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Il padre dei cartelli messicani della droga è appena uscito di prigione

Ernesto Fonseca Carrillo, noto come Don Neto, è stato trasferito agli arresti domiciliari: la sua eredità sul narcotraffico messicano è tangibile ancora oggi.
Archivo Agencia EL UNIVERSAL/JMA (GDA via AP Images)

Mentre il narcotraffico messicano - ormai orfano di alcuni dei suoi capi più influenti - si adatta lentamente a un nuovo scenario, uno dei suoi "padri nobili" è appena stato rilasciato di prigione.

Si tratta di Ernesto Fonseca Carrillo, condotto agli arresti domiciliari martedì scorso per ragioni di anzianità, per un'età ancora incerta che fluttua tra i 73 e gli 86 anni.

Comunemente noto come 'Don Neto', Fonseca ha già scontato 31 dei suoi 40 anni di carcere per esser stato coinvolto nel rapimento, la tortura e l'uccisione dell'agente della DEA Enrique "Kiki" Camarena, nel 1985.

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Don Neto, personaggio che a vederlo sembra essere uscito da una scena del Padrino, è stato uno dei padri putativi del mercato illecito di stupefacenti in Messico, influenzandolo - con il suo operato - fino ai giorni nostri.

Alla fine degli anni Settanta, infatti, Fonseca fondò il famigerato cartello di Guadalajara insieme al suoi partner Miguel Ángel Félix Gallardo, specializzandosi nello smercio di marijuana ed eroina — fino all'incontro con Pablo Escobar, e l'ingresso della cocaina sul mercato locale e americano.

Le autorità messicane, su spinta del governo di Washington, smantellarono l'organizzazione dopo l'omicidio dell'agente della DEA Camarena: in pochi anni, Don Neto, Félix Gallardo e altri membri chiave del gruppo - come Rafael Caro Quintero - vennero arrestati e condannati a morte.

Quest'ultimo, Caro Quintero, è stato rilasciato 3 anni fa, ed è adesso latitante a causa di un nuovo mandato di cattura. Pochi giorni fa, Quintero ha rilasciato un'intervista da un luogo segreto, nella quale nega di aver ucciso l'agente americano e giura di conoscere l'identità dei veri aguzzini — che adesso sarebbero tutti morti o in prigione. Comunque, ha aggiunto, rivelerà tutto in un libro.

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L'eredità di Don Neto sul narcotraffico messicano, anche a distanza di decenni, è tuttora evidente. Suo nipote, Amado Carrillo Fuentes, ha infatti fondato il cartello di Juárez, che controllava il mercato negli anni Novanta guadagnandosi il soprannome di El Senor de los Cielos, essendo specializzato nel trasporto e nello smercio aereo — tant'è che molte delle rotte illegali create dal suo cartello e da quello di Guadalajara sono servite ancora oggi come punti di transito molto frequentati.

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Joaquín "El Chapo" Guzmán stesso - arrestato e poi evaso più di una volta, e diventato una celebrità di rilievo internazionale - ha lavorato per il cartello di Don Neto come sicario, prima di diventare leader del cartello di Sinaloa.

Sempre dal cartello di Guadalajara, poi, trae origine quello di Tijuana, fondato dal nipote del vecchio partner di Don Neto - Miguel Ángel Félix Gallardo - col nome di Arellano Félix.

I leader di queste organizzazioni, comunque, sono tutti morti o in carcere.

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