Rin from Osamu Sato's Eastern Mind.
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Nonostante abbia curato un catalogo di giochi che ha offuscato o letteralmente obliterato la concezione di ciò che dovrebbe o non dovrebbe essere un videogioco nel corso degli anni, Sato stesso ha espresso il concetto di non essere mai stato nel business dei videogiochi, citando il loro uso solamente come veicolo di un'espressione artistica e come motivazione per coinvolgere il pubblico."Non ho particolare interesse nel fare o nel giocare un videogioco. Semplicemente è successo che i giochi fossero il modo migliore per esprimere il mio ego artistico. Per esempio, lo slogan promozionale per LSD era "Questo non è un gioco." Quindi trovo le mie creazioni più vicine all'arte contemporanea che ai videogiochi.Considerando che gli unici altri lavoro che ha inviato nel passato erano le opere che ha menzionato nella nostra conversazione o "le app non-videoludiche per i-αppli (parola giapponese per i telefoni NTT) " possiamo concludere che ciò che abbiamo visto è la conclusione della carriera di uno sviluppatore incredibilmente capace.Fino al giorno in cui Sato deciderà di tornare ai videogiochi e alla produzione di arte che va aldilà del medium tradizionale, rimarrà una delle personalità più avanguardiste e interessanti nel mondo del gaming cult, uno spirito che infesta chi cerca il surrealismo e chi brama altri titoli come quelli che ha prodotto nel passato.Sfortunatamente, sembra che nonostante il suo allontanamento da LSD: Dream Emulator sia avvenuta molti anni fa, sia ormai permanente, e a noi sono rimasti solamente frammenti di ciò che sarebbe potuto essere."Penso che le mie creazioni siano una sorta di arte contemporanea fatta con le console."