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Di cosa parliamo quando si parla di droghe dello stupro in Italia

"Per la maggior parte le vittime sono donne, tra i 18 e i 19 anni. Vanno in discoteca, bevono qualcosa, lasciano incustodito il bicchiere, bevono di nuovo e non ricordano più cosa sia successo".
Foto di Mulloy Morrow/Flickr

Se n'è tornato a parlare una decina di giorni fa, dopo che un 24enne è stato fermato dalla polizia ferroviaria a Vercelli con 24 flaconi di Alcover, farmaco utilizzato in alcune terapie per la dipendenza da alcol e contenente il principio attivo GHB — una delle più note tra le cosiddette "droghe dello stupro."

Il GHB, insieme al rohypnol, alla ketamina, ma soprattutto all'alcool, è una delle sostanze usate per commettere violenza sessuale, su donne e uomini. Ne sono state trovate dosi massicce anche nel corpo di Luca Varani, il giovane ucciso e seviziato a Roma il 4 marzo scorso in circostanze ancora da chiarire.

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Luisa Cirella, coordinatore infermieristico del centro di soccorso per violenza sessuale e domestica della clinica Mangiagalli di Milano, fa un elenco completo: "Possono essere l'etanolo, le benzodiazepine, i cannabinoidi, gli oppiacei, la ketamina e l'acido gamma-idrossibutirrato, noto come GHB," spiega a VICE News.

Proprio quest'ultimo è spesso considerato la "droga dello stupro" per eccellenza, continua. "Provoca questa amnesia anterograda, che non riesci a ricordare quello che hai fatto. Hai un buco, da quando hai bevuto a quando ti risvegli a casa senza slip, o a fianco al letto di qualcun altro ma non ricordi quello che è successo."

Inoltre, rispetto ad altre sostanze - ad esempio le benzodiazepine, farmaci impiegati per curare disturbi d'ansia, attacchi di panico e insonnia - che riducono chi le assume "come un sacco di patate," sotto effetto di GHB si rileva non solo un iniziale stato di disinibizione che favorisce l'avvicinamento al possibile stupratore, ma la vittima può addirittura sembrare partecipe durante gli atti di violenza, commenta Cirella. "Non è addormentato o assopito come con le altre sostanze."

Generalmente, le cosiddette "droghe dello stupro" sono inodore, incolore, insapore e facili da somministrare come polveri o liquidi, attraverso bevande alcoliche e non. "Per la maggior parte [le vittime] sono donne, anche ragazze tra i 18 e i 19 anni. Vanno in discoteca, bevono qualcosa, lasciano incustodito il bicchiere o la bottiglia, dopo bevono di nuovo e non ricordano più cosa sia successo," spiega Cirella.

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Nella maggioranza dei casi, fa notare, l'alcol è una costante. Infatti l'etanolo, insieme alla benzodiazepine, è la sostanza più comunemente rilevata al centro di soccorso della Mangiagalli, anche in concomitanza con altre droghe.

A fine maggio, a Varallo, vicino a Torino, una ragazza è stata violentata da un sedicenne dopo essere stata drogata con Rivotril, una benzodiazepina usata come antiepilettico che causa perdite di coscienza e di memoria.

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Come osserva Cirella, è importante fare prelievi di sangue e urine il prima possibile, e comunque non oltre le 48 ore, perché molto delle "droghe da stupro" vengono metabolizzate ed eliminate velocemente dall'organismo, non risultando rilevabili nel sangue, nelle urine e nella saliva anche in meno di una giornata.

Ma spesso le vittime si rivolgono a centri di aiuto soltanto uno o due giorni dopo la violenza subita, quando i ricordi cominciano ad affiorare o i racconti degli amici si fanno più sospetti.

Soltanto nel 2015, il centro milanese della Mangiagalli ha accolto oltre 850 vittime di violenza domestica e sessuale. In estate, si registra il numero più alto di casi.

"I 'non ricordo' sono molti," commenta Cirella, "almeno una centinaia." E sarebbero in aumento, anche grazie alla facilità con cui è adesso possibile reperire molte delle sostanze via Internet.


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Foto di Mulloy Morrow via Flickr, rilasciata su licenza Creative Commons