tenuto una fetta di torta “per dopo.” Gli studiosi di diritto e i rappresentanti della Casa Bianca (Bill Clinton per primo) hanno dibattuto per decidere se Rector fosse in grado di capire cosa stava per accadergli. Stava solo scherzando, oppure non si rendeva davvero conto di stare per morire?

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In effetti, l'ultima cena può dirci molto sui condannati a morte, soprattutto se si considerano innocenti o meno. Uno nuovo studio condotto dai ricercatori della Cornell University mostra che le persone che si dichiarano innocenti hanno una probabilità tre volte maggiore di rifiutare l'ultimo pasto rispetto a quelle che hanno ammesso la loro colpa. Questi ultimi, inoltre, richiedono pasti tre volte più calorici rispetto a chi si proclama innocente.

Kevin Kniffin, a capo del gruppo di ricerca, spiega sulla rivista Laws che ciò potrebbe dipendere dal fatto che chi ha già ammesso la colpa accetta con più “facilità” il proprio destino.

“Sembra che chi deve affrontare una condanna a morte per la quale non si sente colpevole abbia meno appetito rispetto al resto delle persone coinvolte nello studio, le quali, dopo aver accettato la condanna, si sentono più a loro agio," sostiene Kniffin. Commentando le parole di un detenuto che diceva di aver “fatto pace” con la sentenza di morte, Kniffin ha dichiarato che “l'accettazione della sua colpa e della possibilità di venire giustiziato gli avevano permesso di godersi l'ultimo pasto.”

Kniffin e colleghi hanno preso in esame 247 esecuzioni avvenute negli Stati Uniti tra il 2002 e il 2006, e hanno scoperto che più del 90 percento dei detenuti che avevano confessato il delitto (a quanto emergeva dalle loro ultime parole) richiedevano un ultimo pasto. Circa il 70 percento di quelli che si dichiaravano innocenti aveva un certo appetito prima dell'esecuzione, e tra chi taceva sulle proprie responsabilità, quasi l'85 percento voleva mangiare prima dell'esecuzione.

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Certo, la maggioranza di chi si dichiara innocente vuole comunque godersi un'ultima cena.

Nella maggior parte di questi casi, non abbiamo modo di sapere se i condannati fossero davvero innocenti—anche se spesso le prove contro di loro erano schiaccianti. Kniffin non dice apertamente che la richiesta dell'ultimo pasto possa diventare un fattore nelle decisioni legali, ma ci va vicino. Sostiene infatti che “conoscere le ultime parole di un condannato a morte e considerare se desidera o meno un ultimo pasto può essere importante per analizzare a posteriori i casi che hanno portato alle esecuzioni.” Lo scienziato aggiunge anche che “l'intersezione tra cibo e valutazioni legali merita [in certi casi] un maggiore contributo da ricerche multidisciplinari sul consumo alimentare.”

C'è chi ha già trattato l'argomento. Il documentario del 2005 Last Supper suggeriva che “c'è una relazione tra il rifiuto dell'ultimo pasto e il fatto che la colpevolezza del condannato sia stata in seguito riconsiderata.”

In alcuni stati, queste informazioni non sono disponibili. A seguito della richiesta di Lawrence Russel Brewer (forse vi ricorderete di lui perché aveva trascinato per chilometri un uomo di colore dietro al suo camion) di una quantità enorme di cibo, che poi non aveva neanche toccato, il Texas ha cambiato la sua politica in materia. Ora non concede più l'ultimo pasto ai detenuti nel braccio della morte. “Riceveranno lo stesso pasto degli altri prigionieri,” ha dichiarato nel 2011 Brad Livingston, direttore esecutivo del dipartimento di giustizia texano. A proposito, in Texas hanno appena giustiziato un cittadino straniero—contro la volontà di tutti, a parte la loro.

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Chi si dichiara innocente fino alla fine a volte sembra disporre di un'arma in più da usare contro la prigione dove avverrà l'esecuzione. Nel 2005, Elias Syriani è stato giustiziato nella Carolina del Nord per l'omicidio della moglie. Prima dell'esecuzione ha dichiarato: “Non voglio nessun pasto servito in questo posto.” Kniffin fa notare che “nella misura in cui l'accettazione dell'ultimo pasto implica una sorta di consenso alla condanna, è logico pensare che chi nega la colpa rifiuterà anche l'invito a consumare la sua ultima cena.”

Per alcuni, è l'ultima occasione per mandare a fanculo il sistema.

Post via Motherboard.

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