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Cosa Nostra

Una famiglia di Palermo ha rinnegato in piazza il fratello pentito di mafia

Ieri pomeriggio, mentre la piazza del mercato di Borgo Vecchio era piena di gente, una delle sorelle di Giuseppe Tantillo si è ufficialmente dissociata a nome dell'intera famiglia.
Borgo Vecchio a Palermo. [Foto via Google Maps]

A Palermo i conti interni alle famiglie mafiose si regolano anche a voce, in piazza, durante il giorno.

L'ultimo episodio risale a ieri, quando la famiglia Tantillo - sui cui membri pendono diversi imputazioni di natura mafiosa - ha pubblicamente rinnegato uno dei suoi componenti, Giuseppe, per avere deciso di collaborare con la giustizia.

Giuseppe Tantillo è stato un boss del clan di Borgo Vecchio, quartiere del centro storico di Palermo e sede di uno dei più famosi mercati della città. Dopo essere stato arrestato nel dicembre 2015, da quest'estate Giuseppe è ufficialmente un pentito.

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L'uomo avrebbe stilato a voce una lunga lista di attività commerciali che pagano il pizzo - molte delle quali in pieno centro città - durante gli interrogatori con i pubblici ministeri di Palermo Caterina Malagoli e Francesca Mazzocco.

Inoltre, Giuseppe Tantillo ha fatto il nome di suo fratello, Mimmo: oltre ad essere fino a qualche tempo fa il conosciutissimo gestore del chiosco che sorge nella piazza principale del mercato, Mimmo sarebbe stato il capo famiglia del clan di Borgo Vecchio.

Ed è stato proprio da quel chiosco che la famiglia Tantillo ha voluto disconoscere pubblicamente Giuseppe. Come riportato da Salvo Palazzolo e Giorgio Ruta su La Repubblica, ieri pomeriggio, mentre la piazza del mercato era piena di gente, una delle sorelle di Giuseppe si è ufficialmente dissociata a nome dell'intera famiglia da quello che, da figlio e fratello, ormai è diventato solo un pentito.

In un video pubblicato online si vede la sorella gridare in modo inequivocabile: "Per noi è morto, è immondizia. Non ce ne fotte niente". La donna si rivolge poi al giornalista che sta documentando l'episodio: "Spegni quella cosa o ti scanno," e "ora vattene perché ti prendo a bastonate."

Non è un caso che teatro della scena sia stato proprio il chiosco, adesso simbolo dell'unità della famiglia Tantillo che si schiera compatta contro la collaborazione di Giuseppe—su cui la procura punta per 'mappare' la nuova Cosa Nostra palermitana.

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Il pentimento di Giuseppe Tantillo, del resto, è stato un processo lungo. Dopo esser stato arrestato a dicembre del 2015 insieme al fratello Mimmo, solo a maggio di quest'anno Giuseppe ha deciso di collaborare.

Le sue prime dichiarazioni sono però state considerate troppo vaghe, le confessioni generiche, le dimenticanze ricorrenti. Ai pm era chiaro che non volesse fare i nomi delle persone a lui più vicine. come era chiaro anche alla famiglia Tantillo, che in quel caso non fece nessuna proclamazione plateale. Eppure Giuseppe, che adesso vive lontano da Palermo, insieme alla compagna, era appena diventato un pentito.

Adesso però i nomi li ha fatti, in un verbale di 120 pagine: i complici, i commercianti sottoposti al pizzo, e soprattutto quello di suo fratello Mimmo. Nella sua confessione Giuseppe non parla solo di estorsioni: "Perché con i soldi delle estorsioni non ce la facciamo più a mantenere i carcerati," spiega. Quindi anche il clan del borgo è entrato nel business della droga, soprattutto cocaina.

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