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Cosa succederebbe davvero se Virginia Raggi diventasse il sindaco di Roma?

Per mesi tutti hanno scherzato su Virginia Raggi—a quanto pare, però, nessuno ha un'idea chiara del suo programma. Ora che la prospettiva di una giunta a Cinque Stelle è sempre più concreta, l'abbiamo analizzato per capire cosa aspettarci.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

Lo scorso febbraio, quando le amministrative a Roma erano ancora relativemente lontane, più o meno tutti avevano liquidato il "complotto per far vincere il MoVimento 5 Stelle" denunciato dalla senatrice Paola Taverna come una delle solite stranezze grilline.

Ma al di là dei termini usati, la cittadina-portavoce aveva espresso pubblicamente un convincimento sotterraneo abbastanza radicato: ossia che i partiti—tra cui quelli responsabili di due giunte disastrose come quelle di Gianni Alemanno e Ignazio Marino, e di molte altre nefandezze (su tutte Mafia Capitale)—stavano facendo di tutto pur di non governare una città politicamente allo sbando.

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Per questo motivo, la vittoria del M5S e della candidata sindaco Virginia Raggi al primo turno (con il 35,6 per cento) non è nemmeno così tanto sorprendente. Certo, fino a qualche anno fa sarebbe stata assolutamente impensabile; ma con tutto quello che è successo nel frattempo, un'affermazione elettorale del genere è la logica conclusione di alcuni processi politici e sociali che in città erano avviati da molto tempo—e che solo Fabrizio Rondolino o qualche altro apostolo renziano non hanno minimamente colto.

vi do una buona notizia: — Fabrizio Rondolino (@frondolino)April 13, 2016

Negli ultimi giorni, ad esempio, sta girando parecchio—e per "parecchio" intendo che è finita persino in un Buongiorno di Gramellini—la mappa del voto ripartito per municipi: a parte il centro storico e i Parioli (le zone ricche per eccellenza) che sono andati al PD, i Cinque Stelle hanno avuto la maggioranza relativa in tutto il resto della città, con punte del 44 percento a Ostia e oltre il 40 a Tor Bella Monaca.

Un trend del genere, però, era evidente già nelle scorse amministrative. Secondo un'analisi del flussi elettorali pubblicata prima del 5 giugno, "il voto per alcuni partiti è proporzionale alla distanza dal Campidoglio," e il messaggio del M5S "fa maggiore presa nei quartieri più esterni e si indebolisce man mano che ci si avvicina al centro."

La mappa del voto di Roma è impressionante.— nonleggerlo (@nonleggerlo)June 7, 2016

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Oltre alle suddette mappe, però, stanno continuando a girare moltissimo anche le parodie dell'avvocatessa Virginia Raggi—sia quelle della pagina Virginia Raggi in "Gli Occhi del Cuore," che quella dell'edicola di Fiorello. E per quanto si possa prendere per il culo, denunciare l'incompetenza e la capacità comunicativa della candidata grillina—degna, a tratti, di una telenovela sudamericana—penso che sia arrivato il momento di provare a immaginare come potrebbere essere la Capitale amministrata dai Cinque Stelle, visto che la prospettiva non è più così remota.

Per farlo, mi sono andato a leggere il programma (articolato in 11 punti) e ho recuperato varie interviste che la Raggi ha rilasciato a giornali e televisioni. E qui ci sono almeno due premesse da fare: la prima è che chi l'ha votata molto probabilmente se ne frega delle promesse del M5S—l'importante era trovarsi davanti a qualcuno di nuovo, o che rappresentasse un'alternativa meno imbarazzante.

La seconda è che, per tutta la campagna, la candidata grillina ha fatto di tutto per non spaventare l'elettorato, ponendosi sempre e comunque come la portatrice di un rinnovamento moderato e di buon senso. Questo intento è ben presente nei vari slogan di Raggi, che ripete frasi sostanzialmente neutre come "la nostra visione per Roma è quella di una città più vivibile," oppure "quando l'acqua inizia a bollire, è da sciocchi spegnere il fuoco."

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Tutto ciò non vuol dire che Raggi non abbia portato avanti proposte bizzarre o "eccentriche"—così come l'hanno fatto alcuni candidati al consiglio comunale—che naturalmente hanno avuto una notevole risonanza sui media tradizionali e sui social network. Tra queste spiccano sicuramente l'idea di promuovere l'uso di una "moneta complementare" sul modello del Sardex usato in Sardegna; quella di costruire una funivia per decongestionare il traffico (un progetto, infattibile, che la giunta Veltroni aveva vagliato e accantonato); quella di incentivare l'uso di pannolini lavabili per ridurre l'inquinamento; e quella di mettere nei mercati rionali "banchi che eroghino servizi," per risollevare l'economia cittadina e aumentare la "socializzazione."

Chiaramente si tratta di proposte più che altro "identitarie," che cioè servono a fomentare gli elettori già convinti. Molto più indicative, almeno a mio avviso, sono le proposte "ordinarie," tutte incentrate su un paio di priorità: il traffico e la mobilità, il decoro urbano, la trasparenza degli atti amministrativi, i rifiuti, l'opposizione alla candidatura alle Olimpiadi del 2024, il blocco del consumo del suolo a Roma e la rinegoziazione del debito.

Su questi punti, le promesse dei Cinque Stelle sono state tutte piuttosto vaghe e focalizzate sul breve periodo—ma sempre al punto tale da creare un minimo orizzonte d'attesa. Per questo, ho deciso di analizzare brevemente quelle più significative.

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L'"AUDIT" SUL DEBITO DI ROMA

Forse non tutti lo sanno, ma il comune di Roma ha un enorme buco di 13 miliardi di euro—una cifra che è in grado di azzoppare qualsiasi amministrazione. I Cinque Stelle vogliono perciò avviare un "audit," cioè una valutazione, sul debito per poi arrivare a una rinegoziazione con le banche. Il che non sarebbe nemmeno un'idea malvagia, se non si riducesse—per ora, almeno—a mere suggestioni.

TRAFFICO, BIGLIETTI E MOBILITÀ

Sin dall'inizio della sua campagna Raggi ha puntato molto sulla mobilità, che indubbiamente è uno dei problemi principali—se non il problema principale—di Roma. Anche su questo versante, le proposte sono piuttosto semplici e di facile presa. Ieri sera a Ballarò, ad esempio, Raggi ha detto che la prima cosa che farebbe una volta al Campidoglio sarebbe la creazione di "corsie preferenziali al contrario, così le macchine normali non ci si infilano."

Altri tasti su cui la candidata ha battuto molto sono la "vidimazione del biglietto in uscita" in metropolitana (misura già prevista sulla linea B1), l'entrata anteriore negli autobus con controllo dei biglietti e la riorganizzazione di ATAC, un'azienda funestata dalla Parentopoli di Alemanno e da una gestione a dir poco disastrosa.

SICUREZZA E LEGALITÀ

Anche sulla sicurezza—uno dei temi più sentiti in città—Raggi si è limitata più che altro a fornire suggestioni (ripetendo la parola "legalità" fino allo sfinimento), che soluzioni concrete. Nel programma si legge che i Cinque Stelle vogliono "una capitale al riparo dalla microcriminalità" (chi non la vorrebbe, del resto?) e per fare ciò si punta a un "Corpo di Polizia Locale riorganizzato e sicurezza stradale incentivata."

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Raggi ha anche affrontato più volte la questione dei campi rom. In un'intervista di qualche mese fa, la candidata grillina ha spiegato che "i rom devono integrarsi all'interno della nostra città, rispettando le leggi che tutti noi rispettiamo. Semplificando si può dire 'Annate a lavorà'? Sì'."

Per favorire l'integrazione, il M5S propone dunque il "superamento dei campi rom, come richiede l'Europa," senza però spiegare in dettaglio in cosa dovrebbe consistere questo "superamento."

IL RAPPORTO TRA CENTRO E PERIFERIE

Nel programma si dà anche spazio al rapporto (o meglio: la distanza abissale) tra il centro e le periferie—uno dei nodi cruciali della Roma contemporanea e un aspetto che, come abbiamo visto all'inizio dell'articolo, costituisce una delle chiavi del successo del M5S.

L'intenzione dei Cinque Stelle è quella di bloccare lo sprawl urbano e di mettere in campo "un nuovo Piano che permetta a Roma di avere una rete diffusa di servizi e agli abitanti dia la possibilità di sentirsi al 'centro' in ogni parte del territorio urbano."

Ad occuparsi di questo "Piano", almeno se le indiscrezioni delle ultime ore si dovessero rivelare fondate, dovrebbe essere Paolo Berdini, un rinomato urbanista che ha scritto estensivamente di Roma e ha sempre duramente attaccato la concezione della città emersa dalle giunte Rutelli e Veltroni. Comunque la si pensi, un nome del genere—in un assessorato importante come quello dell'urbanistica—è certo interessante.

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CHI GUIDERÀ DAVVERO UNA GIUNTA A CINQUE STELLE A ROMA?

Per finire, nel programma non c'è un punto fondamentale, ma che per forza di cose è stato ampiamente dibattuto: con chi si interfacceranno nel MoVimento Virginia Raggi e la sua eventuale giunta? O meglio: partiranno degli "ordini" dalla Casaleggio Associati, oppure ci sarà una certa autonomia?

In un'intervista a L'Espresso, la candidata era stata a dir poco ondivaga sul punto. Oltre ad aver detto che si dimetterebbe senza pensarci su due volte nel caso in cui Beppe Grillo glielo chiedesse, Raggi ha spiegato che sarà coadiuvata nelle decisioni da "uno staff tecnico legale coordinato dai garanti"—una formula piuttosto oscura.

Successivamente, a metà maggio, il blog di Grillo ha annunciato la nomina di una specie di "mini-direttorio" (o "staff stellare") che dovrebbe affiancare Raggi, composto da quattro persone: la deputata Roberta Lombardi, la senatrice Paola Taverna, l'europarlamentare Fabio Massimo Castaldo e il consigliere regionale Gianluca Perilli.

Secondo alcuni retroscena, però, l'operazione non sarebbe stata altro che "un escamotage" per "recuperare i rapporti" all'interno del M5S romano, e "dare all'esterno sia un'idea di compattezza sia il sapore di una task force nei casi di emergenza." Comunque, è evidente che gli spazi di manovra di una giunta romana a Cinque Stelle saranno da testare sul campo.

Ad ogni modo, per tornare sul programma e su come potrebbe essere una città amministrata da Virginia Raggi, penso che sia chiaro che non ci troviamo di fronte a nulla di così rivoluzionario come vuole far intendere la propaganda grillina.

Non che ci si debba stupire: l'azione amministrativa dei Cinque Stelle—almeno nei comuni più importanti che ha conquistato finora—è sempre stata improntata a una gestione tutto sommato prudente. E infatti, da una giunta pentastellata nella Capitale non mi aspetto chissà cosa; sarà più che altro una lotta quotidiana per sopravvivere, o quantomeno rimanere a galla nel mare delle contraddizioni di Roma.

Ovviamente, non stiamo parlando di una città come tutte le altre; oltre a essere in una condizione di dissesto, possiede una macchina amministrativa complicatissima e incrostata da decenni di ruberie e malgoverno. Il M5S da un lato è perfettamente consapevole di questo, ma dall'altro si ritiene in grado di dominarla—una circostanza che sarà tutta da verificare.

Per ora, dunque, Raggi e la sua eventuale giunta hanno un unico vantaggio in caso di vittoria definitiva: quello che fare peggio dei predecessori sarà molto, molto difficile.

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