Scontri per le strade di Altamira, Caracas. Immagine: Wikimedia
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La risposta è stata immediata, sia da parte degli utenti che degli sviluppatori. Moore ha avviato il contrattacco il giorno stesso insieme a Gavrilov, studiando una nuova versione dell'app in grado di aggirare il blocco attribuito a CANTV. Il giorno dopo, l'aggiornamento è stato diffuso attraverso un nuovo tweet: “Agli utenti Android che non possono accedere all’app. Provate questa versione e riportate i risultati.”If you are in Venezuela and familiar with network diagnostics tools, please respond, we need your help to understand the block applied.
— Zello Inc (@Zello) 21 Febbraio 2014
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Moore ha ribattuto subito, ricordando agli utenti che le conversazioni su Zello si possono impostare sia come pubbliche che private. “Zello è unico, perché gli utenti possono stabilire account anonimi senza dover confermare numeri di telefono o email, al contrario della maggior parte dei social media. Zello non diffonde pubblicità all’interno dell’applicazione e non archivia le comunicazioni” ha aggiunto Moore sulla questione sicurezza. Tuttavia, vista la facilità di accesso all'app, non è da escludere che spie del governo possano infiltrarsi all'interno delle conversazioni—per non parlare del fatto che alla polizia basta sequestrare uno smartphone per fingersi il suo legittimo proprietario.#URGENTE: NO ES RECOMENDABLE USAR #ZELLO | @VOZ_URBE ¡DIFUNDIR! #ResistenciaVzla +INFO EN -> http://t.co/sJrhAvORCV … pic.twitter.com/oPGVh2sxb0
— #ElQuePersisteVence (@VENSomosTodos) 19 Febbraio 2014
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In un Venezuela scosso dalle proteste di piazza, i negoziati di pace indetti da Nicolás Maduro sono piovuti dal cielo il 26 febbraio. A prima vista l'idea del presidente erede di Chávez, oltre quella di condannare la violenza delle scorse settimane, è quella di cercare un compromesso verso la riconciliazione: “Prego per la pace e non per la violenza. La violenza non aiuta il Venezuela,” ha dichiarato.Mercoledì scorso, al Miraflores Palace c’erano tutti, dai governatori ai sindaci, compresi leader religiosi, sindacati, gruppi studenteschi (pro-governativi) e manager di Fedecameras, la più grande federazione commerciale venezuelana. All’appello mancavano però molti esponenti dell’opposizione politica, a partire da Henrique Capriles, leader del partito Prima la Giustizia, che ha dichiarato su Twitter che “la maggior parte del paese vuole il dialogo, ma un dialogo trasparente, sincero ed efficace.”Le proteste non si sono fermate e al primo di marzo si contavano già 41 persone arrestate a Caracas, compresa la fotografa italiana Francesca Commissari, che seguiva le rivolte per conto del quotidiano venezuelano El Nacional. Le forze di polizia e i gruppi paramilitari appoggiati dal governo hanno risposto con violenza alle manifestazioni. Una reazione condannata anche dalla Chiesa, che ha chiesto al governo “Un’indagine efficace, autonoma e imparziale dei fatti; un elenco dei detenuti, il loro rilascio e che si indichino le imputazioni affinché si possa garantire il diritto alla loro legittima difesa.” Mentre la polizia lanciava gas lacrimogeni e utilizzava cannoni ad acqua, alcuni manifestanti hanno contrattaccato con bombe molotov.Insomma, nonostante la conferenza nazionale per la pace indetta da Maduro, le proteste continuano. Più che condannare le violenze, il governo dovrebbe sedersi a un tavolo e attuare al più presto un piano di riforme economiche per abbassare l’inflazione, garantendo al popolo i diritti democratici fondamentali e l'accesso più equo ai beni di prima necessità. Una cosa è certa, la censura non ferma i manifestanti, né tanto meno i loro mezzi di comunicazione.Una cosa è certa, la censura non ferma i manifestanti, né tanto meno i loro mezzi di comunicazione.