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Politică

'Cerveza y democracia': per i peruviani di Milano le elezioni sono una festa totale

Domenica 5 giugno, in contemporanea con le amministrative, più di 40.000 sudamericani si sono recati ad Assago, alle porte di Milano, per eleggere il nuovo Presidente del loro Paese: il Perù.
Due elettrici peruviane ad Assago. [Foto di Francesco Floris/VICE News]

Il parcheggio è stracolmo di auto, l'odore di olio permea l'aria. Ovunque ci sono birra e musica andina, mentre i cristiano-evangelisti distribuiscono volantini e qualcun altro offre piatti di chicarròn de cuy - la carne di porcellino d'India - e i picarones, le frittelle peruviane a forma di ciambella.

Domenica 5 giugno più di 40.000 sudamericani hanno preso possesso del Mediolanum Forum di Assago, alle porte di Milano. E hanno votato — non per Giuseppe Sala, Stefano Parisi o per gli altri aspiranti sindaci di Milano, ma per eleggere il nuovo Presidente del loro Paese: il Perù.

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La scelta cadeva fra i due candidati arrivati al ballottaggio dopo il primo turno delle presidenziali, svoltosi domenica 10 aprile. Keiko Fujimori, 41 anni, del partito Fuerza Popular o Fuerza 2011 e figlia di Alberto Fujimori - il leader di origini giapponesi che ha guidato la nazione fra il 1990 e il 2000 e che oggi sconta una condanna in carcere a 25 anni per corruzione e violazione dei diritti umani - e Pedro Pablo Kuczynski, politico di lungo corso, più volte ministro, del PPK - Alianza por el Gran Cambio.

Kuczynski è un economista di origini polacche, che vanta parentele da parte di madre con il regista francese Jean-Luc Godard, e che ha lavorato per la Banca Mondiale e per il Fondo Monetario Internazionale.

Uno dei due sostituirà a Plaza de Armas il presidente uscente, l'ex chavista Ollanta Humala. Entrambi non hanno ottenuto la maggioranza assoluta al primo turno e per vincere hanno bisogno dei voti delle altre liste, tra cui spicca il Frente Amplio di Veronika Mendoza, la giovane di sinistra radicale il cui peso specifico in questo ballottaggio è diventato decisivo.

Un venditore abusivo di bibite e acqua fresca.

Dovevano essere 26mila i peruviani votanti a Milano, da sommare ai 23 milioni di elettori in patria, ma ne sono arrivati più di 40mila. È "l'indotto," come lo definisce l'agente di polizia in borghese - visibilmente innervosito - che coordina la sicurezza ad Assago.

Il riferimento è a bambini e figli sotto i 18 anni che non hanno maturato il diritto a votare ma accompagnano i genitori, i commercianti e i venditori ambulanti improvvisati per l'occasione, oltre ai musicisti o ai semplici accompagnatori che hanno riempito il Forum come non mai.

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Le elezioni, per questa comunità, non sono semplicemente politica. Il grigiume delle amministrative italiane che si svolgono in contemporanea, osservato da questo festival di 'birra e democrazia', non è che un un sentore lontano.

"Per noi è una celebrazione e un modo per rivedere parenti e amici," ci spiegano Lilly ed Elena, che ci hanno avvicinato solo per segnalarci degli abusivi, abituate forse ai giornalisti segugi del degrado. In effetti nel 2006 e nel 2011, alle ultime tornate di presidenziali, erano seguite polemiche per la sporcizia e i danneggiamenti causati dall'evento.

Quando le due signore si accorgono del nostro disinteresse per gli abusivi ci portano a mangiare in un chiosco - è la quarta volta in due ore - con una certa insistenza. È una scusa per presentarci una delle star del ritrovo latino: si chiama Stella, ha 12 anni, e a detta loro sarebbe la campionessa lombarda di ginnastica ritmica.

La presunta campionessa Stella e la sua famiglia.

Stando a Lilly ed Elena, la stampa non avrebbe dato sufficiente rilievo alla giovane atleta, fotografandola di fianco alle sue compagne di squadra, e dedicandole soltanto un breve trafiletto sul giornale locale. Le due donne ci invitano alla cerimonia di premiazione di Stella, il 12 giugno, quando il Presidente di Federginnastica - tale Rossi, di cui però non si trova traccia nell'organigramma della Federazione - dovrebbe incoronarla.

C'è chi, verso gli italiani, ha anche qualche rimostranza. Come Esteban Cordoba, un signore di una certa età che vende i marcianos, i ghiaccioli aromatizzati tipici del Paese andino, a forma di Calippo e rivestiti da un involucro di plastica.

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Cordoba accusa gli italiani di vendere un tabacco che non è vero tabacco, poiché trattato chimicamente. L'uomo ha anche da ridire sulle patate - una vera ossessione per i peruviani che ne coltivano oltre 3000 varietà - e i pomodori. Discute animatamente del "San Marzano" con un napoletano che lavora per una società di sicurezza esterna, e sosta a pochi metri da lui.

Luis, da qualche anno cittadino italiano, in attesa che sua moglie esca dai seggi.

Luis, invece, sta in piedi lungo una transenna indossando occhiali da sole a specchio. Sua moglie è entrata nel seggio, e la sta aspettando fuori: cittadino italiano e residente a Milano, Luis non può votare per il Perù. In compenso, prima di sera la sua preferenza andrà ad uno tra Parisi, Sala, Rizzo, Cappato, Corrado e gli altri candidati a Palazzo Marino.

"Sono più patriottico di voi. Io tifo per l'Italia ai mondiali e agli europei perché questo Paese mi ha accolto e dato un lavoro," spiega Luis. "I miei colleghi non tifano per la nazionale solo perché non ci sono giocatori dell'Inter".

L'uomo lavora come operaio nel settore dell'alluminio, ed è arrivato in Italia nel 1995. Quando gli chiediamo una previsione sul nuovo Presidente peruviano non ha dubbi: Kuczynscki. Ed è un sentimento diffuso in questo angolo di Milano trasformatosi in Sudamerica per un pomeriggio: la maggior parte delle persone che intervistiamo parteggiano per il leader del PPK. Secondo loro, al ballottaggio Kuczynscki è in grado di intercettare un maggior numero di indecisi.

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Carolina mentre cerca di spiegarci chi è Pedro Pablo Kuczinsky.

C'è però anche chi non vede l'economista di buon occhio. È "un liberale di centrodestra, per usare le vostre categorie," spiega a VICE News Carolina, una giovane che vive a Milano con la sua compagna e scherza sulle unioni civili appena approvate, specificando "che centrodestra e centrosinistra da noi non significano nulla."

A Pedro Pablo Kuczinsky non viene perdonato il suo passato da Ministro dell'Economia sotto la presidenza Toledo, quando a detta degli scettici avrebbe "svenduto", attraverso una concessione molto vantaggiosa, i più importanti giacimenti di gas del paese a un consorzio di multinazionali chiamato Camisea - di cui fanno parte la spagnola Repsol e l'americana Hunt Oil.

I giacimenti sono localizzati in parte all'interno della Riserva Nahua-Nanti, patrimonio dell'Unesco per la biodiversità. Un'area che ha alle spalle un passato di sfruttamento e morte e dove gli investimenti esteri hanno storicamente prodotto tensioni con la popolazione locale, a cominciare dalle malattie con cui gli operai della Shell contagiarono la tribù dei Nahua negli anni Ottanta, sterminandone circa la metà. In generale, il Paese vive da decenni un altro dramma, quello dei campesinos, i contadini cacciati dalle loro terre con le buone o con le cattive per fare spazio alle piantagioni di coca dei narcotrafficanti o ai giacimenti di gas e minerali.

Manifesti di accusa contro Fujimori ad Assago.

Nonostante queste dure critiche, molti dei peruviani a Milano preferiscono l'economista alla Fujimori: del resto sono arrivati in Europa negli anni Novanta, fuggendo dal regime instaurato dal padre. L'ex Presidente aveva adottato soluzioni economico-politiche di stampo pinochettiano: apertura dei mercati, con i primi accordi di libero scambio - oggi il Perù ne ha diversi con Usa, Cina, Giappone, Corea e Ue, oltre agli altri Paesi latini - ma anche un uso indiscriminato della violenza, soprattutto sulla minoranza indio.

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Leggi anche: Il boom del traffico di cocaina sta trasformando il Perù in un narco-stato

Oltre al fenomeno dei desaparecidos peruviani, all'ex leader della nazione non vengono perdonati finanziamenti illegali ai servizi segreti, il cosiddetto "l'autogolpe" del 1992, quando il Presidente concentrò su di sé tutti i poteri dello Stato — incluso quello giudiziario.

E ancora: la strage di Barrios Altos nelle favelas di Lima, un'altra strage all'Universidad La Cantuta, quando 25 studenti furono giustiziati a sangue freddo dai militari, e sopratutto la sterilizzazione forzata di quasi 300mila donne indio.

Un gruppo di donne si reca alle urne insieme ai figli.

I peruviani a Milano se ne ricordano e hanno appeso dei manifesti lungo la galleria che collega il Forum al parcheggio. Per questi fatti Alberto Fujimori è stato condannato al carcere fino al 2032, dopo un periodo di latitanza in Cile.

La figlia Keiko ha comunque promesso che non userebbe il suo potere per fargli ottenere sconti di pena, e che non reprimerebbe la stampa e le opposizioni: tuttavia, il suo partito resta marchiato dall'ideologia fujimorista. Ad Assago c'è però chi sostiene che, se non liberasse il padre, non sarebbe solo "una pessima politica," ma anche "una cattiva figlia."

Cartelli in spagnolo che indicano l'ubicazione dei diversi seggi.

Infine, c'è che li detesta entrambi. "Posso votare per una mezza giapponese e un altro mezzo russo?" - che poi sarebbe polacco - si domanda Juan. "Non sono razzista, ma vorrei un Presidente di Lima o lì vicino." Venire da Lima è, tra i peruviani, una sorta di orgoglio. "Tutti dicono di venire dalla capitale," spiega però Carolina, "ma la metà mente."

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A prescindere da provenienza e idee politiche, le elezioni per i peruviani di Milano sono una gigantesca festa che dura dalle 6 mattino, tre ore prima che aprano i seggi, al tardo pomeriggio. L'affluenza difficile da giustificare, ma c'è un trucco.

"Un motivo molto concreto c'è per la presenza di tutte queste persone," racconta a VICE News Gloria Lopez, ragazza che lavora come badante in Italia e che per tutto il giorno ci fa da Cicerone. "Se non vai a votare ti prendi una multa di 100 euro. Se non paghi la multa viene sospesa la validità del tuo documento fino a quando non saldi".

Predicatori evangelisti in azione durante le votazioni presidenziali a Milano.

In patria la situazione è analoga. Anzi, peggiore: agli elettori che hanno votato viene intriso un dito di inchiostro blu, affinché possano mostrare alla polizia di essersi recati ai seggi. Chi non ha il dito blu viene accompagnato alle urne dalle forze dell'ordine.

Nessuno, tuttavia, obbliga i peruviani di Milano a fermarsi per ore ad Assago dopo il voto. E di certo non è questo l'obiettivo né della Protezione Civile, né delle forze private di sicurezza, che nel primo pomeriggio iniziano chiedono a un interprete - megafono alla mano - di invitare le persone ad allontanarsi dall'area una volta terminate le operazioni di voto.

Perché ad Assago, la sera di domenica 5 giugno, gioca l'Olimpia Basket di Milano per i playoff. E sono attese altre 12.000 persone. Così, per correre ai ripari, le autorità italiane hanno aumentato la tariffa del parcheggio, con lo scopo di "cacciare" i peruviani. Almeno fino alle 16, tuttavia, questo stratagemma non sembra funzionare.

Quando chiediamo a un funzionario della sicurezza quanto abbia senso organizzare due eventi da decine di migliaia di persone nello stesso luogo, ci guarda sorridendo e risponde: "Credevano che l'Olimpia non passasse il turno."

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Tutte le fotografie di Francesco Floris/VICE News.