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Poltronette

Il post in cui verrà rivelata la verità illuminante sugli esseri umani e su The Master

Parliamo del film che ha ricevuto Leone d'argento, Coppa Volpi e l'applauso di quattro persone alla proiezione stampa.

E così anche quest'anno, come del resto tutti gli anni, si è conclusa la Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia. L'atmosfera era vaga e desolata, e si riusciva a raggiungere i luoghi della Mostra senza inciampare in più di una persona alla volta. Che è insolito, e suggerisce l'idea, già confermata, che al cambio di testimone—esce il direttore Marco Müller, entra Alberto Barbera—il festival si sia in parte svuotato. Questo, sebbene a Cinematografo, il programma di Gigi Marzullo in cui hanno appena scoperto Twitter, abbiano sponsorizzato la 69ma Mostra come più amica dei giornalisti (meno proiezioni significa più tempo per vedere tutti i film), meno ricca di asiatici, e finalmente ripulita dal “glamour” degli anni precedenti. D'altra parte ho appena sentito qualcuno, a Cinematografo, pronunciare pusher “pàsher.”

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Quanto al glamour, non è del tutto vero. Cosa ci faceva, per esempio, Fiammetta Cicogna sul tappeto rosso di The Master? Sulle prime ho pensato, Mio Dio, ma Paul Thomas Anderson è rincoglionito, non gli bastava Tom Cruise in quel film.

The Master, appunto. Il film ha vinto Leone d'argento alla migliore regia e Coppa Volpi ex aequo a Philip Seymour Hoffman e Joaquin Phoenix per la migliore interpretazione. Non male, per un film alla cui proiezione stampa hanno applaudito quattro persone.

L'idea per quest'ultimo lavoro di Anderson ha avuto una gestazione di dodici anni, una lavorazione di più di cinque, e ha scontentato chiunque si aspettasse un finale rumoroso o un film a tesi, un trattato sulla diffusione di Scientology nei primi anni Cinquanta.

Il film schiva questi due punti, innanzitutto perché…

Joaquin Phoenix nel film interpreta Braccio di ferro

In secondo luogo, perché, in maniera un po' sorniona, nelle recenti interviste Anderson ha negato quasi tutti i legami con la storia di Scientology. Ha parlato di The Master come di una bromance, ha sostenuto che l'ispirazione viene, sì, da Scientology, ma soltanto in parte. Lo si può capire, in fondo: il film ha avuto una storia più che travagliata (accettato da Universal, poi bloccato, poi finanziato da una signora megaricca, poi ripreso in mano dalla Weinstein Company), e non sapremo mai quale fosse la sceneggiatura di partenza. Tom Cruise, alla proiezione del film, si è incazzato comunque.

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In ogni caso, The Master non soffre di tutto questo, è pur sempre un film che Santo cielo, Paul Thomas Anderson, benedetta la tua mamma, e a livello cinematografico rappresenta una summa di tutta la filmografia precedente. Ci sono i lunghi, sontuosi pianisequenza di Boogie Nights, ma Anderson sa esattamente quando indugiare in campi medi che si concentrano sull'azione e guardano le nuche dei personaggi e in primi piani che convogliano tutta la tensione. Non a caso, i due attori hanno vinto la Coppa Volpi. Primo piano. Coppa Volpi. Primo piano.

Coppa Volpi.

Paul Thomas Anderson ha deciso di intraprendere questa insolita strada registica per cui i suoi personaggi devono camminare ogni volta sempre più storti; infatti Joaquin Phoenix ha più sciatica di Daniel Day-Lewis ne Il petroliere e cammina a gambe più larghe di John C. Reilly in Sydney.

Gli attori, tra l'altro, darebbero vita al film anche se a livello visivo fotografia, movimenti di macchina, montaggio, non fossero stati impeccabili quanto in realtà sono, non fosse per un flashback orrendo. Cinematograficamente, The Master è una summa di tutto il cinema che Anderson ha fatto finora. Narrativamente, non riesce a essere perfetto, ed è comunque un risultato eccellente.

The Master parla di un piccolo uomo istintuale e animalesco (Joaquin Phoenix) che incontra un uomo che si crede grande e regolato dall'intelletto (Philip Seymour Hoffman). The Master parla innanzitutto del potere della persuasione, nella scaltrezza dell'accettare i reietti per plasmarli, ed è vero, non cita Scientology, ma parla di Scientology più di quanto si sia disposti a credere. Lo fa con la gobba di Joaquin Phoenix, il sottogola di Philip Seymour Hoffman, con Amy Adams moglie rigida e stronza manipolatrice, e con (SPAZIO INFORMAZIONI:) Todd di Breaking Bad.

Lo fa in maniera rigorosa fino ai 20 minuti finali, che si discostano dal Finale-sopra-le-righe cui siamo stati abituati da Anderson e che, in effetti, sono forse la parte più vicina alla bromance di tutto il film. Il finale è l'unico momento su cui l'attenzione si perde. (Una donna uscita dal cinema insieme a me, tuttavia, non era della stessa idea. Ha descritto The Master come: "Per fortuna mia sorella non si è sorbita questo strazio.") Esce in Italia a gennaio 2013.