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Guardie di nessuno: cosa sta succedendo nelle due ‘carceri fantasma’ italiane

Ogni giorno le 14 guardie del carcere di Sala Consilina si recano sul loro posto di lavoro, nel quale però non ci sono più detenuti da 3 mesi.
Foto di Lalupa/Wikimedia Commons

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Ogni giorno le 14 guardie del carcere di Sala Consilina si recano sul loro posto di lavoro, come sempre. Sorvegliano la struttura, ordinano l'archivio, garantiscono la sicurezza del centro. Ma di detenuti, lì dentro, non ce ne sono più da 3 mesi.

Sulla carta, infatti, il penitenziario non esiste più, chiuso per effetto del decreto legge firmato lo scorso 27 ottobre dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando.

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Le celle sono vuote, e gli agenti - almeno a detta di Daniele Capece, segretario generale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria (SAPPE) - "stanno lì a guardare le mura."

Costoso, inadeguato e con troppi pochi detenuti: in periodo di spending review, il futuro della prigione campana sembrava segnato.

Il documento inviato dal ministero al Comune lega la decisione della soppressione "all'antieconomicità del mantenimento dell'attualecasa circondariale… e la grave inadeguatezza della stessa sotto il profilo strutturale e della sicurezza."

"La soppressione dell'istituto può consentire una significativa economia di risorse complessiva," continua il decreto. Fondi che dovrebbero così essere dirottati su altri servizi detentivi della zona.

Eppure, quella di Sala Consilina doveva essere una struttura-modello in Italia.

Nel 2010, era stata inserita tra i sette penitenziari 'prioritari' per risolvere l'emergenza carceri. L'ampliamento dell'istituto avrebbe dovuto permettergli di ospitare fino a 200 detenuti.

Invece non se ne è fatto niente e dallo scorso ottobre il carcere dovrebbe essere cancellato,  attirando l'attenzione dei media nazionali. Anche se, per ora, le 14 guardie della polizia penitenziaria, i due agenti amministrativi e un medico continuano a essere operativi nella struttura 24 ore su 24.

Leggi anche: Dentro la radicalizzazione jihadista nelle carceri italiane

"È ridicolo, vergognoso e poco rispettoso verso i cittadini vedere che il denaro pubblico viene sperperato in questo modo," lamenta il sindaco di Sala Consilina, Francesco Cavallone, intervistato da VICE News.

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"Non ce l'ho con i dipendenti che probabilmente avranno ricevuto l'ordine di rimanere lì, ma con il ministero. Si parla tanto di spending review e poi nessuno prende provvedimenti per questa vergogna di pagare inutilmente degli agenti di polizia penitenziaria, che non credo stiano facendo granché."

Cavallone ha cercato di impedire la chiusura della struttura presentando ricorso al TAR della Campania, il quale però ha ritenuto la soppressione adeguata per una questione di "razionalizzazione amministrativa".

Settimana scorsa il sindaco Cavallone si è incatenato al cancello d'ingresso del carcere in segno di protesta. Secondo lui, l'intera vicenda è stata gestita in modo disastroso dal ministero della Giustizia.

"Sono venuto a sapere della chiusura del carcere una settimana dopo l'emissione del decreto," sostiene Cavallone. "Io faccio parte dello stesso partito del ministro della Giustizia (PD, ndr) ma, al di là di questo, all'interno di rapporti istituzionali si devono avvertire le autorità locali, anche solo per rispetto del territorio. Lo dovrebbe sapere, il ministro Orlando, ma gli manca l'abc della correttezza istituzionale."

La chiusura del carcere di Sala Consilina rientra in un piano più ampio di "razionalizzazione" delle spese avviato dal ministero della Giustizia. In poche parole, i penitenziari più piccoli, o difficili da riammodernare, vengono tagliati.

Non succede solo nel Vallo di Diano: spostandoci più a Nord, infatti, la storia non cambia.

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Il 19 gennaio scorso un altro decreto firmato dal ministro Orlando ha cancellato il carcere di Sant'Agostino a Savona. L'istituto doveva essere chiuso - riporta il documento - per le stesse ragioni che hanno portato alla soppressione del penitenziario campano: "antieconomicità," "modesta capacità ricettiva" e "grave inadeguatezza dell'immobile."

Leggi anche: Da un decennio non c'erano così pochi detenuti stranieri nelle carceri italiane

Anche qui, però, restano 40 guardie in servizio affianco agli unici due detenuti in attesa di essere trasferiti altrove, e peraltro in stato di semi-libertà visto, godendo delle condizioni previste dall'articolo 21: in pratica sono solo obbligati a dormire all'interno dell'istituto, che di conseguenza rimane vuoto durante il giorno.

Una situazione "paradossale," come denuncia a VICE News Michele Lorenzo, segretario regionale per la Liguria del SAPPE.

"È uno spreco totale. Da una parte lo Stato dice che non ci sono soldi e bisogna risparmiare, ma dall'altra ci obbliga a non fare nulla. Non è la volontà dei poliziotti, non sono i fannulloni di turno. Loro vogliono lavorare ma qualcuno glielo sta impedendo."

Il personale, dice Lorenzo, potrebbe essere dirottato su altri istituti, dove la carenza di agenti rende difficile mantenere l'ordine.

"C'è una fortissima sproporzione tra il numero di detenuti e quello di agenti all'interno delle carceri," spiega Lorenzo. "Nella sola Liguria questa mattina abbiamo raggiunto 1.410 detenuti su una capienza regolamentare di 1.150. Il personale penitenziario, che dovrebbe essere intorno alle 1.110 unità, raggiunge invece solo quota 890." Un sovraffolamento che potrebbe essere aggravato dalle prossime chiusure delle carceri.

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Il piano di dismissione avviato dal ministero della Giustizia dovrebbe riguardare circa venti penitenziari dislocati lungo la penisola.

Il timore è che si vengano a creare altre situazioni anomale, dove carceri fantasma vengono abitate solo da personale in esubero mentre le altre strutture versano in condizioni invivibili.


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Foto di Lalupa via Wikimedia Commons rilasciata su licenza Creative Commons