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crisi dei migranti

Arrivano le prime conferme sull'affondamento di una barca con a bordo circa 400 migranti

Dopo giorni di incertezza e report non confermati, iniziano ad arrivare riscontri sul presunto affondamento di una nave carica di migranti nel Mediterraneo, che avrebbe causato la morte di centinaia di persone.
Un sauvetage de migrants en mer Méditerranée en avril 2015. Photo par Alessandro Di Meo/EPA

Dopo giorni di incertezza e report non confermati, iniziano ad arrivare riscontri sul presunto affondamento di una nave carica di migranti nel Mediterraneo, che avrebbe causato la morte di centinaia di persone.

La data dell'incidente resta tuttora incerta. Ieri, tuttavia, l'Agenzia dell'ONU per i Rifugiati (UNHCR) ha comunicato di essere riuscita a parlare con 41 sopravvissuti al rovesciamento dell'imbarcazione - 37 uomini, tre donne, e un bambino di tre anni - che hanno raccontato di essere stati tratti in salvo da un mercantile lo scorso 16 aprile.

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Il gruppo di migranti - che comprende 23 somali, 11 etiopi, 6 egiziani e un sudanese -, è ora ospite al centro di Kalamata, nella penisola del Peloponneso, in Grecia.

I sopravvissuti hanno raccontato di essere salpati dalla Libia a bordo di una barca lunga circa 30 metri, con a bordo tra le 100 e le 200 persone.

Dopo diverse ore di viaggio, gli scafisti avrebbero cercato di trasferire i passeggeri su un'imbarcazione più grande con già centinaia di persone a bordo. Durante le operazioni di trasferimento, la barca più grande è affondata: gli unici sopravvissuti sarebbero quelli che non erano ancora saliti sulla seconda nave.

I sopravvissuti sono rimasti alla deriva per diversi giorni, prima che qualcuno riuscisse ad avvistarli e trarli in salvo.

"240 di noi sono partiti dalla Libia, poi i trafficanti ci hanno fatto salire su una barca di legno più grande, lunga circa 30 metri, su cui c'erano già almeno 300 persone," ha detto il somalo Abdul Kadir, in un'intervista alla BBC. "Mentre la barca si riempiva di acqua io sono saltato fuori, e cominciato a nuotare… ho visto amici e famiglie dire 'qualcuno ci salvi, qualcuno ci salvi' ma nessuno poteva perché chiunque stava già cercando di mettere in salvo se stesso."

Kadir ha continuato, dicendo: "Nessuno pensava ai rischi del viaggio ma solo a come avere una vita migliore. Tutti sognavano di vivere in Europa, ma nessuno pensava che il viaggio sarebbe stato così pericoloso."

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"Mia moglie e mio figlio sono annegati di fronte a me," ha detto l'etiope Muaz. "Sono uno dei pochi che è riuscito a nuotare fino alla barca più piccola."

La notizia della tragedia non si è diffusa fino a lunedì, quando un ufficiale somale ha detto a BBC Arabic che circa 400 persone erano morte dopo il rovesciamento di quattro imbarcazioni nel Mediterraneo, durante un viaggio dall'Egitto all'Italia. Più tardi, si è scoperto che l'ufficiale aveva soltanto appreso la notizia attraverso i social media, e che non era in grado di fornire conferme attendibili sulla tragedia.

Anche il presidente Sergio Mattarella aveva commentato le voci dell'incidente, dicendo: "Sembra che diverse centinaia di persone siano morte."

Contattato telefonicamente da VICE News, un portavoce della Guardia Costiera italiana aveva detto di aver appreso la notizia dalla stampa, e ha smentito che qualsiasi tipo di operazione di soccorso fosse in corso.

Fonti della presidenza del governo somalo avevano riferito alla nostra redazione di non avere, al momento, "informazioni solide" sulla vicenda, spiegando che l'Ambasciata somala in Egitto stava "lavorando duramente per capire esattamente che cosa è successo.

Ieri, la stessa persona ha confermato a VICE News di stare procedendo ancora con estrema cautela, in attesa di ulteriori conferme.

Uno studente e membro della comunità somala del Cairo, ci ha raccontato di avere parlato con uno scafista, il quale gli avrebbe confermato che una barca con a bordo tra le 300 e le 400 persone sarebbe affondata. "Metà di loro erano somali," ci ha detto.

Né la Guardia Costiera né altre ONG sono state in grado di fornire ulteriori conferme sull'accaduto, evidenziando le tremende difficoltà nel reperire informazioni attendibili sulle tragedie che avvengono nel Mediterraneo, dove secondo l'UNHCR sono morte già 761 persone nel corso del 2016.


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