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elezioni usa 2016

I momenti fondamentali del primo dibattito tra Trump e Clinton

Abbiamo seguito tutto il dibattito televisivo per le presidenziali americane, e compilato un elenco dei momenti più significativi.
Andrew Gombert / EPA

Stanotte, attorno alle 3 (ora italiana), la redazione di VICE News ha seguito il primo confronto televisivo fra Donald Trump e Hillary Clinton, che si è tenuto all'Hofstra University di Hempstead (New York).

Questi sono gli highlight del dibattito, annotati in diretta.

Quando si è parlato di lavoro

La disoccupazione è stata - ovviamente - il primo tema. Clinton ha invocato e promesso un sistema di tassazione che premi il lavoro, nell'obiettivo di creare un'economia più giusta e un paese più equo.

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Trump ha replicato spiegando che la mancanza di posti di lavoro è da addebitare al fatto che le aziende stanno scappando dagli Stati Uniti verso paesi dove la manodopera straniera è economicamente meno esigente.

"I nostri posti di lavoro si stanno spostando all'estero: vanno in Messico, in altri paesi," ha spiegato, promettendo che sarà il primo presidente - dai tempi di Reagan - in grado di creare nuovi e numerosissimi posti di lavoro.

"Io creerò nuovi posti di lavoro. Tu no."

- Ryan McCarthy

La "bufala cinese" del climate change

Uno dei primi temi del dibattito è stato quello del cambiamento climatico. Clinton ha spiegato che crede fortemente alla minaccia del riscaldamento globale, e che Trump l'ha invece definita una "bufala orchestrata dai cinesi."

Trump ha interrotto la propria competitor per spiegare che "non è assolutamente vero," anche se in realtà - nel 2012 - ha twittato qualcosa di molto simile.

The concept of global warming was created by and for the Chinese in order to make U.S. manufacturing non-competitive.

— Donald J. Trump (@realDonaldTrump)November 6, 2012

- Olivia Becker

Quando si è parlato della dichiarazione dei redditi di Trump

Lester Holt, il moderatore della serata, non ci ha girato troppo attorno: a un certo punto ha piazzato in tavola una delle portate principali, ponendo quella che è una delle domande che sta assillando maggiormente gli spettatori di questa campagna:

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"È effettivamente un diritto degli elettori conoscere la dichiarazione dei redditi di Donald Trump?"

L'interessato - replicando in modo abbastanza scontato - ha risposto che ritiene essere un diritto di ogni candidato alla presidenza quello di preservare la propria privacy fiscale, aggiungendo che sarà felice di pubblicare tutto il pubblicabile non appena il fisco americano (IRS) avrà terminato i "controlli di routine" - come li ha definiti - sui suoi conti.

Holt ha quindi fatto notare che il fisco non ha posto alcun vincolo sulla pubblicazione di informazioni simili, e che in realtà non c'è niente - a livello legale - che vieti a un cittadino di mostrare pubblicamente la sua dichiarazione dei redditi.

Trump ha quindi risposto che mostrerà a tutti le carte necessarie dopo che Clinton avrà portato in pubblico le famigerate mail che ha spedito dal suo server personale da Segretario di Stato, e che sono state al centro del dibattito per mesi.

Già una volta, Trump aveva fatto una sparata simile, giurando che avrebbe pubblicato la sua dichiarazione dei redditi se Obama avesse mostrato al mondo il suo vero certificato di nascita.

- Olivia Becker

Quando si è parlato di Stati Islamico e dell'intervento armato in Iraq

Clinton e Trump hanno chiesto l'aiuto del fact-checking sul tema della sicurezza nazionale.

A un certo punto, infatti, Clinton ha accusato Trump di aver appoggiato l'intervento militare in Iraq, sentendosi replicare dei secchi "è falso, è falso."

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In realtà, il tycoon ha effettivamente sostenuto l'invasione americana del 2002, e non ci sono prove del fatto che lui si sia opposto all'intervento americano nel paese. Ma "No, non ho mai supportato la guerra in Iraq," ha proseguito.

Clinton ha quindi chiesto l'intervento del fact-checking, grazie al quale si è scoperto che Trump ha già detto almeno una volta che lo Stato Islamico è una creazione di Obama e Clinton, dovuta proprio al ritiro delle truppe in Iraq nel 2011: se fossero rimaste lì, ha continuato, adesso non avremmo l'ISIS.

- Alex Thompson

Sull'uso eccessivo della forza da parte della polizia

Parlando di razzismo, giustizia e criminalità, Trump ha fatto retromarcia sul suo supporto in favore della controversa politica della polizia di New York definita "Stop and Frisk" (qualcosa di traducibile come "Ferma & Perquisisci") —per la quale, tuttavia, avea espresso il suo sostegno non meno di una settimana fa.

"Afroamericani e ispanici stanno vivendo un incubo," ha spiegato Trump, riferendosi all'elevato numero di morti causati dalle forze dell'ordine nell'ultimo periodo. "Cammini per strada e rischi di venire sparato… Ma dove siamo?! Siamo forse in guerra?"

- Alex Thompson

Quando Clinton ha attaccato Trump sulla questione di genere

Lester Holt ha chiesto conto a Trump del fatto che negli scorsi mesi ha definito Clinton "poco tagliata" per il ruolo perché priva di un "look presidenziale."

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Molti hanno interpretato il commento come un'offesa sessista, Trump si è difeso dicendo intendesse parlare di resistenza fisica. A quel punto, Clinton ha tirato fuori una lista di commenti di Trump poco lusinghieri nei confronti delle donne: il candidato Repubblicano ha replicato dicendo che si è concesso esternazioni del genere solo con chi se l'è meritato, ossia la autrice satirica Rosie O'Donnell.

- Alex Thompson

Quando Trump ha detto di avere un "temperamento" migliore di Hillary Clinton

Si può definire Trump in vari modi, e la sua personalità etichettata con gli aggettivi più disparati. Ma di sicuro, "pacatezza" e "calma" non sono termini che gli si confanno particolarmente.

Verso la fine del dibattito, il candidato Repubblicano ha non solo ammesso di avere un indole calma e controllata, ma che di tratta di uno dei suoi "asset più forti". Il pubblico si è messo a ridere.

"Un uomo che reagisce scompostamente a un tweet non dovrebbe avere a disposizione i codici delle testate nucleari," ha commentato Clinton.

- Olivia Becker

"Perché no?"

"Verrò accusata di essere la causa di tutto ciò che di brutto è mai successo," ha commentato Clinton a fine serata.

La risposta di Trump: "E perché no?"

- Alex Thompson

Quando Trump ha affrontato il tema del certificato di nascita di Obama

Da cinque anni, Donald Trump sostiene con forza la teoria cospirazionista secondo la quale in realtà Obama non sarebbe un cittadino americano, continuando a chiedere il suo certificato di nascita.

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"Ho fatto bene a farlo," si è difeso il candidato. "Avrebbe dovuto mostracelo molto tempo fa."

Clinton ha sottolineato come la cosa non faccia altro che mettere in luce la sua già lunga carriera come razzista 'di professione'. "Ha cominciato a far politica sparando bufale razziste, come quella sul paese di nascita del nostro presidente — il primo presidente nero," ha spiegato Clinton.

Qualche giorno fa, Trump ha detto di non esser stato il solo a tirar fuori questo tipo di cospirazione, ma che a cominciare a mettere in giro questa voce sia stata la stessa Clinton.

- Olivia Becker

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