Politică

Carola Rackete è stata liberata, e Salvini l'ha presa malissimo

La gip di Agrigento ha stabilito che la comandante della Sea Watch ha semplicemente adempiuto al dovere di salvare vite e portarle al sicuro il prima possibile.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
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Ieri mattina, Matteo Salvini si diceva fiducioso sulla sorte della “DELINQUENTE” a capo della “nave pirata”—la 31enne Carola Rackete. “Fosse per me,” ha spiegato, “la capitana della Sea Watch starebbe in carcere, ma oggi si pronuncerà un giudice.”

Il riferimento, appunto, era sulla decisione del gip di Agrigento di convalidare o meno l’arresto di sabato mattina. Bene: alle 8 di sera Alessandra Vella, questo il nome della magistrata, ha annullato l’arresto e rimesso in libertà Rackete.

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Stando alle motivazioni, la gip ha escluso il reato di resistenza e violenza a nave da guerra e ritenuto che Rackete non abbia compiuto il reato di resistenza a pubblico ufficio per via di una “scriminante,” ossia “l’adempimento di un dovere”—quello di salvare le persone e portarle al sicuro il prima possibile.

E non solo: l’ordinanza di 13 pagine smonta pezzo dopo pezzo tutte le accuse e le ricostruzioni di questi giorni. In primo luogo, “le direttive ministeriali sui porti chiusi e il divieto di ingresso in acque territoriali” (cioè il decreto sicurezza bis) non possono applicarsi nel caso di specie, poiché una nave che soccorre migranti “non può essere giudicata offensiva per la sicurezza nazionale.”

La gip conferma inoltre che la scelta dell’Italia come destinazione è del tutto legittima, visto che “in Libia e in Tunisia non ci sono porti sicuri” (ieri sera, tra l’altro, è stato bombardato un campo di concentramento per migranti) e l’obbligo del comandante prevede lo sbarco dei naufraghi in luogo dove sono garantiti i diritti, a partire da quello d’asilo.

Un altro aspetto controverso ridimensionato dalla gip è il famigerato “speronamento” della motovedetta della Guardia di Finanza, che può essere considerata una “nave da guerra” solo “in porti esteri ove non vi sia un’autorità consolare.” Secondo la gip, la manovra di Rackete nel porto di Lampedusa non aveva alcun intento omicidiario: “da quanto emerge dal video,” si legge, “[l’ingresso al porto] deve essere molto ridimensionato nella sua portata offensiva rispetto alla prospettazione accusatoria fondata solo sulle rilevazioni della polizia giudiziaria.”

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Insomma: si capisce bene che l’ordinanza della gip di Agrigento ha fatto a pezzi tutta la propaganda con cui Salvini ha inondato media e Internet in questi giorni. E com’era prevedibile, il ministro dell’interno non si è proprio tenuto.

In una diretta Facebook iniziata verso le nove di sera, il vicepremier visibilmente alterato ha fatto sapere di vergognarsi “di chi permette che in questo paese arriva il primo delinquente dall’estero e disubbidisce alle leggi e mette a rischio la vita dei militari che fanno il loro lavoro.” Poi ha rilanciato la solita metafora della paletta in strada: “Se stasera una pattuglia intima l’alt su una strada italiana chiunque è tenuto a tirare dritto e speronare un’auto della polizia. Pessimo segnale, signor giudice.”

In un post zeppo di slogan (tra cui il solito “la pacchia è finita”), tirate contro l’Unione Europea e informazioni false, Salvini ha poi comunicato che “per la comandante criminale Carola Rackete è pronto un provvedimento per rispedirla nel suo Paese perché pericolosa per la sicurezza nazionale.”

Tuttavia, l’esecuzione di quel provvedimento pare piuttosto complicato dal momento che dovrà essere convalidato dal giudice. Inoltre, la procura di Agrigento ha negato il nulla osta finché non saranno cessate le “esigenze di giustizia”: Rackete, infatti, deve essere sentita dai pm il 9 luglio per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

In un comunicato, i legali della Sea Watch Alessandro Gamberini, Leonardo Marino e Salvatore Tesoriero hanno scritto che “il provvedimento del gip di Agrigento ripristina il primato del diritto rispetto a quello della forza.” Il giudice, proseguono, ha ripristinato “l’equilibrio dei valori e la prevalenza dell’incolumità della vita umana rispetto all’arbitrarietà di scelte operate solo per motivi propagandistici.”

Anche la comandante Rackete si è espressa in merito. “Sono sollevata dalla decisione che considero una grande vittoria della solidarietà verso tutti i migranti, contro la criminalizzazione di chi vuole aiutarli,” ha detto. “Sono commossa dalla solidarietà di tante persone. È stato un lavoro di squadra.”

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