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opinioni e analisi

Nell'Italia del 2015 sparare e uccidere un ladro può farti diventare un politico

La candidatura del pensionato-pistolero Francesco Sicignano a Milano mostra quanto la politica in Italia sia sprofondata in basso.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
Grab da Quinta Colonna

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Nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Marino tenutasi oggi pomeriggio, Forza Italia ha annunciato una candidatura – in vista delle prossime elezioni comunali di Milano – piuttosto particolare: quella di Francesco Sicignano, il pensionato di Vaprio d'Adda che lo scorso 19 ottobre aveva ucciso con un colpo di pistola un ladro, e che tutt'ora è indagato per omicidio volontario.

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Il partito, a quanto riportano le cronache, l'ha preso in considerazione in base alla sua qualità di "simbolo" per tutti quei cittadini che vogliono "la sicurezza e libertà di vivere i propri spazi senza che questi vengano violati."

Presentando la sua candidatura, Sicignano – che ha fatto sapere di aver sempre votato il Movimento Sociale Italiano e di condividere "la passione per la gnocca" con Silvio Berlusconi – ha sciorinato i suoi punti programmatici, tutti incardinati sul principio che la proprietà è un "sacrosanto diritto da difendere."

Anzitutto, ha spiegato il pensionato, visto che "in Italia non c'è sicurezza" si dovrebbe fare un "decreto legge" sulla legittima difesa per "poi procedere a cambiare le leggi di questo Paese che non sono chiare." Chi viola il diritto di proprietà, ha puntualizzato Sicignano, "deve farsi dieci anni"; chi "entra in una casa in cui ci sono persone dentro deve avere 15 anni, 20 se lo fa di notte, 25 se lo fa con altri complici."

L'aspetto legislativo deve comunque essere accompagnato da quello "operativo," che ad avviso di Sicignano dovrebbe essere il seguente: "partire da Nord a Sud per un mese con l'esercito e rastrellare tutto il territorio," perché "sul territorio c'è di tutto."

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Questa svolta elettorale si inserisce in una cornice di rinnovata polemica sul tema della legittima difesa. Tra l'altro, era stato proprio il caso di Francesco Sicignano - così come quello del rigattiere vicentino Ermes Mattielli - ad aver riacceso un dibattito che, non sorprendentemente, era immediatamente degenerato in provocazioni e strumentalizzazioni politiche di ogni tipo.

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A quest'ultimo riguardo – e a differenza del comportamento tenuto, ad esempio, dal benzinaio Graziano Stacchio – Sicignano non aveva mostrato troppo insofferenza. Anzi: con le sue dichiarazioni non solo aveva alimentato gettato benzina sul fuoco, ma aveva fatto intendere di non disdegnare un ingresso in politica.

Solo qualche giorno dopo l'accaduto, infatti, il pensionato si era sfogato ai microfoni di SkyTg24 rammaricandosi "di quello che è successo" e dicendo di "stare male." Poco dopo, però, Sicignano si era scagliato contro il "branco di idioti [i politici] che stanno giù a Roma," chiosando con un articolato "è ora di finirla, ne abbiamo pieni i coglioni."

Le comparsate mediatiche del pensionato non erano di certo finite qui. Invitato a Domenica Live, il programma domenicale di Canale 5 condotto da Barbara D'Urso, Sicignano se l'era presa con il giornalista Piero Sansonetti, rivolgendogli frasi del genere: "Chi dice che dovevo alzare il dito e sparare in aria è un idiota, sa dove deve metterselo quel dito? Non si può ragionare così in una situazione del genere."

Di contro, il pensionato aveva elogiato Matteo Salvini – anch'egli ospite in studio – definendolo "parte dei politici che vivono sul territorio, non idioti. È coerente, cosciente, ha passione. […] La ringrazio, quelli sani hanno una mentalità, gli altri un'altra. Noi italiani siamo un bravo popolo, ma siamo amministrati da un branco di idioti."

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Due settimane fa, al fianco di politici di centrodestra locali, Sicignano aveva tenuto una specie di comizio a Gorgonzola, in cui aveva affermato che "la prima misura da adottare su scala nazionale sarebbe quella di istituire ronde in tutte le città, perché l'unica cosa che il governo Renzi sta importando è la delinquenza." In più, ha suggerito il pensionato, "bisognerebbe utilizzare le caserme dismesse per rinchiudere i delinquenti che arrivano nel nostro Paese e mettere l'esercito a sorvegliarli."

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Non sorprende del tutto, quindi, che l'epilogo di questa vicenda sia sfociata in una candidatura—dopotutto, il caso era uscito sin da subito dal campo in cui teoricamente sarebbe dovuto rimanere confinato: la cronaca locale.

E non sorprende nemmeno che un partito (in questo caso Forza Italia, ma poteva tranquillamente essere anche qualcun altro) si sia prestato ad assecondare le mire politiche di un personaggio del genere.

La candidatura di Sicignano, infatti, ha mostrato una volta per tutte come dietro a questi casi – oltre all'isteria del momento e alle solite tirate propagandiste sulla sicurezza – non ci sia altro che manipolazione politica di basso livello, volta a fomentare le pulsioni da Far West di un certo tipo di elettorato per poi raggranellare qualche voto in più alle urne.


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