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Più di 2.600 civili sono morti in Yemen da marzo a oggi—e 800 erano donne o bambini

Lontano dalle attenzioni internazionali, il paese più povero del mondo arabo sta sprofondando in una guerra fatta di brutalità e carestie.
Una distribuzione di cibo a Sana’a, il 9 novembre scorso (foto di Yahya Arab/EPA)

La catastrofe umanitaria in Yemen sta continuando a peggiorare, stando ai nuovi dati pubblicati dall'ONU che ha conteggiato più di 5.700 persone uccise da marzo scorso a oggi, 2.600 dei quali civili.

Parlando ai giornalisti riuniti al Cairo in video-conferenza, il coordinatore ONU dei diritti umani per lo Yemen, Johannes Van Der Klauww, ha spiegato che 830 di queste vittime erano donne o bambini.

Il bilancio dei morti, nel conflitto che vede forze della coalizione guidata dai sauditi opposta ai ribelli sciiti Huthi e i loro alleati, continua a salire. Allo stesso tempo le condizioni umanitarie sono diventate ancora più disperate, ha riferito Van Der Klauww.

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Nel paese, 21.2 milioni di persone - ovvero, l'82 per cento dell'intera popolazione - hanno necessità di assistenza umanitaria di vario tipo.

"Al momento abbiamo calcolato che oltre 14 milioni di persone non abbiano un accesso sufficiente all'assistenza sanitaria," ha spiegato il coordinatore ONU. "Tre milioni di bambini, donne incinte e neo-mamme sono malnutrite. Un milione e 800mila bambini non vanno a scuola da marzo, e 320mila bambini sono pericolosamente malnutriti."

L'inviato speciale delle Nazioni Unite in Yemen, Ismail Ould Cheikh Ahmed, ha annunciato che i colloqui di pace avranno luogo nel corso delle prossime settimana, sebbene molti esperti guardino a questi colloqui con scetticismo. Al contempo le lotte intestine continuano, e nessuna delle due parti sembra in grado di prevalere sull'altra.

Negli ultimi mesi, le forze della coalizione sono state ingrossate da centinaia di soldati sudanesi. Benché resti poco chiaro se questi militari stiano combattendo davvero, i gruppi per i diritti umani hanno sottolineato la preoccupazione derivante dalla loro presenza, viste anche le accuse di genocidio rivolte contro al presidente sudanese Omar al Bashir dalla Corte Criminale Internazionale.

A partire dal 26 marzo - data dell'inizio dei bombardamenti aerei compiuti dalla coalizione guidata dall'Arabia Saudita - l'ONU ha verificato 8.875 episodi di violazione dei diritti umani. Sia gli Huthi che la coalizione araba sono stati accusati di aver commesso crimini di guerra. A settembre i paesi del Golfo capitanati dall'Arabia Saudita hanno bloccato ogni tentativo del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite alla volta di lanciare un'inchiesta ufficiale sui crimini commessi in Yemen.

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Mercoledì l'ONG americana Human Rights Watch ha accusato i ribelli di aver utilizzato mine antiuomo in modo indiscriminato, violando i trattati internazionali.

Ma l'ONU e l'organizzazione per i diritti umani sostengono che siano le incursioni aeree effettuate dalla coalizione - che ha a disposizione armi intelligenti avanzate - ad aver ucciso la maggioranza dei civili dallo scorso marzo. Solamente in questa settimana, il Dipartimento di Stato americano ha approvato una fornitura di armi a favore dell'Arabia Saudita del valore di 1,29 miliardi di dollari (1,20 miliardi di euro) che comprende la tipologia di bombe ritrovate sui luoghi degli attacchi civili.

Prima dell'inizio delle ostilità in Yemen, il paese era già il più povero della Penisola araba. La maggior parte del cibo e dei beni di prima necessità consumati dallo Yemen devono essere importati dall'estero, una circostanza che ha causato scarsità critiche sia di cibo che di materiale medico. In aggiunta ai pericoli che si pongono di fronte alle società che tentano di importare provviste, l'isolamento del paese imposto dall'Arabia Saudita ha ridotto al minimo l'afflusso di beni in molte zone dello Yemen. I prezzi per cibo e carburante sono schizzati alle stelle - sempre quando questi prodotti sono disponibili. Di conseguenza, il pompaggio e il trasporto dell'acqua - processi che richiedono l'utilizzo di carburante - sono stati limitati in modo considerevole.

Le organizzazioni umanitarie come Medici Senza Frontiere hanno anche accusato gli Huthi di aver bloccato l'assistenza sanitaria che ha raggiunto il paese. Il mese scorso il gruppo ha affermato che i guerriglieri ribelli avevano impedito il trasporto di cure mediche basilari nella città di Taiz, un centro conteso dalle forze coinvolte nello scontro.

"Nel corso di questo conflitto abbiamo visto un disprezzo quasi totale per la vita umana, con attacchi indiscriminati nei confronti di popolazioni e infrastrutture civili," ha dichiarato Van Der Klauww.


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