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La cannabis è ufficialmente una medicina, secondo l'Onu

La Commissione droghe delle Nazioni Unite ha riconosciuto il valore terapeutico della cannabis, con una decisione che faciliterà la ricerca scientifica e l'accesso alle cure.
Max Daly
London, GB
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Foto di Alberto Ortega via Getty Images.

Con una storica votazione, oggi le Nazioni Unite hanno finalmente riconosciuto il valore terapeutico della cannabis.

La Commissione droghe dell’Onu ha infatti accolto (a maggioranza di 27 stati membri contro 25) una raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che chiedeva di rimuovere la cannabis dalla cosidetta Tabella IV della Convenzione Unica sugli stupefacenti del 1961—all’interno della quale sono inserite le sostanze “di valore medico e terapeutico estremamente ridotto.”

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La decisione dell’Onu comporta importanti ripercussioni su vari livelli. Anzitutto, dovrebbe facilitare la ricerca scientifica sulle proprietà mediche della cannabis. Sul piano politico, invece, potrebbe spingere altri paesi a espandere l’accesso alle terapie a base di cannabis e più generale a riconsiderare la propria legislazione in materia.

Attualmente sono più di cinquanta i paesi in tutto il mondo che permettono l’uso terapeutico. Canada, Uruguay e quindici stati degli USA hanno invece legalizzato l’uso ricreativo; recentemente, Messico e Lussemburgo hanno avanzato proposte di legge in tal senso.

A questo proposito, tuttavia, la cannabis rimane comunque nella Tabella I che ricomprende le sostanze ritenute più a rischio—tra cui cocaina e fentanyl. Non c’è dunque alcuna modifica alla legge internazionale che ne proibisce l’uso a fini ricreativi.

Per quanto la rimozione della Tabella IV sia indubbiamente positiva, c’è dunque ancora molta strada da fare.

Steve Rolles dell’associazione Transform Drug Policy Foundation ha detto a VICE World News che il sistema di classificazione si dimostra ancora “datato e poco funzionale,” visto che “non è ancorato all’evidenza scientifica.”

Per Anna Fordham—direttrice esecutiva dell’International Drug Policy Consortium—la decisione della Convenzione del 1961 di proibire la cannabis ha portato alla criminalizzazione di milioni di persone in tutto il mondo e “affonda le sue radici nel pregiudizio coloniale e nel razzismo [poiché] non ha tenuto in conto i diritti e le traduzione di quelle comunità che da secoli usano la cannabis a fini terapeutici, religiosi e culturali.”