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Chi vuole provare il tatuaggio elettronico di Google?

Google sta brevettando qualcosa che assomiglia paurosamente ai chip sottopelle di tutti quei romanzi sci-fi che avete letto al liceo: è un tatuaggio adesivo da mettere sul collo che ci permetterebbe di fare un sacco di cose.

Il tatuaggio sul collo nei piani della Motorola. (Gli occhiali sono facoltativi ma consigliati dall'autore)

Dopo le prove col comando a gesti, Google è al centro di un nuovo polverone mediatico per l'invenzione di un tatuaggio trasferibile in versione elettronica, attraverso il quale ci si potrebbe collegare a un dispositivo mobile con una rete tipo Bluebooth o NFC. Nonostante la gente creda che il team di Google sia in grado di costruire qualsiasi cosa, stavolta l’e-tatuaggio è stato accolto con un insolito scetticismo. Gli e-tatuaggi stanno arrivando, insieme ad altri dispositivi impiantabili: perché una delle più grandi aziende tecnologiche al mondo non dovrebbe essere la prima a produrli?

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Il brevetto è della Motorola (che ora è una società di Google) e mira ad eliminare il rumore di fondo quando un utente parla al telefono o con un altro dispositivo. Il tatuaggio "adesivo" dovrebbe essere applicato al collo, e trasmetterebbe tutti i “suoni provenienti dalla gola” al dispositivo collegato. Non solo potrebbe eliminare il rumore di fondo, ma potrebbe anche rendere inutili gli sforzi dei simpaticoni che si avvicinano urlando “Italia Uno!” al tuo telefono. Dal brevetto pare anche che si potrebbe incorporare direttamente il display —perché no?—usando gli apparecchi che rilevano la risposta galvanica della pelle.

Attaccarsi un pezzo di circuito al collo sembra un modo un po’ ottuso di aumentare la chiarezza della telefonata, ma l'idea è davvero così frivola? Alcune persone che hanno preso in analisi il concetto pensano di sì.

Su TechCrunch, Chris Velazco scrive che “prima di entrare nel panico all'idea di un tatuatore che ci puntelli il collo per impiantarci dei componenti elettronici, bisogna specificare che la Motorola è nota per avere una strana interpretazione del termine ‘tatuaggio.’” Alexis Madrigal l'ha definito “il brevetto più raccapricciante che Google abbia mai realizzato”. E infine Steve Dent con un moto d'indignazione su Endgadget : “Ok, come iniziare a parlare di questa roba?”.

Siamo tutti ad uno strano punto del nostro rapporto con la tecnologia: molti di noi fanno così tanto affidamento sui vari dispositivi che senza non sarebbero più gli stessi, anche se fanno fatica ad ammettere una tale tecno-dipendenza. L’integrazione tra l’uomo e la macchina è il cardine del futurismo, e come Kevin Warwick ha già affermato, lo stretto legame della nostra vita quotidiana con la tecnologia significa che a quel punto ci siamo già arrivati.

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Magari Google ci starà sbriciolando la memoria, ma l'enorme quantità di informazioni che internet ci mette a disposizione è una comodità troppo grande alla quale rinunciano veramente in pochi. Ogni volta che gli esseri umani trovano un metodo per ottenere informazioni e strumenti utili cominciano ad usarlo in massa. È successo con la diffusione di Internet in tutto il mondo, con la banda larga, e anche con gli smartphone.

Pensando proprio agli smartphone, saremmo forse disposti a tornare a un vecchio Nokia 3310? Oppure a un cercapersone? Siate onesti con voi stessi: probabilmente no. A parte Candy Crush (o qualunque altro gioco recente), è uno strumento troppo importante per rinunciarci. Ammettiamolo: il telefono è parte di noi adesso. Se tatuarselo sul collo avesse dei grossi vantaggi (tipo eliminare gli errori di digitazione e la batteria scarica, magari) perché no?

Nel lontano 2009, Motherboard ha fatto una bella e lunga chiacchierata con Ray Kurzweil sul nostro futuro tecnologico. 

Gente come Ray Kurzweil crede che via via che la tecnologia diventa sempre più piccola e presente nelle nostre vite, alla fine arriverà fin dentro i nostri corpi. E indovinate un po’? Ora è il direttore del reparto ingegneria di Google. L’idea di fare un upgrade fisico di stessi, uno dei più vecchi topos della letteratura sci-fi, è più interessante e legittima che mai, eppure l’idea di un tatuaggio elettronico rimane sempre rivoltante. Perché?

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Per prendere le cose in modo più estremo potremmo anche scavare ancora di più nel mondo fantascientifico. Tra upgrade, cyberware, wetware e quant’altro si possa trovare in migliaia di romanzi, una cosa in particolare assomiglia secondo me al vero e-tatuaggio. È una tecnologia importante che si trova nella Commonwealth Saga di Peter F. Hamilton, ovvero l’OCT Tattoo (Organic Circuitry Tattoo), che è proprio quello che sembra: chip che possono essere tatuati sulla pelle per collegare l'utente a qualunque aggeggio-protesi possa permettersi.

Naturalmente, c’è una differenza di classe sociale: il personaggio più ricco e potente della saga è talmente coperto di tatuaggi metallici d’oro che in pratica sembra C-3PO, e ovviamente ha un’intelligenza superiore a chiunque altro. Ma per la gente normale, i tatuaggi restano un segno di ricchezza, di status e—soprattutto—di abilità.

Ovviamente stiamo parlando solo di fantascienza, ma ha sempre più similitudini con la vita reale. Pensate alla prima persona che avete conosciuto con un iPhone. Improvvisamente era diventata la persona di riferimento per la risposta a qualsiasi domanda e per vedere i video su youtube. L’intera strategia di marketing dell’iPhone è simile a quella dell’OCTattoo: è una cosa raffinata, di lusso, e che ti permette di avere una potenza e una quantità di informazioni inimmaginabile direttamente a portata di mano.

Ora che abbiamo passato la prima fase entusiastica, il pensiero che si possa fare ancora di più con uno smartphone è qualcosa che eccita anche le persone più riluttanti. La nostra relazione con la tecnologia si alimenta da sola: se un sacco di gente comincia ad usare un determinato tipo di tecnologia che gli rende la vita più semplice, tutti gli altri possono solo scegliere se saltare a bordo o rimanere indietro.

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Ma per quanto i telefoni facciano parte della nostra vita, non sono affidabili. Muoiono, si rompono, li perdiamo. E quando non ci sono più, perdiamo anche tutte quelle cose da cui dipendevamo. È triste ammetterlo, ma è una sensazione nauseante. Ho appena trascorso una settimana a Londra con un vecchio telefono che non funzionava dall’estero; mi sentivo come se mi mancasse una mano, e continuavo a controllarlo incessantemente nonostante sapevo fosse inutile.

Ora abbiamo Google Glass, che al momento è il tentativo migliore di integrarci ancora più strettamente con la tecnologia. Non è perfetto, certo, ma pensate al perché Glass è decollato: come per gli smpartphone, quelli che hanno comprato Glass lo hanno fatto per avere un'interfaccia ancora più impercettibile con la tecnologia—e poi è esclusivo, costoso e alcuni pensano sia anche di buon gusto.

Come per gli smartphone, c'è gente che pensa siano inutili (anche io, lo ammetto), ma anche se i Google Glass e i suoi eventuali concorrenti non potranno mai rimpiazzare gli smartphone, sono l'ennesima testimonianza di come l’umanità cerchi sempre di abbattere le barriere con la tecnologia. E appena la fase successiva di integrazione sarà di dominio pubblico, il bisogno di stare al passo coi tempi spingerà un sacco di gente ad adattarsi.

Che cosa accadrà quando non ci saranno più barriere? Avremmo tutti i tatuaggi elettronici, impianti o quant'altro i giganti della tecnologia tireranno fuori.  L’interesse è già lì. Basta guardare a Google Trends: dal 2007 i tatuaggi elettronici sono un termine di ricerca sempre più diffuso. Biohackers diy come Tim Cannon stanno superando nuovi limiti semplicemente conficcandosi componenti elettronici nel braccio, una mossa che di certo rimane controversa. Ma i progressi sono stati fatti nella anche medicina mondiale, e sono stati sostenuti da persone come Dmitry Itskov, che è riuscito a galvanizzare gran parte del movimento transumanista.

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E ora abbiamo Motorola/Google che provano a fare una loro versione di questi "tatuaggi". Che il brevetto in questione vada o meno a buon fine, gli esseri umani finiranno comunque per integrarsi sempre più intimamente con la tecnologia, almeno nel momento in cui diventerà troppo conveniente per non farlo. Da un punto di vista filosofico è quello che abbiamo già fatto: a questo punto sono la filosofia e l'etica che stanno creando barriere, non la capacità tecnologica.

Allora perché ridere del tatuaggio della Motorola? Il suo uso potenziale al momento è abbastanza ridicolo, e in effetti non abbiamo nessun bisogno di attaccarci roba al collo per ridurre i rumori di sottofondo durante una telefonata.

Ma la ragione principale per la quale siamo pronti a schifarci di fronte a questo prototipo è che non serve praticamente a niente; se Google, Apple, Samsung o chiunque altro proponesse una tatuaggio elettronico che offrisse grossi vantaggi (fosse anche solo la possibilità di avere un telefono che non si scarica mai), molti di noi probabilmente si attaccherebbero quell'affare al collo senza battere ciglio.

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