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Questo documento riservato rivela che presto l'UE potrebbe intervenire militarmente in Libia

Le forze dell'Unione Europea, che controllano il Mediterraneo centrale per bloccare i trafficanti di esseri umani, potrebbero presto entrare nelle acque territoriali libiche.
Des migrants sont transportés vers un navire de la marine italienne lors d’une opération de sauvetage dans la Méditerranée, le 6 septembre 2014. (Photo de Giuseppe Lami/EPA)

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L'Unione Europea avrebbe in programma di estendere la sua operazione militare contro i trafficanti di esseri umani, nota come "Sophia," inviando anche truppe di terra in Libia.

Stando a un documento riservato rilasciato a VICE Alps e a Wikileaks da una fonte di alto profilo di uno dei paesi dell'UE - che ha chiesto di rimanere anonima - la missione Sophia è pronta a entrare nelle acque territoriali libiche per fermare i trafficanti di esseri umani, ma non lo farà finché non sarà richiesto dalle autorità libiche.

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Tuttavia, la Libia non ha ancora un governo nazionale unitario in grado di avanzare una simile richiesta, date le lacerazioni interne tra due governi rivali e altri gruppi armati.

Il rapporto è stato scritto dall'ufficiale italiano al comando dell'operazione Sophia ed è indirizzato alla Comitato Militare dell'Unione Europea e al Comitato Politico e di Sicurezza. Il documento fa anche riferimento a una "Fase 3" dell'operazione, che potrebbe indicare l'eventuale presenza di truppe dell'Unione Europea in Libia — anche qui, però, solo quando sarà istituito un governo nazionale con cui poter dialogare.

Il rapporto del contrammiraglio Enrico Credendino, datato al 29 gennaio scorso, spiega che da ottobre la missione è entrata nella fase 2A, che comporta l'uso di 16 navi e velivoli di diversi paesi dell'UE per fermare i trafficanti in acque internazionali.

Credendino definisce la missione un successo, affermando che la forza sotto il suo comando ha arrestato 46 trafficanti e distrutto 67 imbarcazioni. Le persone presenti sulle barche sono state salvate e portate nei centri di accoglienza per rifugiati, generalmente in Italia.

L'arresto di 46 trafficanti potrebbe sembrare un numero esiguo nell'ambito di una crisi che lo scorso anno ha portato sulle coste europee circa un milione di persone, ma stando al rapporto l'operazione Sophia ha avuto degli effetti importanti. Ora i trafficanti preferiscono trasportare la maggior parte delle persone partendo da est, passando dalla Grecia invece che dalla Libia — la zona di cui si occupa la missione.

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Federica Mogherini, l'Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell'Unione Europea, e il comandante dell'Operazione Sophia, il contrammiraglio Enrico Credendino, durante una conferenza stampa tenutasi a Roma a settembre 2015. (Foto di Massimo Percossi/EPA)

"Prima dell'inizio dell'operazione c'era una distribuzione uniforme tra chi usava la rotta centrale e chi quella orientale, ora invece il 16 per cento [dei] migranti usa la rotta centrale, mentre l'83 per cento dei migranti passa dalla rotta orientale," si legge nel rapporto, che fa riferimento ai corridoi usati dai trafficanti attraverso la Libia o l'Europa sud-orientale.

"Da un punto di vista militare, sono pronto a passare alla fase 2B in Acque Territoriali libiche," scrive Credendino nel rapporto. Questa fase comporterebbe un avvicinamento alle coste libiche per arrestare i trafficanti, "ma ci sono una serie di ostacoli politici e legali che devono essere affrontati prima che io possa raccomandare questa transizione," scrive l'ufficiale.

Fino a quando non ci sarà una decisione legale sulle "nostre facoltà di arrestare i sospetti trafficanti nelle Acque Territoriali, e su chi giudicherà i sospetti trafficanti arrestati," le forze europee (22 dei 28 paesi UE stanno contribuendo alla missione) rimarranno fuori dalle acque libiche.

Leggi anche: L'intervento militare in Libia è sempre più vicino — e stavolta toccherà anche all'Italia

Stando al comandante delle operazioni, è solo una questione di tempo prima che la missione Sophia si sposti in Libia.

"Quando l'operazione SOPHIA passerà alle fasi 2B e 3, molto probabilmente i trafficanti dovranno nuovamente adeguarsi alla situazione," scrive Credendino.

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"L'estensione dei progressi di Op SOPHIA nelle Acque Territoriali libiche o su territorio libico potrebbe causare un maggiore rischio di reazione da parte dei trafficanti per contrastare gli sforzi dell'operazione e assicurarsi i guadagni derivanti dalla propria attività," aggiunge il militare, indicando che ci sono effettivamente dei piani per un possibile intervento di terra in Libia.

Ma questo non può avvenire senza un aumento delle navi e dei velivoli coinvolti - cosa che, secondo quanto scritto da Credendino nel documento, sarà richiesta questo mese - e soprattutto finché non ci sarà un governo che sia in grado di richiedere l'intervento delle forze europee in Libia.

Al momento ci sono due entità rivali nel paese, sorte dalle elezioni del 2014 che hanno seguito il rovesciamento del regime di Muammar Gheddafi nel 2011. Il parlamento riconosciuto a livello internazionale ha sede a Tobruk, nell'est del paese, mentre nella capitale Tripoli si trova un altro parlamento dominato dalle fazioni islamiche e che afferma di essere l'organo legislativo legittimo. Oltre a queste due forze c'è lo Stato Islamico, che è arrivato in Libia nel 2014 — stanziandosi prima a Derna, dove le milizie locali gli hanno giurato fedeltà, e ora a Sirte, una delle maggiori città del paese che il gruppo ha dichiarato capitale della Libia.

Le Nazioni Unite hanno negoziato un accordo di pace tra i due parlamenti rivali, ma siamo ancora lontani dalla formazione di un governo di unità nazionale.

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Una pagina del rapporto sulla missione Sophia compilato dall'EUNAVFOR MED, acronimo della "Forza Navale Mediterranea dell'Unione Europea."

Secondo la fonte UE, entrambe le autorità locali rivali hanno dichiarato che non possono tollerare una possibile operazione europea su suolo libico.

Stando a quanto contenuto nel rapporto, si potrebbe ottenere un "invito" offrendo la possibilità di addestrare la Marina e la Guardia Costiera libica, in modo da "dare alle autorità libiche qualcosa in cambio per la loro cooperazione nella lotta all'immigrazione illegale. La collaborazione potrebbe rappresentare uno degli elementi di un approccio UE onnicomprensivo, che possa portare un invito a operare sul territorio durante le attività della Fase 2."

"Inoltre, un addestramento congiunto durante la fase 2 potrebbe aiutare a conseguire maggiore sicurezza e facilitare il compimento delle operazioni della Fase 3 insieme alle autorità libiche," scrive Credendino.

Tuttavia, la fonte UE sostiene che, secondo Frontex - l'agenzia dell'Unione Europea che si occupa di proteggere i confini esterni dell'unione - l'addestramento delle forze navali libiche e della Guardia Costiera locale vorrebbe dire addestrare anche i leader delle reti di trafficanti.


La versione originale di questo articolo è stata pubblicata su VICE Alps

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