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Chi era il "Re del pesce", il superboss di 'ndrangheta

Il suo clan, che estendeva la sua influenza fino in Campania, era specializzato soprattutto nel controllo del traffico di prodotti ittici e stupefacenti.
Il boss Franco Muto

Lo chiamavano il "Re del pesce". Gestiva da circa 30 anni traffici e risorse economiche dell'alto tirreno cosentino, fino a sconfinare in Campania.

È stato arrestato stamattina Franco Muto, boss di Cetraro (Cosenza), nell'ambito di un'operazione del Ros e del comando provinciale dei carabinieri di Cosenza.

Classe 1940, Muto era stato condannato in via definitiva per associazione mafiosa: il suo clan era specializzato nel controllo del traffico dei prodotti ittici - da qui il soprannome, che gli è valso il titolo di ras della pesca locale - per un'area di 200 chilometri di costa circa.

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In sostanza, stando al Corriere della Sera, "i pescherecci che arrivavano al porto di Cetraro avevano l'obbligo di trasbordare ul pescato solo sui mezzi di Muto." Una prassi che durava sin dagli anni Settanta.

Gli interessi del "Re del pesce" si estendevano però anche al controllo quasi capillare dei servizi di lavanderia industriale per alberghi e della vigilanza per discoteche, in una zona dal forte impatto turistico che dalla stessa Cetraro arrivava a toccare le località balneari di Diamante, Praia a Mare, Scalea, fino al Cilento.

Sempre sotto il controllo del clan di Muto sarebbe stato anche il traffico di stupefacenti dell'area, soprattutto cocaina, hashish e marijuana.

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Franco Muto era considerato tra i 10 'ndranghetisti più potenti in Calabria: si pensa che le riunioni tra capibastone avessero luogo nell'ospedale di Cetraro, nel quale il boss avrebbe sistemato parenti amici e fatto allestire una propria stanza riservata al secondo piano.

Le ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri sono complessivamente 58, spiccate a carico del clan cetrarese per associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, estorsione e rapina. Sequestrati anche beni per circa 7 milioni di euro.


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