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Cosa significa essere asessuali in Italia

Abbiamo parlato con alcuni asessuali italiani per capire com'è vivere senza avere rapporti sessuali e senza provare attrazione per nessuno.
Foto Gruppo Asessualità/Arcigay Milano

Alice ha trent'anni, lavora come fotografa, e vive senza avere rapporti sessuali. Di più: non ne sente la mancanza, né il bisogno.

In un mondo in cui l'eros assume un peso sempre maggiore, permeando pubblicità e televisione, c'è chi - come lei - rivendica il diritto a non provare nessuno stimolo carnale.

Si chiama asessualità,e Alice Redaelli è tra coloro che si battono perché sia riconosciuta come quarto orientamento sessuale.

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"Te ne accorgi con l'età dello sviluppo, o almeno così è stato per me," racconta a VICE News. "I miei amici iniziavano ad avere interesse nel sesso. Io, invece, non sentivo nulla."

Non è questione di castità o di scelta. È semplicemente assenza di attrazione sessuale. "Il problema più grande è quello di non sapersi dare una definizione. Io ci sono riuscita, quasi per caso, a 17 anni."

"Nella biografia dell'autore di un romanzo lessi una frase che mi colpì molto: 'Non si sposò perché probabilmente asessuale.' È stato come se qualcuno avesse suonato un campanello nella mia testa. Ho cercato su internet e ho scoperto che c'erano tante persone con le mie stesse esperienze ed emozioni. È stata una grande liberazione," racconta.

"Ci si sente sbagliati e molto soli, finché non si dà un nome a se stessi."

Una ragazza asessuale durante una manifestazione. [Foto via VICE]

Proprio come nella comunità LGBT – alla quale molti di loro si sentono affini – il rischio di depressione per gli asessuali è piuttosto alto.

"È tutto conseguente allo stigma culturale," prosegue Alice. "Si è più facilmente soggetti ad episodi di bullismo, e sul sostegno psicologico l'Italia è ancora molto indietro. Oggi stiamo lavorando alla creazione di un piccolo database di psicologi e psichiatri già in grado di affrontare le problematiche di un asessuale."

Per non rischiare, come è accaduto a qualcuno, di sentirsi rispondere: "Preghiamo insieme perché tu possa tornare normale."

Dell'asessualità, in Italia, si parla molto poco. A tal punto che è difficile non solo riconoscersi in una definizione, ma anche immaginare una stima realistica del numero di asessuali.

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"Gli studi più citati stimano il numero di asessuali tra l'1 e il 5 per cento della popolazione a livello globale," spiega a VICE News Lea Uva, amministratrice del forum AVEN Italia che, con oltre 3mila iscritti, è la principale comunità online dedicata all'asessualità.

"L'Italia non si allontana dalla media internazionale, ma c'è molta meno conoscenza della materia rispetto ad altri Paesi—soprattutto a quelli anglofoni."

Da pochi giorni si è conclusa la Asexual Awareness Week, un'iniziativa internazionale che ha avuto anche il supporto dell'Arcigay di Milano, dove già esiste il Gruppo Asessualità, che organizza e promuove incontri in tutta Italia per sviluppare consapevolezza sul tema.

Flyer distribuiti durante un incontro pubblico a Padova (Foto via Gruppo Asessualità)

Tra i pochi studi realizzati sull'asessualità, uno dei più accreditati sull'argomento è sicuramente "Understanding Asexuality" di Anthony F. Bogaert, datato 2012. Il saggio "si basa su un sondaggio distribuito in Inghilterra a metà degli anni Novanta. Su un campione di 18mila persone, l'1 per cento degli intervistati rispose di non aver mai provato attrazione sessuale per nessuno."

Ma il risultato potrebbe essere molto diverso dalla realtà, e la percentuale di asessuali - secondo Lea - sarebbe molto più alta. Negli anni Novanta "vi era ancora meno consapevolezza e informazione sull'argomento. È probabile che molti abbiano risposto sulla base del loro orientamento romantico, non sapendo che attrazione romantica e sessuale possono andare in direzioni diverse e sono cose diverse."

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Gli asessuali si innamorano, come tutti. Possono essere romanticamente attratti sia da persone di sesso opposto che da persone dello stesso sesso, pur non provando alcuna desiderio carnale.

Il problema si pone quando la coppia è mista, composta cioè da una persona asessuale e da una persona con orientamento attivo. Ma è un problema solo relativo. "È complicato, certo," spiega Alice, "ma né più né meno di qualsiasi altro rapporto di coppia. Non ci si innamora a comando. Come è normale in amore, si scende a compromessi."

Non è detto quindi che un asessuale non abbia mai fatto sesso, né che non lo faccia sporadicamente per accontentare il partner. Soprattutto all'inizio, quando è importante "non deludere le aspettative."

Manifestanti al San Francisco Pride 2011 (Foto di Sara Beth Brooks)

È il caso di Alessandro, un meccanico toscano che preferisce non rivelare il suo cognome. "Lavoro in un'officina, dove per molto tempo i colleghi mi hanno etichettato come 'immune alla topa'. Sono stato anni a vergognarmi della mia mancanza di pulsioni."

Al contrario di Alice, per lui la consapevolezza è arrivata solo da adulto, a 40 anni. "Prima di capire di essere asessuale ho provato di tutto. Non volevo che mi si affibbiasse lo stigma di 'frocio'. Ma le uscite in discoteca e i viaggi 'della speranza' in Ucraina con gli amici non sono serviti a nulla. Ho anche avuto alcune storie con donne che si sono, presto, stancate di me. A 20 anni fare l'amore una volta al mese non era considerato normale."

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E vivere con questo 'peso' in un piccolo paese della provincia italiana non è stato facile. "Ho dovuto ammettere, prima a me stesso e poi agli altri, di essere parte di una minoranza: un 'sessuale non praticante'. Per anni ho creduto di essere malato. Ho sopportato la sensazione di essere 'uno sfigato'. La pressione sociale, su di me, è stata fortissima."

L'inaugurazione del Gruppo Asessualita? in Arcigay Milano (foto Gruppo Asessualità/Arcigay Milano)

Se qualcuno gli avesse spiegato che esistono gli eterosessuali, gli omosessuali, i bisessuali e, infine, anche gli asessuali, forse la sua adolescenza sarebbe stata un po' meno difficile. "Mi sarei risparmiato, certamente, tanti mal di stomaco. Costretto, per anni, a vivere una vita che non era la mia perché la società, i miei genitori, i colleghi mi facevano sentire sbagliato."

Ma spiegare che, invece, nell'asessualità non c'è niente di sbagliato, a volte è un affare complesso. "Mio padre ha 80 anni," conclude Alessandro. "Ho provato a raccontargli chi sono. Lui non ha capito. Oggi vive con il terrore che io sia gay."

A volte, invece, il coming out trova più comprensione. "Per tanti anni non ho detto nulla a casa, la mia era una famiglia di stampo cattolico e avevo paura di poter dar loro un dispiacere," racconta Alice. "Poi mi sono decisa e ho confessato, con le lacrime agli occhi, di essere un'asessuale. La risposta di mia madre è stata incredibile: 'Non conoscevo questa parola, ma avevo già capito tutto'. Mi ha tolto un gran peso."

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Leggi anche: Cosa pensano gli asessuali della nostra ossessione per il sesso


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Foto di apertura per concessione di Gruppo Asessualita/Arcigay Milano.

Thumbnail per social di Miroslav Vajdic su Flickr.