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Cosa Nostra

Le piantagioni di marijuana sono il nuovo business preferito delle mafie italiane

Tutte le organizzazioni criminali si sono rifugiate nella coltivazione di cannabis per rimpinguare le proprie casse, svuotate dalla sempre maggiore inefficienza del racket e del pizzo.
I carabinieri in azione durante una recente operazione antidroga. [Foto via Carabinieri Palermo]

Ieri notte un'operazione dei Carabinieri del Gruppo Monreale ha portato all'arresto di sedici persone gravitanti attorno alla zona di San Giuseppe Jato, in provincia di Palermo.

L'operazione ha coinvolto circa cento carabinieri che, aiutati da unità cinofile ed elicotteri, hanno portato alla luce una coltivazione di circa 900 piante di marijuana in località Piana degli Albanesi.

Il ritrovamento di questa piantagione è soltanto l'ultimo di una lunga serie in Italia — il che lascia intuire come tutte le organizzazioni criminali si siano rifugiate nella coltivazione di cannabis per rimpinguare le proprie casse, svuotate dalla sempre maggiore inefficienza del racket e del pizzo.

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Sempre più imprenditori e commercianti, infatti, si rifiutano di pagare "la tassa" alle mafie locali, spingendo i boss a cercarsi altri affari la cui redditività sia elevata e senza grandi complicazioni.

La continua scoperta da parte delle forze dell'ordine di nuove piantagioni è agevolata dall'utilizzo di sistemi sempre più hi-tech, come il telerilevamento aereo da alta quota, droni e software GPS sempre più complessi.

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Nel comune pugliese di Ordona, la scorsa settimana, i Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia hanno trovato una piantagione che si estendeva per ben sei ettari, composta da circa 180mila piante di varie dimensioni, da cui si sarebbero potuti ricavare 356 chili di principio attivo per diverse decine di milioni di euro di valore complessivo.

I Carabinieri, che hanno agito in seguito a una segnalazione, hanno definito la coltivazione come una delle più estese mai ritrovate in Italia. I coltivatori disponevano di attrezzature professionali, come un impianto di irrigazione a goccia, una bilancia industriale, un macchinario per tritare le foglie e uno per facilitarne l'essiccazione.

Dall'alto le piante, che venivano potate regolarmente perché non superassero i 60 centimetri d'altezza, dovevano sembrare comuni coltivazioni di pomodori. L'elevata organizzazione del lavoro lascia pensare che la cannabis fosse destinata a mercati più ampi di quelli locali.

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Il mese scorso un'operazione congiunta di Carabinieri e Guardia di Finanza aveva portato all'arresto di tre persone a Camporeale accusate di gestire una coltivazione di 258 piante di 2-3 metri, il cui valore si aggirava attorno ai 600 mila euro.

Mentre oggi, i Carabinieri di Sluderno, del Comando Provinciale di Bolzano, hanno arrestato un trentaquattrenne dopo averlo sorpreso mentre si prendeva cura del suo appezzamento, formato da piante alte oltre 3 metri e mezzo.

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