Foto di Tomaso Clavarino.
Segui VICE News Italia su Facebook per restare aggiornatoAnatoly guarda la televisione, seduto sul letto. È arrivato a Krasnoarmejsk due giorni fa, dopo aver attraversato a piedi il confine che separa l'Ucraina con la Repubblica Popolare di Donbass. Questa è ancora una zona di guerra, nonostante un teorico cessate il fuoco; il conflitto in corso distrugge la gente, scatenando morte e devastazione.Anatoly è un tossicodipendente. È fuggito da Makiivka, una città del Donbass tormentata da colpi di mortaio e granate, dove le persone come lui non sono più ben accette ora che la città si trova sotto il controllo dei separatisti filorussi.Sono ormai trent'anni che Anatoly fa uso di droghe. La prima volta fu da ragazzo, quando assunse sostanze psicotrope per ammazzare la noia di una vita vissuta tra i monotoni edifici sovietici."Sono rinato cinque anni fa. Avevo raggiunto il limite, ero quasi morto," racconta Anatoly. "Poi ho iniziato a frequentare la clinica di riabilitazione della mia città, per curarmi con il metadone, e piano piano ho iniziato a riscoprire la vita, cominciando un percorso di reinserimento sociale." Ora che la clinica è stata chiusa, Anatoly è stato costretto a spostarsi a Krasnoarmejsk per cercare di continuare la sua 'seconda' vita.Leggi anche: L'eroina, l'esercito e un delitto misterioso: in Afghanistan sulle tracce del caso ParolisiQuello che succede a Makiivka avviene anche a Horlivka e nella maggior parte della città del Donbass, dove molti centri di recupero sono stati chiusi senza preavviso."A settembre mi trovavo in coda, come qualsiasi mattina," racconta Anatoly. "Un'infermiera è arrivata e ci ha detto che il centro stava per chiudere. Per sempre."A detta degli attivisti, dei pazienti, delle ONG e dei dottori, la decisione è stata presa dal governo dei separatisti filorussi di Donetsk. Secondo loro, la scelta farebbe parte di un piano che porterà all'implementazione del "metodo russo" per il trattamento della dipendenza: quello, cioè, di non offrire alcun tipo di servizio o supporto.Alcuni tossicodipendenti che si trovano nelle aree ribelli, sostengono alcuni racconti, finiscono a essere vittime di intimidazione o ai lavori forzati — e vengono costretti, tra le altre cose, a scavare le trincee.Il centro di distribuzione del metadone di Donetsk è l'unico ancora attivo nel territorio amministrato dai ribelli. Ma non è destinato a durare a lungo. Le scorte stanno finendo e i nuovi rifornimenti sono bloccati. "Dei 240 pazienti che curavamo prima della guerra ne sono rimasti solo 90, perché non abbiamo abbastanza metadone. E anche i pochi rimasti dovranno andarsene a breve, perché le scorte stanno finendo.""Negli ultimi mesi ci sono stati dieci morti qui a Donetsk. Tutte persone che erano state obbligate ad abbandonare la terapia. Si sono suicidati o sono morti di overdose."Klueva mi racconta che migliaia di persone sono tornate a vivere per strada, facendo ancora uso di droga e scambiandosi le siringhe, spesso infette. Nemmeno i servizi di riduzione del danno - come i programmi di scambio degli aghi - sono rimasti in funzione."La guerra e la situazione dell'Est del paese adesso stanno avendo un effetto devastante su tutta l'Ucraina, e sarà sempre peggio."Natalia non ha dubbi: lavora per l'Associazione Svitanok a Kramators'k, una zona sotto il controllo di Kiev, offrendo assistenza alle persone sieropositive fuggite dalla Repubblica di Donbass, e a quelle che ancora vivono nell'area controllata dai ribelli."Per la maggior parte si tratta di tossicodipendenti e prostitute, i quali non hanno più diritto ad accedere ai trattamenti antiretrovirali perché le scorte sono state bloccate dal governo di Kiev come ritorsione nei confronti dei separatisti." Natalia e le sue colleghe si mettono in viaggio un paio di volte al mese con le auto cariche di medicinali, passano ore in coda ai checkpoint e corrompono i militari alla frontiera per portare i farmaci antiretrovirali a Donetsk e Lugansk.Le devastazioni della guerra non si vedono solo nell'immediato; le ferite di un conflitto possono essere profonde, i suoi effetti durare a lungo. Questo succederà probabilmente anche in Ucraina, un paese che secondo i dati dell'UNAIDS conta dai 260mila ai 340mila malati di HIV, soprattutto persone di età compresa tra i 15 e i 49 anni.Il paese è afflitto da uno dei tassi di infezione da HIV più alti d'Europa, ma grazie all'impegno di numerose ONG, è riuscito nel corso degli anni a ridurre la diffusione del virus. Questa era la situazione prima dello scoppio del conflitto nel Donbass. "Anche se non arrivano dati ufficiali, la situazione è peggiorata," spiega Natalia. "Il numero di infezioni sta salendo. In parte questo è dovuto alle politiche restrittive imposte nella DPR, e anche alla situazione al fronte, dove i soldati - costretti a stare lontani dalle loro case e famiglie per mesi - hanno rapporti sessuali con prostitute positive all'HIV, spesso senza utilizzare protezioni."Guarda: Crystal meth e cartelli messicani: la trappola della shaboo nelle FilippineSecondo i dati forniti dalla Fondazione ANTI-AIDS Elena Pinchuk, tra i mesi di gennaio e novembre del 2015 sono stati registrati più di 13.000 casi di nuove infezioni in Ucraina. Un incremento legato al fallimento del sistema sanitario, alla distruzione delle strutture mediche e alla chiusura dei programmi di assistenza per le persone affette da HIV.In aggiunta a questi fattori, il peggioramento della situazione economica del paese e la svalutazione del 300 per cento della valuta ucraina hanno portato a una riduzione della vendita di preservativi del 25 per cento. Secondo Olga Rudneva, manager esecutivo della Fondazione Elena Pinchuk, i rapporti sessuali non protetti sono così diventati la causa principale di trasmissione del virus tra la popolazione ucraina.La diffusione dell'HIV cresce di pari passo con il conflitto — che pur sembrando bloccato, in realtà non si ferma mai, giorno e notte. La guerra obbliga la gente ad abbandonare le proprie case, le proprie vite e a cercare rifugio al di là del confine.Non esistono dati ufficiali che rivelino che percentuale degli 1,4 milioni di sfollati ucraini sia positiva all'HIV. Non si può sapere nemmeno dove queste persone si trovino, né quante di loro siano tossicodipendenti.Non c'è nessun controllo da parte del governo centrale, nemmeno nelle zone ancora sotto la gestione dell'Ucraina. Gli sfollati che arrivano dal Donbass e dalla Crimea si trasferiscono nelle grandi città per provare a rifarsi una vita.La situazione non è facile per nessuno, ma è particolarmente delicata per chi convive con l'HIV e che, oltre ad aver perso tutto, è costretto a vivere in un paese in cui i sieropositivi vengono stigmatizzati."Me ne sono andato da Sinferopoli, in Crimea, dopo che il programma di terapia sostitutiva era stato chiuso," racconta Andrei, un tossicodipendente positivo all'HIV. "Sono andato a Kiev sperando di iniziare una nuova vita, ma è difficile, molto difficile. Quando la gente scopre che sei sieropositivo ti fissa, e trovare un lavoro è praticamente impossibile per le persone come me. Siamo fuggiti dalla Crimea perché non c'era più un futuro per noi. Se fossi rimasto là, non sono sicuro che sarei sopravvissuto senza terapie. Non credo che ce l'avrei fatta."Leggi anche: Dentro i Narconon italiani, i rehab per la tossicodipendenza ispirati a ScientologyGli ultimi dati disponibili, che risalgono a prima dello scoppio del conflitto, rivelano che il 21,7 per cento degli over 25 che assumono droga per endovena siano affetti da HIV. Un sieropositivo su quattro vive, o viveva, nell'area che racchiude Donetsk e Lugansk, teatro del conflitto attuale."Ci aspettiamo una crescita dei contagi, soprattutto a Est," sostiene Olga Rudneva, "in particolare tra coloro che si iniettano droga per endovena. Questo è dovuto alle politiche restrittive imposte dai governi separatisti, come quelle approvate dalla Repubblica Popolare di Lugansk. Ma prevediamo anche un incremento in tutti gli altri gruppi di rischio, perché sono molti i fattori che influenzano la diffusione: tagli ai finanziamenti, l'evacuazione di centinaia di migliaia di persone e la crisi economica."Queste stime potrebbero essere influenzate anche dalla possibile decisione del Fondo Globale di tagliare gli investimenti in Ucraina; una circostanza temuta, questa, da molte delle persone con cui ho parlato. Quando nel 2010 il Fondo Globale mise fine al suo finanziamento per i progetti di prevenzione e riduzione dei danni in Romania, la percentuale di nuove infezioni salì - secondo i dati del report di UNAIDS - dal 3 per cento del 2010 al 29,2 per cento del 2013.Se si visitano le periferie di Kiev e ci si immerge tra i palazzi grigio sporco del quartiere Troeschina, è facile capire perché le droghe si siano diffuse in questo paese, soprattutto tra i poveri. Krokodil, eroina, morfina e anfetamine: in quest'area si può trovare facilmente qualsiasi sostanza.Buona parte di queste droghe vengono addirittura sintetizzate negli appartamenti del quartiere, ormai trasformati in laboratori.Luoghi come la casa di Victor. Originario di Kiev, Victor ha studiato nella miglior scuola superiore della città, ha frequentato l'università per due anni e poi ha abbandonato tutto. Le droghe sono l'unica cosa che lo tiene in vita, ormai. Le siringhe in casa di Victor passano da un braccio all'altro e la droga viene a volte diluita intenzionalmente con il sangue."Sono sieropositivo, come tutti i miei amici. Questa è la mia vita, non vale niente e non ho paura di perderla," dice Victor, mentre maneggia una padella bollente nella quale sta sciogliendo dei medicinali per estrarre la codeina usata per produrre la krokodil, l'ormai nota droga fai-da-te che distrugge i tessuti interni prima di attaccare la pelle di chi ne fa uso.Sebbene storicamente i tossicodipendenti siano sempre stati il gruppo più a rischio in Ucraina, oggi, a causa della situazione economica instabile e, soprattutto, della guerra che colpisce l'Est del paese, il rischio di contagio è sempre più diffuso.Anche questo fa parte della guerra. Non contano solo i morti nelle trincee dell'Est.Leggi anche: Un giorno e una notte nel "palazzo della morte" di Milano
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