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Attualità

Da mesi, un anonimo ossessivo mi bersaglia di messaggi d'odio - Il caso di Luca Paladini

Luca Paladini, dei Sentinelli di Milano, è perseguitato da mesi da una persona che su Facebook lo riempie di messaggi omofobi e minacce.

In questi giorni si stanno moltiplicando i messaggi di solidarietà all’attivista LGBT Luca Paladini, portavoce dei Sentinelli di Milano, pagina Facebook e gruppo di aggregazione pro-laicità nato nel 2014 per rispondere all’ennesimo raduno delle Sentinelle in Piedi . Da circa tre mesi Paladini è perseguitato da una persona che su Facebook lo aggredisce con messaggi omofobi e minacce. Abbiamo deciso di contattarlo per farci raccontare meglio cosa è successo.

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È cominciato tutto i primi giorni di febbraio, in pieno clamore per i fatti di Macerata. Sulla pagina dei Sentinelli di Milano pubblichiamo un post che ci è stato segnalato: un fotomontaggio di Laura Boldrini decapitata, con scritto "Sgozzata da un nigeriano inferocito… questa è la fine che deve fare così per apprezzare le usanze dei suoi amici."

È nostra pratica abituale stigmatizzare sulla nostra pagina Facebook l’odio e la volgarità di certi post razzisti, omofobi e fascisti. Senza omettere il nome di chi ha deciso di condividerli, perché pensiamo che non sia più il tempo di tutelarli con l’anonimato. Naturalmente, come negli altri casi ci siamo limitati a denunciare la violenza del post, non abbiamo scritto cose come: “Andate ad arrestare chi l’ha pubblicato.”

La polizia postale ha agito di propria iniziativa, in seguito alla circolazione del post: circa 350mila persone raggiunte in una sola mattina, anche perché nei confronti della Boldrini esiste un’attenzione particolare, dato tutto quello cha ha passato in questi anni.

Insomma, il giorno stesso l’autore del post è stato identificato. E senza difficoltà, dato che aveva pubblicato con il suo vero nome e cognome: tale Gianfranco Corsi della provincia di Cosenza. Esattamente il giorno dopo, è iniziata la mia vicenda di stalking.

In tre mesi ho ricevuto circa 400 messaggi e commenti da 156 profili Facebook diversi, tutti creati ad hoc e cancellati dopo qualche ora. Una valanga di insulti e minacce che definire omofobe è riduttivo. Che io parli di politica o dell’inter, lui è lì a commentare. Dico “lui” perché secondo me si tratta di una, massimo due persone; non ho motivo di pensare a un gruppo organizzato.

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I primi attacchi, oltre agli epiteti omofobi che sarebbero poi diventati il leitmotiv, si concentravano sul darmi del delatore, della spia, dello “spione di merda”: in quanto portavoce dei Sentinelli, ero stato identificato come il responsabile dei guai giudiziari di Corsi.

Dopo pochi giorni è spuntato anche il primo fotomontaggio dedicato a me: il mio viso tumefatto con scritto che era ciò che mi meritavo in quanto “frociosessuale adescatore di minorenni, nonché spia.”

Durante i primi 15-20 giorni gli argomenti di questo "lui" erano sostanzialmente due: la mia omosessualità—ovviamente declinata in modo becero, dandomi del frocio, del pederasta e del pedofilo—e i fatti di Macerata, del tipo: “Voi amici dei negri…”

Un bel binomio di omofobia e xenofobia. Firmava spesso i suoi post con una svastica.

Più avanti ha lasciato cadere l’argomento immigrazione. Quando la vicenda di Macerata è andata a scemare dal punto di vista mediatico, ha iniziato—con una breve parentesi di “analisi elettorale” —a concentrasi sulla mia sessualità, che commenta con le espressioni più volgari che gli vengono in mente. Ha fatto anche qualche riferimento al mio compagno. Poca roba, ma di fatto ha tirato in mezzo anche lui. Evito di scendere nel particolare, ma i riferimenti erano a come potevamo fare sesso; diciamo che ci dava dei “consigli”.

All’inizio ha scritto qualcosa anche sulla pagina dei Sentinelli, ma ha smesso presto: ha lasciato cadere anche l’argomento Boldrini e la sua unica ossessione sono diventato io.

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Mi scrive messaggi alle 4 di notte, crea pagine alle 5. È anche arrivato a darmi degli strani appuntamenti, tipo: “ci vediamo a Cologno Monzese per chiarire alle ore X…”. Una notte, quella prima di creare una pagina in cui diceva che avevo l’AIDS, ha creato un profilo fake con il mio nome e la mia foto, in cui “sostenevo” di avere l’epatite e di temere di aver contratto anche l’AIDS. La pagina si chiamava “Luca Paladini pederasta ha l’AIDS”, ma ne ha create anche altre, come “Auguriamo la morte al frocio pederasta Luca Paladini”. Nella prima si rallegrava di come molti “froci” continuino a morire a causa dell’AIDS. Io non mi vergognerei a dire che ho l’AIDS, se fosse vero, ma in questo caso si tratta di calunnia pura e semplice.

Sono molto arrabbiato, infastidito e stressato. Non ho grande paura per la mia incolumità fisica, ma soffro molto nel vedere parenti e amici preoccupati per quello che mi sta accadendo. Però ho deciso di non chiudere il mio profilo e di restringerlo ai soli amici: questa soddisfazione non gliela voglio dare: per me la questione è politica. Non voglio più solo che smetta di tormentarmi, voglio che venga preso e punito: voglio che si arrivi a una condanna per fermare eventuali emulatori che potrebbero prendersela con qualcuno che ha le spalle meno larghe delle mie e una rete di solidarietà meno forte.

In tanti mi chiedono perché la polizia postale non l’abbia ancora fermato, e francamente non so cosa rispondere. Dubito si tratti di un hacker con chissà quali mezzi tecnici a disposizione. Non credo sia così difficile rintracciarlo, ma francamente non me ne intendo.

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Ho un sospetto su chi possa essere e l’ho anche comunicato alla Digos. Alcuni elementi, come l’insistenza sul tema “spia” anche dopo mesi dall’arresto di Corsi farebbero pensare a una persona a lui vicina.

Ormai è quasi un rito stanco: prima la quotidiana minaccia notturna, poi i messaggi di solidarietà che insultano l'ennesimo profilo fantasma di questa persona ossessionata, seguiti dagli inviti a denunciare il tutto (come se non stessi già facendo tutti i passi necessari). Il rito stanco di un lento ma costante stillicidio alla serenità della mia vita e delle persone che mi vogliono bene.

Di recente hanno iniziato a scrivermi anche molte persone, soprattutto donne, per raccontarmi le loro storie di stalking. Vicende pazzesche, al cui confronto la mia ha il sapore di una tazza di camomilla. Ragazze che hanno dovuto cambiare città, a cui hanno bruciato la macchina, o che sono state pedinate per anni.

Tutte, purtroppo, lamentano una scarsa attenzione da parte delle autorità, che non sembrano molto pronte a rispondere alle loro grida d’aiuto, forse anche a causa di un organico non adeguato per gestire il fenomeno. Per questo voglio dare visibilità massima a quello che mi succede.

Il 19 maggio i Sentinelli hanno organizzato in Piazza della Scala a Milano una manifestazione contro il bullismo e l’omotransfobia.