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Questi siti fanno montagne di click con foto finte di "animali down"

Avete presente gli articoli online in cui ci sono gallerie di foto di animali dalla faccia deforme che soffrirebbero di "sindrome di Down"? Ecco: sono praticamente tutte bufale.
Uno degli articoli in cui "Otto the kitten" è protagonista. Screenshot via Mundo.

Di recente circolano articoli online sotto forma di liste - i famigerati listicle - che mostrano foto di animali dalla faccia deforme che soffrirebbero di sindrome di Down. Si tratta però, per la loro quasi totalità, di bufale.

Sebbene molto speso gli incroci fra esemplari dello stesso ceppo possano provocare mutazioni genetiche, sono poche le specie che possono effettivamente sviluppare sindrome di Down. "Tutti quei siti che mostrano gatti o altri animali con una presunta 'sindrome di Down' non sono al cento per cento accurati," spiega Heather Rally, dottore veterinario e fondatore del PETA, un'organizzazione no-profit a sostegno dei diritti animali. "Solo i primati non umani sono stati trovati a soffrire di una sindrome ereditaria simile alla nostra."

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Stando al listicle del sito online Mundo - che non ha risposto alle nostre richieste di spiegazioni - tuttavia, molti animali sarebbero nati con questo disordine. Un esempio: in un articolo dal titolo "14 bellissime foto di animali con la sindrome di Down," si parla di "scimmie adorabili," "pecore tenerissime," e "Otto il gattino."

"Otto soffre di una malformazione comune negli animali con sindrome di Down," si legge. "Gli occhi sono molto distanti, su quel suo bellissimo faccino."

Lo stesso gatto è comparso anche in un post del sito YourFeed intitolato "14 belle foto di gatti con sindrome di Down," insieme a un orso di nome Diego. Stando a questo post, Otto sarebbe morto per insufficienza cardiaca. "Essendo così rara nei gatti, non si sa ancora se la sindrome di Down sia mortale per loro," scrivono. Neanche YourFeed, però, ha ancora risposto alla nostra richiesta di commenti.

In Turchia, per esempio, la foto di Otto è diventata virale. Alla sua morte, Hurriyet Daily News - un tabloid che si fregia del titolo di "Principale fonte di informazioni per la Turchia e tutta la regione" - ha pubblicato un articolo dal titolo "La Turchia piange Otto, il gattino al quale è stata diagnosticata la sindrome di Down."

Tarkan Özçetin, il veterinario che avrebbe avuto in cura il gatto, ha spiegato al giornale che l'insufficienza cardiaca dell'animale non sarebbe stata altro che "uno degli effetti della sindrome di Down" della quale soffriva — cosa che secondo alcuni esperti americani del settore, tuttavia, sarebbe un'ipotesi scientificamente impossibile. Özçetin, comunque, non ha voluto rilasciarci alcuna dichiarazione a riguardo.

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"La struttura dei cromosomi nei gatti è troppo diversa perché possa subire mutazioni condizionate dalla sindrome di Down, sebbene possano soffrire di altre patologie genetiche che presentano similarità estetiche," ha spiegato il dottor Rally del PETA. "Detto ciò, la prima causa di malattie congenite in molti animali sono l'esposizione in utero a certe tossine o virus, e le malformazioni portate dall'accoppiamento di esemplari della stessa specie, gli incroci."

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Altri felini di grossa taglia sono finiti nello stesso meccanismo clickbait. Su PPCorn, in un articolo dal titolo "19 foto di animali adorabili con la sindrome di Down," si parla della tragica sorte di Kenny, una tigre del Bengala. "Può sembrare feroce, ma il suo cuore è dolce come lo zucchero," si legge nel pezzo. "Sfortunatamente, Kenny è morto nel 2008 all'età di nove anni. Grazie per la lettura!"

Anche PPCorn non ha voluto commentare la questione. Kenny, tuttavia, ha passato gli ultimi sui anni nel rifugio Turpentine Creek Wildlife — che invece ha risposto alle nostre mail. Stando a quanto ci dicono, hanno preso Kenny nel 2002 dal suo proprietario. Hanno poi scoperto che Kenny soffriva di deformazioni facciali causate da altre questioni ereditarie.

In una mail, Patricia Quinn - direttrice del rifugio - ci ha detto che la deformazione "è stata erroneamente attribuita alla sindrome di Down, ma è falso." Stessa cosa che si può dire per gli altri animali inseriti nei vari listicle del genere.


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Articolo di Mitchell Sunderland pubblicato originariamente da Broadly.