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inchiesta

Perché a Torino sta circolando eroina sempre più pura e letale

Negli ultimi tempi, nel capoluogo piemontese, ci sarebbe stato un aumento anomalo di decessi per overdose: abbiamo cercato di capire se è vero, e perché.
Le fiale di Narcan nella stanza consumi del drop-in di Collegno (Antonio Michele Storto/VICE News)

Nelle ultime settimane i media italiani sono tornati a ipotizzare, con una certa insistenza e con toni decisamente allarmanti, la presenza del krokodil sul territorio nazionale.

Smerciato in prevalenza in Russia—dove negli ultimi anni ha provocato una vera e propria epidemia di decessi tra i consumatori—il krokodil è un potente oppiaceo di sintesi, tristemente noto per via delle profonde desquamazioni che lascia sulla pelle di quanti ne fanno uso endovenoso, e della rapidità con cui questi ultimi tendono a morire.

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Nonostante in Italia la maggior parte delle notizie in merito abbiano finito per rivelarsi infondate, l'allerta mediatica va avanti a singhiozzo da almeno sei anni. Tanto che ai primi di marzo, parlando con un quotidiano locale, perfino il capo della squadra mobile di Torino avrebbe fatto riferimento a indagini in corso riguardo alla presenza dello stupefacente nelle piazze di spaccio cittadine.

Cercando di capirne di più, VICE News si è messa in contatto con Lorenzo Camoletto, membro dell'International Harm Reduction Association, che da anni a Torino si occupa proprio di monitorare e raccogliere informazioni sugli stupefacenti direttamente sulla strada e nei contesti di consumo.

"Si tratta di un'ipotesi che riteniamo poco attendibile per almeno due ragioni," ci ha spiegato.

"In primo luogo, il krokodil tende a lasciare tracce evidenti della sua presenza tra quanti ne fanno uso, e a Torino nessuno ha mai trovato dei veri riscontri in questo senso. Inoltre è davvero difficile immaginare che una sostanza del genere possa ricavarsi un mercato in una città in cui l'eroina smerciata in strada ha raggiunto un livello di purezza e un'abbordabilità economica senza precedenti. Soltanto tra novembre e febbraio abbiamo notizia di una decina di morti per overdose nell'area cittadina: se esiste un'emergenza, mi pare ovvio che è questo che dovrebbe riguardare."

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Secondo Camoletto, da qualche mese nel capoluogo avrebbe preso a circolare eroina con una percentuale di principio attivo "che parte dal 30-35 e non di rado è arrivata a toccare il 50 percento."

In linea con il recente crollo dei prezzi registrato in gran parte delle piazze di spaccio italiane, questa sostanza verrebbe inoltre venduta per una cifra generalmente compresa tra le 15 e le 30 euro al grammo, "contro le 40 o 50 di qualche anno fa."

"Se si considera che il grado di purezza dell'eroina smerciata in strada si aggira generalmente tra l'1 e il 10 per cento—ha puntualizzato l'operatore a VICE News—laddove il 10 rappresenta una rara 'eccellenza', diviene facile per chiunque intuire quanto questa situazione sia potenzialmente pericolosa per i consumatori."

L'allerta coi dati diffuso a dicembre dal drop-in (Antonio Michele Storto/VICE News)

A rendersi conto per primi della piega presa dal mercato torinese sembra siano stati alcuni operatori del drop-in di Collegno, una struttura "a bassa soglia" a una decina di km dal capoluogo—dove, a dispetto di fondi sempre più scarsi, stanno nascendo iniziative all'avanguardia nel campo della riduzione del danno.

"Siamo stati i primi—e probabilmente gli unici—in Italia ad aver approntato una stanza per i consumi," ci ha spiegato Wally Coppola, operatore del centro, mostrandoci uno stanzone adiacente all'ingresso arredato con un tavolaccio di metallo, un contenitore per siringhe usate e un altro ricolmo di fiale di Narcan, un farmaco salvavita da utilizzare nei casi di overdose.

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"Qui dentro l'uso di eroina è tollerato a due condizioni: la prima è che nessuno venga a spacciare. La seconda è che si entri a consumare almeno in due alla volta, in modo che, se uno dei due va in overdose, l'altro possa iniettargli il Narcan e chiamare subito i soccorsi. Ormai inizio a perdere il conto degli utenti che abbiamo salvato in questo modo."

Il drop-in di Collegno (Antonio Michele Storto/VICE News)

Lo scorso luglio, a Collegno, è partita una sperimentazione sulla pratica del drug checking, l'analisi tossicologica degli stupefacenti effettuata su campioni forniti spontaneamente dagli utenti, che in questo modo possono avere un'idea delle percentuali di taglio e principio attivo contenute nelle sostanze che assumono.

"Generalmente—ha spiegato Coppola a VICE News—partiamo utilizzando dei reagenti colorimetrici, in grado di fornirci un quadro approssimativo del livello di purezza della sostanza. Quando il risultato ci sembra anomalo, però, inviamo i campioni in laboratorio per delle analisi più approfondite; ed è così che, alla fine di ottobre, ci siamo resi conto che a Torino stava circolando questa eroina molto più pura del solito."

Una stanza consumi del drop-in di Collegno (Antonio Michele Storto/VICE News)

Per darci un'idea di quanto andava affermando, Coppola ci ha mostrato i risultati di una serie di analisi effettuate negli ultimi mesi.

"Questo—ci ha spiegato—è un campione che abbiamo fatto esaminare a luglio: conteneva appena lo 0.6 per cento di principio attivo, ed era stato tagliato con un 59 percento di paracetamolo e un altro 29 di caffeina."

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"Qui invece—ha continuato, mostrandoci un altro report di laboratorio—c'è n'è uno che abbiamo fatto analizzare alla fine di ottobre, dopo che il test con il reagente aveva evidenziato un livello di purezza così elevato che quasi stentavamo a crederci: oltre a un 33 percento di eroina, gli esami hanno individuato la presenza di un 6 percento di mono-acetilmorfina (6-mam), un metabolita dell'eroina che aumenta sensibilmente il rischio di overdose; e di un 13 percento di destrometorfano, un adulterante in grado di potenziarne ulteriormente gli effetti."

Analisi con dati risalenti a dicembre scorso (Antonio Michele Storto, VICE News)

"In altre parole—ha puntualizzato Coppola—da un giorno all'altro ci siamo trovati di fronte a un'eroina che era 20 o 30 volte più potente rispetto a quella normalmente in circolazione. Non credo serva una laurea in farmacologia per rendersi conto di quanto tutto ciò sia potenzialmente rischioso per i consumatori. Così, abbiamo deciso di allertare i nostri contatti nella rete dei servizi a bassa soglia."

Ai primi di novembre agli utenti dei drop-in, delle unità di strada e di alcuni servizi per le dipendenze di Torino, viene distribuito un volantino che invita a fare estrema attenzione alla nuova sostanza.

"Se assumi per via endovenosa—c'è scritto—è necessario iniettarla molto lentamente, preferibilmente in due volte, per ridurre il rischio di overdose. Cerca di non farti da solo, in modo che qualcuno possa chiamare i soccorsi in caso di malore. È inoltre consigliabile tenere sempre del Narcan a portata di mano."

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Nel frattempo, Coppola continua a ricevere campioni dai frequentatori del centro di Collegno.

Il referto del laboratorio (Antonio Michele Storto/VICE News)

"Per un po'—ricorda l'operatore—il livello di purezza è rimasto stabile attorno al 28-30 percento. Ma dai primi di dicembre ha ricominciato progressivamente a salire, fino a sfiorare il 50 percento di principio attivo. È stato più o meno allora che abbiamo iniziato a ricevere le prime notizie di overdose fatali."

Secondo la Questura di Torino, in quel periodo nessuno tra le forze di polizia avrebbe notato un aumento anomalo dei decessi per overdose.

"In tutto il 2016—ha dichiarato a VICE News Flavio Buffa, capo della sezione narcotici—ne abbiamo registrati otto in totale. Certo, questo può dipendere anche dalla causa di morte che il medico legale scrive sul referto autoptico: se, ad esempio, si limita ad archiviarlo come 'arresto cardiaco', può capitare che un decesso finisca per essere escluso dalle statistiche. Ma se qualcuno muore con la siringa ancora infilata nel braccio, come di solito accade nei casi di overdose fulminante, allora è impossibile che la circostanza venga ignorata."

I racconti che arrivano dalla strada, però, suonano parecchio diversi.

(Antonio Michele Storto/VICE News)

"Fino a qualche mese fa—ha raccontato a VICE News Giacomo F., operatore in un'unità mobile nel quartiere di Barriera di Milano, tra i più esposti a spaccio e consumo di eroina—in questa zona viaggiavamo su una media di una o due overdose a settimana; ma tra novembre e dicembre, di punto in bianco, gli episodi hanno cominciato a verificarsi all'ordine del giorno. Ed è finita che qualcuno purtroppo ci ha lasciato la pelle."

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Tra i primi ad andarsene ci sarebbe stato un quarantenne morto a dicembre nella discesa di Ponte Mosca, dietro il mercato rionale di Porta Palazzo, una delle zone più frequentate dagli eroinomani torinesi.

"Si è sentito male subito dopo essersi fatto—ci ha raccontato Giacomo—ma è riuscito a risalire con le sue gambe fino allo spiazzo davanti al ponte, prima di accasciarsi a terra."

Qualche tempo dopo sarebbe toccato a un altro quarantenne, morto nella sua abitazione in Barriera di Milano, a qualche chilometro da Ponte Mosca: rientrando in casa, la madre lo avrebbe trovato esanime, con la siringa ancora infilata nel braccio.

A febbraio, poi, un uomo sulla cinquantina sarebbe morto su una panchina nei dintorni di corso Svizzera, non molto distante dal luogo degli altri due decessi.

"Inizialmente avevamo ipotizzato che, per qualche ragione, qualcuno all'interno della malavita locale avesse avuto bisogno di disfarsi velocemente di una partita, e per questo avesse rinunciato a tagliarla. Ma la nuova eroina ha continuato a circolare per almeno quattro mesi."

Giacomo, un ex eroinomane dallo sguardo tagliente che dimostra meno dei suoi 44 anni, fa parte di un coordinamento spontaneo di attivisti, consumatori ed ex consumatori, che sta realizzando una serie di iniziative volte alla riduzione del danno, basandosi sul principio del supporto tra pari.

"Una volta al giorno—ci ha spiegato—usciamo in bicicletta per il progetto 'Peer on bike': distribuiamo siringhe nuove a chi ci riconsegna quelle usate, in modo che non vengano gettate a terra; ma offriamo anche delle forme di assistenza mirata, ad esempio indirizzando i consumatori verso servizi e dormitori."

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"Svolgendo questo tipo di attività—continua—si finisce ovviamente per avere il polso di quello che accade in strada: e vi assicuro che da queste parti questa nuova eroina non è passata inosservata. Da un giorno all'altro abbiamo iniziato a vedere tossicodipendenti di lunghissimo corso che magari si facevano una pallina da cinque euro, di quelle che gli spacciatori vendono da qualche anno e che di solito bastano appena a calmare per un po' l'astinenza: e con quella soltanto, rimanevano sconvolti anche per mezza giornata."

Il gruppo di Giacomo mentre ritira siringhe usate in zona Porta Palazzo, a Torino (Antonio Michele Storto/VICE News)

Stando alle informazioni raccolte dal drop-in di Collegno, dagli operatori e dai consumatori sentiti da VICE News, dalla fine di febbraio questo tipo di sostanza avrebbe iniziato a diventare via via più rara a Torino, "anche se—ammette Wally Coppola—probabilmente non è ancora del tutto scomparsa."

"Inizialmente—continua—avevamo ipotizzato che, per qualche ragione, qualcuno all'interno della malavita locale avesse avuto bisogno di disfarsi velocemente di una partita, e per questo avesse rinunciato a tagliarla. Ma la nuova eroina ha continuato a circolare per almeno quattro mesi."

Secondo l'operatore, tutti i campioni sottoposti a drug checking erano stati acquistati tra i quartieri di San Salvario, Barriera di Milano e piazza Benefica.

Ritiro e distribuzione di siringhe a Porta Palazzo (Antonio Michele Storto/VICE News)

"Il problema—puntualizza Coppola—è che anche tra dicembre e gennaio, in quello che ci è sembrato il picco di massima diffusione, la quantità di principio attivo era molto discontinua, per cui magari campioni provenienti dalle stesse piazze di spaccio potevano, di volta in volta, risultare purissimi o non esserlo affatto. E questo ovviamente aumentava parecchio il rischio di finire in overdose."

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La stessa Questura di Torino, peraltro, si è mostrata molto cauta nel prendere atto di un aumento di purezza nell'eroina in circolazione in città.

"Si tratta di una circostanza che non ci sentiamo di confermare," ha dichiarato il capo della narcotici a VICE News.

"Se non altro perché simili fluttuazioni nella quantità di principio attivo possono anche verificarsi, a volte, restando comunque episodi occasionali e circoscritti. Resta il fatto che noi non abbiamo riscontri in questo senso. Per quanto ci riguarda, l'unico fatto anomalo registrato nell'ultimo anno è avvenuto un paio di mesi fa, e riguarda il sequestro di una partita di grandi dimensioni, con ogni probabilità destinata al mercato torinese: parliamo di oltre 30 kg di peso, una cosa senza precedenti per quello che era il mercato negli ultimi anni."

Le fiale di Narcan nella stanza consumi del drop-in di Collegno (Antonio Michele Storto/VICE News)

"Ovviamente—precisa Lorenzo Camoletto—nessuno di noi è in grado di affermare con assoluta certezza che i decessi avvenuti tra novembre e febbraio vadano ricondotti all'uso di eroina pura. Ma va da sé che il sospetto lo abbiamo."

Secondo Camoletto, una delle ragioni che potrebbe spiegare il disinteresse generale nei confronti di questa vicenda "è che tutti i morti per overdose erano consumatori storici—spiega l'operatore—d'età compresa tra i 40 e i 60 anni: e oltre a non essere troppo 'appetibile' sul piano giornalistico, ciò stona con la narrazione in auge circa il 'ritorno' dell'eroina, quasi a ricordarci ancora una volta che questa droga in realtà non se n'è mai andata."

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"Del resto—chiosa l'operatore—parliamoci chiaro: se un padre di famiglia legge sul giornale che un ragazzino di 16 anni è morto di overdose, la notizia produrrà in lui una reazione molto forte. Ma quando lo stesso succede a un consumatore cronico, magari cinquantenne, la cosa tende a turbare molto meno. E al limite qualcuno penserà pure che se l'è cercata."

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Secondo l'ultimo rapporto periodico Espad, realizzato ogni quattro anni dal Cnr, oggi l'eroina sarebbe la seconda sostanza più popolare tra gli adolescenti italiani, subito dopo la cannabis.

"In questo modo—ha spiegato a VICE Alfio Lucchini, portavoce ed ex presidente di FederSerd, la federazione dei Servizi italiani sulle dipendenze—negli ultimi anni, Stato e regioni hanno finito per dirottare progressivamente gli investimenti verso situazioni di questo genere, o verso fattispecie cliniche totalmente differenti, come il gioco patologico. Ed è finita che ci si è dimenticati un po' tutti del cosiddetto consumo 'cronico'."

"Di certo ci sarebbe bisogno di rafforzare gli interventi di strada e la cosiddetta 'bassa soglia'," ha proseguito, "ma è necessario che anche i Sevizi per le dipendenze inizino a orientarsi sempre più verso la riduzione del danno. Questo, peraltro, è quanto prevede la legge appena approvata sui nuovi Livelli essenziali di assistenza. Ora sta a noi vigilare affinché lo stato ci metta in condizioni di operare in questa direzione."


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