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Cosa c'è dietro l'ascesa di CasaPound a Bolzano

Un episodio di cronaca ha recentemente riacceso le polemiche su CasaPound a Bolzano — la prima città in cui il movimento estremista è riuscita a eleggere un proprio consigliere con una lista autonoma. Ecco cosa c'è dietro.
Un presidio di CasaPound a Bolzano. [Foto via Facebook/CasaPound Bolzano]

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Aggiornamento del 9 maggio 2016: Alle comunali di Bolzano, per le quali si è votato domenica 8 maggio, CasaPound Italia ha guadagnato il 6 per cento dei consensi, passando da 1 a 3 consiglieri comunali.

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A Bolzano, quello del 23 gennaio è un pomeriggio freddo e soleggiato.

Intorno alle 14.30, davanti ai giardini della stazione, circa mille persone si raccolgono in corteo alle spalle di un furgoncino su cui è montato un piccolo sound system. Basta dare uno sguardo rapido ai colori di bandiere e striscioni o ascoltare i primi interventi scanditi al microfono per capire, però, che non si tratta di una street parade.

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"Una manifestazione così, a Bolzano, non si vedeva da molti anni. Anzi forse non si è mai vista," dice a VICE News un ex militante di Rifondazione Comunista, che ha accettato di parlare a condizione di anonimità. "È un peccato che la si sia dovuta organizzare per rispondere a un fatto così grave. Ma è comunque positivo che si sia riusciti a darla, questa risposta."

Il fatto grave di cui parla l'interlocutore è un'aggressione ai danni di un ragazzo di 17 anni, avvenuta la notte del 13 gennaio a pochi metri di distanza dalla Rockaforte, il garage che ospita la sede cittadina di CasaPound.

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Ad oggi, la dinamica dei fatti non è ancora stata del tutto chiarita. Sulle prime pare che il ragazzo fosse passato davanti al garage cantando "Bella Ciao"; in un secondo momento sembra che "Bella Ciao" fosse la suoneria del sua cellulare, attivatasi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Mentre sulle bacheche di Facebook si discute se cantare "Bella Ciao" per strada possa o meno configurarsi come un atto provocatorio, il ragazzo finisce in ospedale con una prognosi di 30 giorni.

Grazie all'analisi delle videocamere di sorveglianza poste nella zona dove è avvenuto il pestaggio - e sulla base di alcune testimonianze - il 29 gennaio la procura di Bolzano apre un'indagine per l'aggressione a carico di un esponente locale di CasaPound, Davide Brancaglion, che fin da subito nega ogni coinvolgimento nella vicenda.

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L'indagine della procura diventa immediatamente un caso politico. Brancaglion infatti ricopre un ruolo istituzionale: è stato eletto consigliere della circoscrizione Don Bosco alle ultime elezioni comunali. Voci che ne chiedono le dimissioni arrivano da buona parte delle forze politiche, non soltanto da sinistra.

[Foto via Facebook/CasaPound Bolzano]

Durante una seduta del consiglio di circoscrizione a cui partecipano anche trenta militanti di CasaPound, per voce del presidente di circoscrizione Federico De Piccoli, anche il Movimento 5 Stelle ne chiede le dimissioni. Lo fa persino Giovanni Benussi, il candidato sindaco appoggiato da CPI nell'ultima tornata elettorale, il quale dichiara che "sospensione o dimissioni: in questi casi - in attesa che tutto si chiarisca - sono la cosa migliore."

Brancaglion comunque non si dimette - "solo se me lo chiedono i miei vertici" - e incassa l'appoggio della sua organizzazione. Anche in questo caso, come fa notare l'antropologa Maddalena Gretel Cammelli nel recente saggio Fascisti del terzo millennio. Per un'antropologia di CasaPound, "la posizione di CP nei riguardi della violenza oscilla tra due opposte esigenze: da una parte la necessità 'di proteggere la credibilità esterna del movimento'; e dall'altra 'l'idea e retorica del fascismo italiano', che giustificava l'uso di tutte le forme di violenza contro i suoi opponenti."

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Lo scorso 1 aprile, con un comunicato apparso sulla sua pagina Facebook, CasaPound punta tuttavia il dito contro una giustizia che viene tacciata di essere troppo incline all'ascolto di giornali e televisioni: "La gogna mediatica innescata dalla stampa, le manifestazioni dell'estrema sinistra e le accuse dei vari esponenti politici hanno secondo noi avuto un ruolo decisivo nelle indagini se si considera che il nostro militante, fino a pochi giorni fa non risultava nemmeno iscritto nel registro degli indagati," si legge.

Il precedente: l'aggressione di marzo 2015

Nello svolgimento del dibattito pesa però - agli occhi dell'opinione pubblica - un episodio precedente, risalente al marzo del 2015, quando a finire vittime di un gruppo di esponenti di CasaPound sono tre militanti di sinistra poco più che ventenni.

È la sera di San Patrizio quando i tre sono prima apostrofati a male parole in un pub cittadino, poi seguiti e infine circondati e aggrediti da un gruppo di sette o otto persone, mascherate e armate di tirapugni. Uno di loro resta a terra dopo l'aggressione. Il nome del consigliere di circoscrizione di CasaPound compare anche in relazione a questa vicenda.

In un'articolo sull'aggressione del 13 gennaio 2016, il quotidiano Alto Adige riferisce infatti che "Brancaglion è stato individuato dalle telecamere di videosorveglianza in occasione di un altro pestaggio [quello appena citato, ndr] in città ai danni di alcuni giovani dell'ambiente della sinistra cittadina."

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Se l'uomo figuri anche tra i quattro militanti fascisti denunciati per quella vicenda non è dato saperlo visto che, a oggi, i nomi non sono stati resi pubblici.

Mappa delle attività di CasaPound a Bolzano [via Salto.bz]

Di pubblico dominio è invece l'ammontare del risarcimento pagato all'aggredito dai quattro militanti di Casa Pound coinvolti nel pestaggio: 1.000 euro. Durante il dibattimento il loro difensore, l'avvocato Tonon, ha perseguito una strategia difensiva volta a derubricare a "lesioni personali semplici" l'iniziale accusa di "lesioni personali aggravate," facilitata dalla lieve entità delle ferite riportate da uno dei tre ragazzi aggrediti e dal mancato ritrovamento del tirapugni che, secondo alcune ricostruzioni, sarebbe stato utilizzato dai militanti di Casa Pound.

Può essere che sia questo uno dei motivi per cui, nei giorni precedenti al corteo antifascista del 23 gennaio, sui social network ha preso nuovamente a circolare un post, pubblicato dal blog "Trento Antifascista," in cui si discute quella che viene definita "la pessima idea di denunciare i fascisti alla polizia."

La sigla "Trento Antifascista" nasce, come si apprende leggendo la sezione "chi siamo" del sito, dalla mobilitazione contro l'apertura di una sede di CasaPound nel quartiere Madonna Bianca a Trento, e in risposta ai numerosi episodi di violenza squadrista di cui il capoluogo e il Trentino sono stati teatro negli ultimi anni.

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Episodi gravi, a cui si aggiunge il fatto che la provincia è stata indicata come uno dei nodi del network neofascista di cui avrebbe fatto parte anche Giovanni Battista Ceniti, l'ex militante di CasaPound recentemente condannato a 20 anni di reclusione con rito abbreviato per l'omicidio di Silvio Fanella, considerato il "cassiere" del faccendiere romano Gennaro Mokbel.

Sulla scelta di non denunciare gli episodi di violenza alle forze dell'ordine non peserebbe soltanto l'idea del rifiuto della delega - proprio dei movimenti anarchici e antagonisti - ma anche un senso diffuso di sfiducia che nascerebbe dalle responsabilità che media, politica e istituzioni hanno nei confronti del revival squadrista.

L'ascesa di CasaPound a Bolzano

Come scrive Wu Ming 1, il Nordest è un laboratorio in cui si possono osservare - nel loro farsi - alcune delle tendenze politiche più rilevanti di questi anni.

La transizione da realtà sottoculturale a soggettività politica di CasaPound è una di queste, che a Bolzano ha trovato uno sbocco inatteso, favorito da una legge elettorale senza soglie o sbarramenti.

Alle ultime elezioni amministrative, tenutesi a maggio 2015, la cittadinanza bolzanina ha eletto in consiglio comunale Andrea Bonazza. Con 309 voti, Bonazza è il primo consigliere eletto in Italia in una lista targata CasaPound, che ha totalizzato il 2,4% delle preferenze.

Bonazza - che in un'intervista a La Zanzara affermava, tra le altre cose, che Giacomo Matteotti fu l'unico oppositore politico ucciso del fascismo - non è però l'unico consigliere comunale bolzanino a provenire dalle fila di CasaPound.

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Altri due eletti hanno condiviso col movimento una parte del loro percorso politico, per poi prendere altre strade, senza però discostarsi dalla galassia della destra, ormai sempre più omogenea in quanto a temi e ragionamenti politici. Si tratta di Luigi Schiatti, ex Unitalia e tesserato di CPI, eletto nella lista civica di Giovanni Benussi (il candidato sindaco sostenuto anche da CasaPound) e Marco Caruso che, a detta di Bonazza, "viene dalla scuola politica di CasaPound, pur essendo stato letto nelle liste di Unitalia.

L'ascesa bolzanina di CasaPound si inserisce in un periodo cruciale per la città. Negli ultimi anni, l'illusione che l'Alto Adige non sarebbe stato toccato dagli effetti della crisi del 2008 si è lentamente dissolta, mostrando più di una debolezza nel sistema di welfare che ha garantito la pace sociale nella provincia dopo la lunga stagione di tensioni etniche vissuta a partire dagli anni Sessanta.

"A Bolzano," è il parere di Guido Margheri, capolista della sinistra locale alle prossime elezioni, "a cercare sponde tra i 'fascisti del terzo millennio'" sarebbero state "sia le forze di centrodestra, sia la Lega Nord, in accordo col progetto 'lepenista' di Matteo Salvini. Una convergenza che avviene su problemi come sicurezza, degrado o immigrazione," sostiene Margheri a VICE News.

A ottobre, tuttavia, la Lega Nord locale aveva rifiutato con veemenza l'accostamento alla formazione estremista: "La difesa dell'autonomia è per noi essenziale, non parliamo con chi è rimasto incastrato nella contrapposizione etnica. Con CasaPound ed ex fascisti non parleremo di certo," erano state le parole del leghista Maurizio Fugatti.

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Pochi mesi prima di queste dichiarazioni però, CasaPound era scesa in piazza insieme alla Lega durante il comizio di Matteo Salvini, sotto le insegne di Sovranità. In quell'occasione i militanti si erano comportati da servizio d'ordine, secondo l'Assemblea Antifascista Bolzano cercando lo scontro con un gruppo di contestatori presenti in piazza.

La situazione attuale

Alle incertezze della crisi, che qui colpisce un tessuto sociale poco preparato a resisterle senza i tradizionali paracadute istituzionali, si sono aggiunte crescenti tensioni legate all'accoglienza di profughi.

Bolzano e l'Alto Adige infatti sono l'ultima tappa italiana lungo una delle vie di transito che i migranti in fuga dall'Africa e dal Medioriente utilizzano per raggiungere i paesi del nord Europa. I pattugliamenti congiunti delle polizie italiana, austriaca e tedesca sui treni e la recente chiusura del Brennero hanno posto l'Alto Adige di fronte alla necessità di organizzare un sistema di accoglienza in grado di far fronte alla situazione.

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Intanto, sul fronte della politica, il prossimo 8 maggio si terranno le nuove elezioni comunali a Bolzano, dopo lo sgretolamento della precedente giunta e le dimissioni del sindaco, Luigi Spagnolli (PD).

Il progetto Benko

Infine, la città è al centro di un grande cambiamento infrastrutturale.

Entro pochi mesi i cittadini saranno chiamati a votare prima una consultazione in cui gli verrà chiesto di esprimersi sull'opportunità di permettere all'immobiliarista austriaco Rene Benko la costruzione di un centro commerciale a ridosso del centro cittadino e poi un referendum sull'allungamento della pista del piccolo scalo aeroportuale bolzanino. Due opere che, qualora dovessero essere completate, avranno un grande impatto sul futuro della città.

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Per la sua storia, la prima riveste un ruolo importante sul piano simbolico. Il percorso del progetto del centro commerciale è passato infatti per la complicata approvazione di una norma urbanistica, la 5 bis, detta "lex Benko".

Il vuoto di potere in cui versa oggi Bolzano è stato determinato anche dai contrasti politici che si sono generati intorno a questo progetto.

L'ex sindaco Spagnolli aveva infatti deciso di correre per il suo terzo mandato senza Verdi, SEL e Rifondazione Comunista, che avevano osteggiato l'iter del progetto per il centro commerciale — dando però vita, dopo la vittoria al ballottaggio, a un consiglio comunale incapace di esprimere una maggioranza ben definita, crollato poi pochi mesi fa roprio nel voto sul progetto Benko.

Prima di dimettersi, tuttavia, Spagnolli ha firmato un decreto che ha di fatto rimesso in campo il procedimento per la realizzazione del centro commerciale.

CasaPound, pur dichiarandosi contraria alle multinazionali e alla speculazione edilizia, ha votato a favore del progetto Benko, fidandosi di una serie di garanzie ricevute dal gruppo Signa (promotore del centro commerciale) su alcune questioni dichiarate fondamentali dal consigliere Bonazza.

Benko e CasaPound concordano anche sulla necessità di risolvere il degrado e affrontare il problema della sicurezza in città. A Bolzano - come anche a Trento - la percezione di insicurezza e la retorica del degrado si sono imposte nel dibattito pubblico, nonostante la città sia da anni stabilmente ai primi posti nelle classifiche per la qualità della vita.

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Sicurezza e decoro, spesso declinati in chiave di contrasto all'immigrazione, sono temi fondanti della politica delle nuove destre. Perciò, a Bolzano come altrove, CasaPound ha organizzato pulizie dei parchi, manifestazioni e presidi per la sicurezza, e non ha risparmiato critiche verso le politiche e le iniziative di accoglienza verso i migranti.

Per le emergenze da cui è attraversata, per il vuoto di potere in cui versa e per le decisioni che i suoi cittadini sono chiamati a prendere, decisive per disegnare il futuro della città, Bolzano rappresenta per CasaPound un simbolo di grande importanza anche a livello nazionale.

Replicare alle prossime elezioni amministrative l'exploit dell'ultima tornata elettorale, confermando uno o più consiglieri anche davanti agli sbarramenti previsti dalla nuova legge elettorale comunale approvata in fretta e furia alla fine di gennaio, sarebbe un risultato straordinario.

Diversamente da un anno fa, CasaPound correrà da sola, con un proprio candidato sindaco, Maurizio Puglisi Ghizzi. Nella conferenza di presentazione della lista, in cui figura ancora il nome di Davide Brancaglion, Andrea Bonazza e il candidato sindaco hanno usato toni muscolari e parole pesanti, rivendicando il proprio stile di azione politica. Uno stile che comprende la possibilità di andare "contro la legge, come succede diverse volte" o di ricorrere alle minacce per velocizzare le cose e ottenere alcuni precisi obiettivi.

Non una rivendicazione esplicita, ma alla luce di queste dichiarazioni, la violenza di strada e le aggressioni di questi mesi, a cui andrebbero aggiunti anche i tafferugli di cui i militanti di CasaPound si sono resi protagonisti a margine del comizio di Matteo Salvini, appaiono come una tattica utile a mantenere l'agibilità politica e il controllo delle strade.

Resta da capire se il rinvio a giudizio di Brancaglion per il pestaggio di gennaio, chiesto il primo aprile dalla PM Luisa Mosna, avrà conseguenze sulla strategia aggressiva adottata da CasaPound in questi mesi e quanto questa pagherà in termini di consenso alle prossime elezioni.

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Foto in apertura via pagina Facebook di CasaPound Bolzano.