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La Cina starebbe ammorbidendo le condanne degli attivisti che si confessano 'sovversivi'

Un attivista cinese condannato a tre anni per sovversione si è visto sospendere la pena dopo aver confessato. Ma la situazione in termini di dissenso e diritti civili, nel paese, è un po' più complessa.
L'attivista Wang Yu.

Un attivista cinese condannato a tre anni per sovversione si è visto sospendere la pena dopo aver confessato.

Zhai Yanmin era stato arrestato nel luglio 2015 insieme a decine di altri impiegati e collaboratori dello studio legale Fengrui di Pechino, specializzato in casi di alto profilo sui diritti umani.

L'agenzia Xinhua spiega che la sentenza relativamente più morbida sarebbe dovuta al fatto che Zhai "non ha obiettato" dopo la presentazione delle prove da parte dell'accusa.

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Attivisti e gruppi a supporto dei diritti umani avevano comunque condannato la sentenza, denunciando anche il fatto che i parenti del condannato non avevano potuto accedere al tribunale.

Le accuse ai suoi danni, secondo l'agenzia, avrebbero compreso l'aver disturbato l'ordine pubblico dello Stato e aver postato commenti online contro il governo.

"Zhai Yanmin era da tempo influenzato da fazioni anti-cinesi, e aveva gradualmente adottato un'ideologia che aveva in animo di rovesciare il sistema attuale," si legge nelle trascrizioni parziali del processo. "Con le sue azioni ha seriamente danneggiato la sicurezza dello Stato e la stabilità sociale."

L'arresto di Zhai era arrivato dopo aver organizzato un sit in fuori dal tribunale della provincia di Shandong, a corredo di una stretta sulle manifestazioni di dissenso sui diritti umani rinforzata da quando il presidente Xi Jinping è entrato in carica più di tre anni fa, e che ha incluso anche la revoca delle licenze per molti avvocati.

Non a caso, il verdetto nel processo di Zhai arriva il giorno dopo che un avvocato dello stesso studio legale, Wang Yu, sarebbe stato rilasciato in attesa del processo: in un video apparso su varie testate giornalistiche, lo si vede criticare lo studio in questione, e sostenere di esser stato "dominato da forze straniere."

"Io sono cinese e accetto solo la leadership del governo cinese."

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Quello di Wang Yu, tuttavia, sarebbe un caso esemplare: secondo quanto riportato da numerosi media e analisti, malgrado l'ammorbidimento nell'ambito di alcuni processi di carattere 'politico', il governo cinese starebbe diventando sempre più intransigente nei confronti delle critiche sul rispetto dei diritti umani sul territorio nazionale.


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