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Grosso guaio nel paradiso dell'erba: una guerra tra bande sta sconvolgendo Amsterdam

Le politiche progressiste dei Paesi Bassi in fatto di droghe sono state un esempio per tutto il mondo, ma hanno anche nascosto sotto il tappeto molti problemi — che adesso stanno tornando a galla.
Photo via Robin Van Lonkhuijsen/EPA

Il 10 marzo, la testa mozzata di un uomo di 23 anni è stata esposta all'ingresso di un narghilè bar di Amsterdam, noto ritrovo di spacciatori. Il resto del corpo della vittima è stato trovato all'interno di un'automobile bruciata dall'altra parte della città.

È l'ultimo orripilante episodio nella guerra tra gang rivali che, secondo le autorità, ha causato circa il 20 per cento di tutti gli omicidi avvenuti negli ultimi tre anni nei Paesi Bassi, uno dei paesi col tasso di uccisioni più basso al mondo.

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La faida è scoppiata quando quattro anni fa un carico di cocaina è scomparso dal porto di Anversa, in Belgio. Da allora, alla guerra tra gang è stata attribuita a colpa di numerosi omicidi in tutto il paese. L'ondata di violenza mostra come anche in un paese noto per le sue politiche progressiste sulla droghe possa cadere vittima della guerra alle droghe.

Le guerre di droga, in pratica, sono iniziate a L'Aia con la firma della Convenzione internazionale sull'oppio nel 1912 — il primo trattato internazionale per il controllo delle droghe. L'accordo è stato il primo passo verso l'istituzione delle Nazioni Unite e l'approvazione di tre trattati severi sul controllo delle droghe che hanno in larga parte determinato le politiche internazionali sul tema.

A partire da martedì, l'Assemblea generale dell'ONU terrà una sessione straordinaria di tre giorni a New York per discutere le politiche dei prossimi anni — nella prima session di questo genere, dal 1998. I sostenitori della riforma ritengono che le normative esistenti abbiano causato più danni che altro, e anche l'OMS, l'agenzia ONU per la sanità, ha richiesto che vengano implementate misure di riduzione del danno e depenalizzazione per i consumatori di droga.

Nonostante gli olandesi abbiano trovato un compromesso con i trattati internazionali che sembra avere grande successo nel ridurre i danni per i consumatori, questo approccio ha spesso tenuto i problemi relativi ai crimini di droga nei Paesi Bassi nascosti al pubblico.

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Le droghe nei Paesi Bassi occupano una sorta di posizione limbo. Tutte le droghe comunemente considerate illegali sono ufficialmente proibite, ma le pene per possesso sono molto basse o inesistenti, a seconda della sostanza e della quantità in questione. In realtà, ci sono diversi gradi di depenalizzazione per diverse sostanze, e altrettante normative contraddittorie.

I coffee shop di Amsterdam ne sono l'esempio più famoso. Dispensano cannabis sia alla gente del luogo che ai turisti, sebbene la droga sia illegale da produrre, possedere e vendere. Ma una volta che la marijuana arriva dietro il bancone del coffee shop, la legge non viene più applicata, per spirito di tolleranza verso le droghe leggere, purché i negozi mantengano il loro stock basso e non vendano più di cinque grammi a cliente. Questo compromesso permetterebbe ai Paesi Bassi di rispettare comunque le convenzioni ONU sulla droga.

'È un sistema fondamentalmente sbagliato, che pompa milioni nei giri della malavita.'

"Questo sistema a due livelli - in cui puoi venderla apertamente ma non puoi produrla - è completamente fallimentare," dice Jan Brouwer, un professore di legge all'Università di Groningen, specializzato sulle politiche della droga in Olanda. "È un sistema fondamentalmente sbagliato, che pompa milioni nei giri della malavita."

Brouwer non crede necessariamente nella regolamentazione delle droghe, ma pensa che il limite di danno per alcune droghe non possa comunque giustificare il sistema attuale.

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"Consiglio al governo di dare avvio alla regolamentazione al più presto, per prevenire che queste bande criminali, sempre più forti, si impossessino completamente del mercato. Abbiamo provato con questo sistema a due livelli per 40 anni, adesso," dice. "Per amor di chiarezza giudiziaria, è arrivata l'ora di scegliere. O facciamo come l'America che ha tolleranza zero ed è chiaro a tutti, o, finalmente, facciamo un passo in avanti. Proviamo a legalizzare la cannabis prima, e poi vediamo."

La reputazione degli olandesi per la loro tolleranza è sempre stata più il prodotto di tante persone che vivono in uno spazio ristretto piuttosto che del loro supporto per i diritti degli altri. "Fatti gli affari tuoi, che io mi faccio i miei" riassumerebbe meglio la cultura olandese, invece che "vivi libero o muori."

Questo sentimento è stato espresso anche dal commento che il primo ministro olandese Mark Rutte ha rilasciato durante un'intervista del 2014. "La gente dovrebbe fare del proprio corpo quello che vuole, basta che sia informata riguardo ai danni che le loro azioni comportano," aveva detto.

Rutte aveva anche aggiunto nella stessa intervista che la legalizzazione della cannabis secondo il modello del Colorado – in cui lo stato tassa e regola tutti i livelli del processo di produzione, e gli adulti oltre i 21 anni possono acquistare erba da negozi con licenza statale – era fuori questione. "Se lo facessimo," aveva detto, "saremmo lo zimbello d'Europa."

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A parte la tolleranza di facciata, la cultura della droga dei Paesi Bassi non è molto diversa da quella del resto del mondo. Nonostante l'idea fuorviante di Amsterdam come paradiso dell'erba, alla gente non importa molto della cannabis, e la produzione rimane vietata. Per la maggioranza degli olandesi, la marijuana è per lo più una roba da turisti o qualcosa con cui divertirsi quando sei ancora a scuola. Circa il 24 pe rcento della popolazione adulta del paese l'ha provata, una percentuale alta, ma solo il 10 per cento l'ha fatto lo scorso anno, una percentuale piuttosto bassa.

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Il fatto che le persone facciano uso di droghe è un dato di fatto nel paese, ma l'approccio sanitario ha reso la vita dei consumatori di droghe nettamente migliore rispetto a 40 anni fa. Le medicine con obbligo di ricetta sono regolate in maniera severa e vengono sospese quando il medico sospetta di un abuso. Il trattamento per la dipendenza è pagato sotto il piano d'assistenza sanitaria universale. E la più progressiva delle norme prevede anche la somministrazione gratuita di eroina per chi ne sia dipendente, presso centri specializzati.

"Il nostro programma per l'eroina è stato di grande successo," dice Floor van Bakkum, capo per la prevenzione presso il Centro per dipendenza Jellinek a Amsterdam, che è finanziato dal sistema sanitario nazionale. "Siamo in grado di prenderci cura dei tossicodipendenti, farli uscire dal crimine, diminuire il tasso di malattia, limitare il danno e alla fine assicurarci che non ci siano nuovi tossicodipendenti nei gruppi che avevamo in cura all'inizio."

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L'età media dei tossicodipendenti da oppiacei è al momento ben oltre i 40 anni, e continua a salire. Le overdose si susseguono, ma i Paesi Bassi si trovano nella fascia europea più bassa, con un tasso di 9,1 morti da overdose da oppiacei per 1 milione di adulti. In confronto, gli Stati Uniti hanno un tasso di circa 83 overdose da droghe illegali e 123 da medicinali con obbligo di ricetta.

L'approccio sanitario ha migliorato la qualità di vita di chi fa uso di droghe, riuscendo a trasformare con successo la droga in un problema di salute invece che una questione criminale.

"Nel sistema olandese, l'uso di droghe è sempre considerato prima un problema di salute, dice. "È solo nella vendita e nella produzione che la prospettiva criminale entra in gioco."

Ma ecco dove persiste il problema: lo scorso anno, i 2.5 milioni di olandesi che fumano cannabis, i 260.000 che fanno uso di MDMA e 170.000 cocainomani si sono tutti riforniti attraverso reti illegali.

L'erba viene reperita localmente e l'hashish arriva soprattutto dal Nord Africa, secondo la gente del posto che lavora nell'industria della cannabis. Un rapporto della polizia del 2012 indicava che la cocaina è trafficata soprattutto dai porti di Rotterdam o Anversa e poi distribuita in tutta Europa. Le droghe sintetiche come l'MDMA sono per lo più trafficate a livello locale, visto che i Paesi Bassi rimangono uno dei più grandi produttori mondiali.

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"La produzione di droghe sintetiche avviene soprattutto all'interno di magazzini, palazzine d'uffici, capannoni industriali o fuori, in campagna," si legge nel rapporto della polizia del 2012, un sommario anonimizzato di circa una dozzina di inchieste a lungo raggio.

All'inizio del mese, 150 persone sono state arrestate dopo che una lunga inchiesta aveva scoperto una grande operazione per la produzione di droga. Le autorità hanno riferito al giornale olandese NCR che il laboratorio era grande abbastanza da produrre "70 chili di MDMA più volte a settimana."

Il mercato della droga è quello che è, e la distribuzione criminale della droga può diventare facilmente un caposaldo dell'economia locale, incoraggiando corruzione e riciclaggio di denaro. Combattere il mercato illegale della droga costa ai Paesi Bassi circa 900 milioni di euro all'anno. Se la cifra fosse calibrata alla popolazione statunitense, sarebbe pari a quasi 17 miliardi di euro — più o meno l'equivalente del budget annuale della NASA.

Al contrario degli Stati Uniti, i Paesi Bassi non hanno leggi sulla recidiva e non impongono sentenze minime. Manca anche una militarizzazione della polizia su larga scala, e tutte le prigioni sono statali anziché private. Nonostante la popolazione carceraria sia generalmente diminuita a causa dell'età, circa il 17.5 per cento di tutti i detenuti olandesi sono finiti in carcere per aver violato l'Opium Act.

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Guarda il documentario di VICE News Amsterdam's War on Weed:

Nicole Maalsté, una sociologa indipendente, studia le persone che lavorano nell'industria illecita della droga all'interno del paese. La polizia e i dipartimenti di governo spesso le chiedono aiuto per comprendere queste reti criminali. In un'email a VICE News, ha spiegato che le persone che lavorano nel business olandese dell'erba possono essere suddivise in varie categorie.

"Primi, i classici criminali che cercano di fare soldi in ogni modo possibile," dice. "Secondi, i pionieri che amano la pianta e non credono di commettere qualcosa di sbagliato. Poi ci sono i contadini che cercano di trovare una soluzione per la loro azienda durante la crisi, e i lavoratori per caso che sono stati costretti dalla vita o da altri criminali a cominciare a coltivare."

Negli ultimi anni, dice, la repressione del governo ha spaventato molti degli entusiasti dell'erba e ha invece professionalizzato quelli che lo fanno solo per i soldi.

L'altro problema del sistema olandese attuale, che non persegue chi consuma droghe ma dà la caccia ai produttori, è che riduce la qualità delle sostanze, rendendole più pericolose. La cocaina è quasi sempre tagliata con qualcos'altro, e le pasticche cattive causano morti. La qualità delle pasticche di ecstasy varia a seconda del numero di convulsioni causate dalle partite precedenti, portando occasionalmente alla morte.

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Mentre il sistema olandese ha delle grandi mancanze, le attuali convenzioni ONU proibiscono ai paesi di legalizzare e regolare la droga per uso ricreativo.

Specificatamente, la Singola convenzione per le droghe narcotiche del 1961 sancisce che gli stati membri hanno "l'obbligo generale" di "limitare esclusivamente a quello medico e scientifico lo scopo della produzione, manifattura, esportazione, importazione, distribuzione, vendita, uso e possesso di droghe."

Piet Hein van Kempen, un professore di legge e procedura criminale all'Università di Radboud nei Paesi Bassi, è stato recentemente incaricato dal Ministro della Giustizia di studiare se i trattati internazionali offrano potenziale margine per "legalizzare, depenalizzare, tollerare e/o regolare la cannabis per uso ricreativo." La sua risposta è stata un enfatico no.

"Se anche guardi soltanto i trattati dell'ONU e le leggi europee, anche il nostro sistema attuale non sarebbe ammesso," scrive. "Ogni mossa non volta a applicare le leggi contro la droga è una violazione dei trattati."

'Se anche guardi soltanto i trattati dell'ONU e le leggi europee, anche il nostro sistema attuale non sarebbe ammesso.'

Negli Stati Uniti, dove tre stati e Washington, DC hanno legalizzato la marijuana per uso ricreativo, l'amministrazione Obama ha sostenuto – tra lo scetticismo di alcuni membri della comunità internazionale – che mantenere l'erba fuorilegge a livello federale e permettere ad alcuni stati di legalizzarla sarebbe conforme ai trattati ONU. Molti governi, inclusi Russia, Iran, Cina e altri che hanno scelto un approccio severo, insistono che i trattati possono essere interpretati solo come un divieto assoluto sulle sostanze illegali.

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Van Kempen e un altro ricercatore stanno al momento lavorando a un libro che considera soluzioni al di fuori dei trattati sulla droga dell'ONU. Non ha voluto entrare in particolari, ma, aggiunge, "posso dire che molte persone troveranno i risultati interessanti."

La guerra alla droga è sempre stata presentata come una campagna per la salute pubblica e contro il crimine organizzato. Il sistema a due livelli dei Paesi Bassi non ha solo rimosso i peggiori eccessi della guerra alla droga, ma anche ristretto la visione del pubblico sui problemi che ne fanno parte, rendendo difficile creare un movimento che spinga verso la regolamentazione.

Uno dei partiti più grandi del paese supporta il principio della legalizzazione, ma i suoi membri non vogliono avviare una campagna sul tema per paura di ritorsioni politiche.

Alle domande sugli effetti delle politiche sulla droga olandesi rispetto al crimine organizzato, Martin van Rijn, il segretario alla salute del paese, ha praticamente risposto che non è ancora pronto un verdetto, ma che non importa cosa accadrà alle politiche sulla droga del paese, servirà che anche il resto del mondo si decida ad agire perché si possa fare la differenza.

"Questo è un problema internazionale," dice. "Quindi non dobbiamo illuderci che se i Paesi Bassi cominciassero a fare le cose diversamente, questo aiuterebbe a risolvere i problemi sempre più grossi che abbiamo con il crimine organizzato."

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