Nell'URSS aspettare l'autobus era sempre una festa

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Nell'URSS aspettare l'autobus era sempre una festa

Chris Herwig è un fotografo che a un certo punto della sua carriera ha sviluppato un'ossessione per le pensiline degli autobus dell'ex Unione Sovietica. Ha messo da parte un po' di foto, e ora ha lanciato una campagna su Kickstarter per farne un libro.

Chris Herwig è un fotografo che a un certo punto della sua carriera ha sviluppato un'ossessione per le pensiline degli autobus dell'ex Unione Sovietica. Ha messo da parte una certa quantità di foto, e ora ha lanciato una campagna su Kickstarter per fare un libro di quella che lui ritiene la più imponente raccolta in immagini di fermate dell'autobus dell'Unione Sovietica.

VICE: Come ti sei interessato a questo soggetto?
Chris Herwig: Mi piacciono. Immaginavo che il servizio di trasporti sovietico avesse fermate standard, uguali per tutte le strade. Un amico lettone mi diceva che ai tempi dell'URSS avresti potuto percorrere l'intero Paese, da un capo all'altro, e ordinare polli alla Kiev ovunque ti fossi fermato, con la certezza che il pollo avrebbe avuto ovunque lo stesso sapore e la stessa consistenza. Era tutto molto…

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Uniforme?
Già. E per qualche strana ragione nel caso delle pensiline non è assolutamente così. Erano una delle poche opzioni a disposizione di un artista per racimolare un po' di soldi. Ora tante non sono nemmeno più in uso. Alcune sono molto poco invitanti. Altre invece sono comuni fermate dell'autobus, solo con un'aria piuttosto malinconica e abbandonata. Le più interessanti compaiono in sequenza, spesso frutto del desiderio della comunità locale di artisti di creare qualcosa.

Su alcune superstrade se ne trovano anche ogni 500 metri, senza che intorno ci sia un centro abitato a richiederne la presenza. Ci sono solo le strade, e poi, al limitare di un campo di grano, le fermate. Nemmeno così vicine alla strada, tra l'altro. È strano come in un'epoca in cui tutto doveva essere funzionale e si stava molto attenti a non spendere troppo si costruissero cose del genere.

Nel mio libro vorrei raccogliere le migliori.

Rokiskis, Lituania.

Sai quando hanno iniziato a costruire queste particolari fermate? E perché?
Penso fosse un'iniziativa di arte pubblica. Un modo attraverso cui gli artisti avrebbero potuto esprimersi. Erano una cosa talmente piccola e insignificante che la loro creatività non avrebbe costituito un problema. Alcune promuovono la cultura locale, come in Kirghizistan, dove se ne trovano con la forma del copricapo tradizionale.

Ma di fronte alla maggior parte di queste fermate uno si ritrova a pensare, "Ma che cavolo sono?"

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Be', avranno avuto un'utilità pratica. Erano in corrispondenza delle fermate degli autobus, no?
In passato probabilmente sì. Forse li usavano quelli che lavoravano nelle fattorie, o cose del genere. Spesso ho visto persone accanto alle pensiline. Non sotto. Accanto.

Alcuni potrebbero pensare che sia un po’ strano che un ragazzo se ne vada in giro a fotografare vecchie fermate dei bus. Qualcuno ti ha mai fatto problemi?

In Lituania una volta mi si è accostato un mini-bus e l’autista si è diretto verso di me. Non stava propriamente urlando ma non voleva che facessi delle foto alla fermata. Era bella! Sembrava una paletta. Una striscia di cemento curvato con dei pali. Intorno c'era molta immondizia.

In Kazakistan la gente non era contenta perché pensava stessi fotografando le cose più brutte del loro paese per poi tornare a casa e far vedere a tutti quanto facesse schifo. Ho cercato di spiegargli quanto fosse la cosa più bella che c’era lì intorno, ma non è servito a niente.

In alcuni paesi ho raggiunto quei posti in taxi, quindi c’era sempre con me un autista del posto. Speravo mi aiutassero a trovare delle belle fermate. Non che pensassi che anche loro avessero questa passione, ma avendo abitato lì negli ultimi 60 anni magari le avevano notate. Di solito passavamo ore al bar dei taxi prima che a qualcuno venisse in mente dove potessi trovare la fermata giusta, poi sfrecciavamo per l’autostrada, ne passavamo una e io urlavo "STOP STOP STOP" e allora capivano.

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In Abcasia, che non è un paese anche se lo sembra, hanno chiuso le frontiere e si sono autogovernati per gli ultimi 20 anni. Il tassista che mi ha accompagnato durante la giornata si era lamentato dei soldi che avevo intenzione di dargli. Non ero entrato nel paese come fotografo quindi se avesse chiamato la polizia sarebbe stato un problema. Con la mano mi fece il gesto della pistola alla tempia, per farmi capire che se non gli avessi dato di più mi avrebbe messo davanti a un plotone d’esecuzione.

Insomma, hanno qualche problema con le foto. Ho dovuto usare due memory card: in una avevo scattato foto random da mostrare alla polizia, nell’altra invece ci caricavo le foto vere. Tenevo la memory card buona nelle mutande, nessuno sarebbe andato a cercarla proprio lì.

Saratak, Armenia.

Quest'esperienza ti ha fatto cambiare in qualche modo idea sul comunismo?
E che c'entra? Non mi sembra corretto mettere sullo stesso piano URSS e comunismo. Il viaggio ha cambiato la mia idea dell'URSS? Sì, mi ha aiutato a superare alcuni stereotipi. C'erano persone che facevano cose pazze, non persone tipo Stalin o Lenin; era gente comune che si divertiva e voleva tirar su qualche soldo.

Perché non fotografi le persone come il resto dei fotografi?
Prima di concentrarmi sulle fermate dell'autobus scattavo foto alle persone. Vivevo in Kazakistan, ho passato un po' di tempo con la gente di lì, ed erano tutti molto ospitali, fin troppo. Basta pensare alla quantità di shot di vodka prima delle otto di mattina, una cosa folle. Ero andato in un paesino per fare delle foto in una scuola per conto dell'ONU, e ancora prima che suonasse la campanella c'era la preside, una signora sull'ottantina, che se ne stava lì con un bastone in mano e mi diceva, "Bevi! Bevi." Ad ogni modo, bellissime persone, genuine. È stato bello, mi manca.

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Karakol, KirghizistanChris Herwig

Taraz, KazakistanChris Herwig

Saratak, ArmeniaChris Herwig

Saratak, ArmeniaChris Herwig

Rokiskis, LituaniaChris Herwig

Pitsunda, AbcaziaChris Herwig

Pitsunda, AbcaziaChris Herwig

Niitsiku, EstoniaChris Herwig

Lelyukhivka, UcrainaChris Herwig

Kootsi, EstoniaChris Herwig

Gagra, AbcaziaChris Herwig

Falesti, MoldaviaChris Herwig