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Intervista al ragazzo che ha interrotto il convegno omofobo di Milano

Durante il convegno sulla famiglia tradizionale al centro delle contestazioni di sabato, Angelo Antinoro è salito sul palco per chiedere ai presenti cosa pensassero delle terapie riparative sull'omosessualità scatenando l'ira del pubblico.
Niccolò Carradori
Florence, IT

Tra Sentinelle in piedi, "Maschi selvatici! Non checche isteriche" e presunti censimenti della curia di Milano, il 2014 è stato un grandissimo anno per l'omofobia in Italia. Come è giusto che sia, quindi, in un paese che fa da sempre dei diritti civili e del progresso una priorità, anche il 2015 si è aperto con un riverbero sulla sesta corda della "famiglia tradizionale".

Sabato scorso, alla sede della regione Lombardia, si è tenuto il convegno "Difendere la famiglia per difendere la comunità", un'iniziativa organizzata da Obiettivo Chaire e Alleanza Cattolica e sponsorizzata dalla Regione. L'incontro era stato presentato come un'occasione per dibattere sul tema della famiglia tradizionale e sulle insidie che la minacciano, come l'avanzare della "teoria gender" nelle scuole, tramite l'esperienza di un'associazione—Obiettivo Chaire— impegnata nella "ricerca delle cause (spirituali, psicologiche, culturali, storiche) che contribuiscono alla diffusione di atteggiamenti contrari alla legge naturale, riconoscibile dalla ragione rettamente formata." Se queste parole non vi avessero dato un'idea abbastanza precisa dell'incontro, tra i partecipanti c'erano Mario Adinolfi, Ignazio La Russa, Costanza Miriano e il presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni, che ha fortemente voluto questo convegno e ha pensato bene di utilizzare il logo dell'Expo per sponsorizzarlo.

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Prima e dopo la manifestazione le polemiche e le reazioni indignate sulla natura omofoba e retrograda del convegno si sono accese un po' ovunque: fuori dal palazzo in cui si è tenuto l'evento è stata organizzata una contro-manifestazione di protesta, e nei giorni successivi si è parlato molto della presenza in sala di Don Inzoli, un ex parroco accusato di abusi su minori a cui l'anno scorso la Santa Sede aveva imposto il ritiro a vita privata. Se oggi tutti, da Maroni in giù, sembrano essersi dimenticati chi sia e lo trattano alla stregua di un imbucato, in realtà Don Inzoli è stato una delle figure di spicco di CL in Lombardia, e non solo.

Mentre fuori alcuni protestavano, durante le discussioni in sala un ragazzo di 22 anni, Angelo Antinoro, ha chiesto la parola ed è salito sul palco per fare una domanda. Si è presentato dicendo che non era a protestare con gli altri fuori perché cristiano, e continuando si è rivolto al pubblico per chiedere un parere sulle presunte terapie per curare l'omosessualità. Il suo intervento è stato accolto dalle proteste e dagli insulti del pubblico, e poco dopo il ventiduenne è stato accompagnato giù dal palco dalla sicurezza. Nel video si sente il moderatore che gli dice "tu sei qua a rompere le balle", e in un altro si vede distintamente La Russa urlargli "culattone".

Per capire bene quale fosse stato l'intento originale di Angelo, visto che non gli è stata data l'opportunità di finire la domanda, e sapere per quale motivo si sia presentato al convegno invece che partecipare alla protesta, l'abbiamo contattato e ci siamo fatti raccontare com'è andata.

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VICE: Ciao Angelo. Tanto per cominciare, sei mai stato attivo in qualche associazione cattolica o politica?
Angelo Antinoro: Attivismo in senso stretto non ne ho mai fatto, nel senso che non ho mai fatto parte di nessuna associazione specifica—sebbene condivida l'opera e i valori di moltissime, sia nell'ambito cattolico che in quello LGBT. Però ci terrei a sottolineare il fatto che il confine tra la rappresentanza o l'attivismo e quello che ho fatto sabato sta nella differenza fra essere il rappresentante di qualcuno ed essere un cittadino che rappresenta se stesso.

Come sei riuscito ad entrare, ti sei accreditato o cosa?
Mi sono limitato a mandare una mail e ad andare lì un'ora prima. Per cui una volta che sono arrivato sotto il palazzo della regione è bastato dire il mio nome e sono entrato. Comunque il convegno era aperto, e ne era stata organizzata la proiezione anche in un'altra sala.

Mi puoi dare la tua opinione sui discorsi che sono stati fatti al convegno?
Sono intervenuti professionisti, sociologi di indubbia bravura ed esponenti di associazioni. Quindi diciamo che ho potuto ascoltare più di una campana, senza sindacare sulle opinioni che sentivo, in molti casi diverse dalle mie.

Nello specifico si è parlato molto del ruolo della donna e della famiglia tradizionale nel panorama sociologico italiano moderno. Io non mi considero un provocatore, ma semplicemente una persona curiosa. Allora mi sono detto, "Questi qui si rendono conto delle falle che ci sono nel loro discorso sulla famiglia tradizionale come unica salvezza sociologica? Che forse sarebbe opportuno riconoscere che esiste già oggi chi dà vita ad associazioni sociali che non sono alternative ma che anzi danno sostanza alla loro idea di famiglia tradizionale?"

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Anche perché, di fatto, sfido chiunque a trovare un esempio di famiglia davvero tradizionale, anche tra i presenti in sala. Per cui mi sono detto che era il caso di far emergere questa contraddizione.

— Roberto Formigoni (@r_formigoni)January 17, 2015

E così hai fatto la domanda.
Ho deciso di chiedere loro se avessero figli—cosa scontata data la natura del convegno—e se fossero così certi della loro eterosessualità.

A quel punto ho chiesto se ai loro figli avrebbero offerto le cosiddette terapie riparative: su questo punto mi hanno attaccato, perché tali terapie non erano state oggetto del convegno. Anche se in realtà all'inizio si era accennato alla possibilità di un "accompagnamento pastorale" per le persone che non stanno bene con loro stesse—nonostante si sia detto che l'omosessualità non è una malattia.

Quindi c'è questa strana posizione fra il riconoscere le posizioni della comunità scientifica internazionale riguardo al fatto che l'omosessualità non è una malattia, e la possibilità poi che una persona venga pastoralmente accompagnata a stare meglio nel caso in cui non stia bene con se stessa. Così crei una via di fuga da un'obiezione immediata. Ma se una persona omosessuale non cerca un accompagnamento ma semplicemente vuole esercitare i suoi diritti? Per mettere in evidenza questa cosa non potevo che mettere in evidenza come proprio i loro figli potevano esserne i protagonisti.

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A giudicare dalle reazioni che ho visto nel video non mi pareva un consesso molto moderato…
Eh, l'ho scoperto sulla mia pelle. Mi hanno detto che sono stato un pazzo ad andare a fare il martire a una conferenza omofoba e beccarmi gli insulti. Credo che nulla sia omofobo in partenza, se avessero voluto aprirsi al dialogo non sarebbero stati tacciati di omofobia. Non permettermi di terminare la domanda e assalirmi con tutti quegli insulti però non è stato esattamente un comportamento razionale. Di sicuro era un convegno antidemocratico.

Loro dicono che sei andato là per provocare, e che ti sei impossessato con violenza del microfono.
Per fortuna ci sono i video. Qualcuno può anche dire che mi sono impossessato del microfono, cosa falsa, ma di sicuro non avevo il potere di accenderlo visto che era controllato a distanza dai tecnici dell'audio.

A proposito di reazioni, immagino che tu abbia visto il video con il labiale esplicito di La Russa.
Qualcuno mi ha chiesto se volessi le scuse di La Russa, ma le scuse portano più onore a chi le fa che a chi le riceve. Quindi andrebbe chiesto a la Russa se vuole scusarsi o meno.

Dopo che ti hanno accompagnato giù dal palco cosa è successo?
Hanno proceduto alla mia identificazione. Ho studiato proceduta penale, ma non so quando è opportuna l'identificazione di un partecipante a un convegno e quando no. Lo hanno fatto con professionalità però, senza toni violenti né nulla. Poi sono stato accompagnato fuori ed è finita là.

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Identificato per aver fatto una domanda?
Mi hanno detto che chi crea agitazione doveva essere identificato. Diciamo che l'agitazione non l'avevo creata io, mi ero limitato a fare una domanda. Sarebbe stato più opportuno identificare quelli che urlavano.

Senti, più in generale, non ti sembra che un convegno del genere, sponsorizzato dalla Regione, si inserisca in un contesto di diritti gay che nell'ultimo anno si è abbastanza deteriorato? Mi riferisco alla questione dell'educazione e del contrasto all'omofobia.
Sì, assolutamente. Il problema è che la questione è di respiro più ampio. L'Italia è indietro sui diritti civili perché la parola civile non è collegata al fatto che ci si possa sposare se si è una coppia dello stesso sesso—si riferisce al fatto che in un ordinamento civile ci dovrebbero essere tutta una serie di principi che la costituzione afferma e che vanno ben oltre l'orientamento sessuale o la religione.

A proposito di religione, visto che sei cristiano, cosa ne pensi del rapporto tra fede e omosessualità? È conciliabile?
Il rapporto fra fede e omosessualità è un problema che va a toccare il punto dell'interpretazione tassativa o meno della Bibbia. L'idea di usare i versetti della Bibbia come se fossero un codice penale mi sembra abbastanza anacronistica. Soprattutto quando ci sono messaggi molto più potenti.

Personalmente penso che in realtà ci voglia poco per conciliare fede e sessualità. Il problema è che non c'è apertura al confronto.

Quindi ti aspetti un'evoluzione da parte della Chiesa?
Mah, io lo spero. Di evoluzioni la Chiesa ne ha fatte diverse nel corso degli anni, ci sono molti spazi di miglioramento. Ma quello che volevo dire al convegno, e che volevo chiedere loro, è se davvero credono che la costituzione della Repubblica Italiana impedisca il matrimonio fra persone dello stesso sesso. Perché dai cari esponenti costituzionali presenti continuavo a sentire questa boiata sul fatto che la corte costituzionale ha dichiarato che l'unica forma di famiglia compatibile con la costituzione è quella tradizionale. [ Ma dalla sentenza] a dire che la costituzione prevede solo la forma della famiglia tradizionale c'è un abisso.

L'intervista è stata raccolta da Leonardo Bianchi e pubblicata in versione ridotta.

Segui Niccolò e Leonardo su Twitter: @NCarradori e @captblicero