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giustizia

Amanda Knox sta facendo causa all'Italia per “trattamento inumano e degradante”

La Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo ha accolto il ricorso di Amanda Knox, che sostiene di aver subito un processo iniquo e di essere stata trattata in modo "inumano e degradante" dalla polizia italiana.
Amanda Knox lascia il carcere di Perugia in auto, il 3 ottobre 2011. (Foto di Scott335/Wikimedia Commons)

Nove anni dopo l'omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese trovata morta a 21 anni nel suo appartamento a Perugia, la vicenda si arricchisce di un nuovo capitolo — e protagonista è, ancora una volta, Amanda Knox.

Ieri, infatti, la Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo ha accolto in via preliminare il ricorso presentato contro l'Italia da Knox, la studentessa americana accusata di aver partecipato all'omicidio di Meredith Kercher nel 2007 e poi assolta definitivamente nel 2015.

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Secondo il ricorso, presentato nel 2013 da uno degli avvocati di Knox, Carlo Dalla Vedova, la donna avrebbe subito un trattamento iniquo nel corso del processo che la vide condannata tre anni di reclusione per calunnia contro Patrick Lumumba, il gestore di un pub di Perugia finito in carcere proprio a causa di alcune dichiarazioni di Knox.

Knox accusa l'Italia di non averle garantito un processo equo, non avendola "informata in tempi brevi e in una lingua a lei comprensibile della natura e dei motivi dell'accusa formulata a suo carico."

Secondo Knox e i suoi legali, gli interrogatori avvenuti il 6 novembre 2007 si sarebbero svolti senza la presenza del suo avvocato, senza un interprete professionale e indipendente, e con un'agente di polizia che svolgeva la funzione di "mediatrice" suggerendo a Knox come fossero andati i fatti la notte dell'omicidio di Meredith Kercher.

Nel ricordo, Knox sostiene che gli "scappellotti" che ha ricevuto sulla testa dai poliziotti rappresentano un trattamento "inumano e degradante," appellandosi all'articolo 3 della Convenzione europea sui diritti umani.

Knox e Raffaele Sollecito, fidanzati al tempo dell'omicidio, sono stati condannati in primo grado nel 2009 e poi assolti in appello nel 2011 dai tribunali di Perugia. Nel 2013, la Corte di Cassazione ha annullato le assoluzioni, rinviando il processo in appello, questa volta al Tribunale di Firenze. Knox e Sollecito sono quindi stati condannati in appello nel 2014, ma la condanna è stata rigettata definitivamente in Cassazione nel 2015, dichiarandoli di fatto innocenti.

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Per l'omicidio di Meredith Kercher è stato condannato in via definitiva Rudy Guede, un giovane ivoriano processato con rito abbreviato che sta scontando 16 anni di carcere.

Il ricorso presentato dai legali della Knox fa riferimento a diversi episodi avvenuti nel corso del lungo processo a carico della donna per sostenere i reclami rivolti alla Corte.

In particolare, sono riportate alcune istanze presenti nella sentenza di assoluzione emessa dalla Corte di Appello di Perugia il 3 ottobre 2011, in cui Knox e Sollecito vengono prosciolti dalle accuse di omicidio e violenza sessuale — ma in cui viene confermata la condanna di Knox a tre anni di reclusione per calunnie.

Nella sentenza si legge che le dichiarazioni rese da Knox il 6 novembre 2007, alla base della condanna per calunnie, non possono essere utilizzate per gli altri reati imputati alla donna, in quanto - come già osservato da una sentenza della Corte di Cassazione del primo aprile 2008 - l'interrogatorio si è svolto in assenza di un avvocato, rendendolo di fatto nullo.

Stando al ricorso, quindi, sarebbero stati proprio i giudici italiani a confermare nella sentenza del 2008, ripresa nel 2011, che la procedura nei confronti di Knox non si è svolta in maniera equa e conforme alle procedure.

Gli avvocati di Knox hanno reagito alla decisione della Corte di Strasburgo in modo diverso: Luciano Ghirga ha definito "quella della decisione della Corte di Strasburgo è una bellissima notizia."

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Al contrario l'avvocato Dalla Vedova è stato più cauto, affermando che "non si può parlare di soddisfazione, perché in questa vicenda c'è tanta sofferenza. Prendiamo comunque atto che il ricorso alla Corte di Strasburgo è stato accolto, come succede raramente."

Nella sentenza del 2011 si legge anche che le dichiarazioni spontanee di Knox durante gli interrogatori e le memorie scritte prodotte in seguito devono essere prese in considerazione tenendo a mente il contesto in cui sono state rilasciate.

In particolare, sono da considerare "la durata ossessiva degli interrogatori, condotti di giorno e di notte, da più persone, nei confronti di una giovane ragazza straniera che, al momento, non comprendeva né parlava bene l'italiano," e il fatto che Knox "non conosceva i suoi diritti, non aveva l'assistenza di un avvocato (che le sarebbe spettato considerando la gravità dei reati imputateli), ed era assistita da un interprete… che non si è limitato a tradurre."

L'interprete avrebbe infatti incoraggiato Knox a ricordare gli eventi di quella notte spiegando che, a causa del trauma, probabilmente la sua memoria era confusa. Questo, secondo la sentenza, implica che Knox durante l'interrogatorio ha subito una forte pressione psicologica - "la parola 'stress' sarebbe riduttiva," si legge - tale da far dubitare della spontaneità delle sue dichiarazioni, rese in piena notte dopo ore di interrogatorio.

La Corte di Strasburgo ha ora notificato il governo italiano del ricorso perché possa difendersi, e ha avanzato sia al governo italiano che a Knox delle richieste. In particolare, il governo italiano dovrà provare di non aver commesso le violazioni di cui è stato accusato, mentre Knox dovrà provare di aver esaurito le possibilità di ricorso all'interno del sistema giudiziario italiano.


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