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Gabriele Del Grande

Cosa sappiamo su Gabriele Del Grande, il giornalista che è stato trattenuto in Turchia

Da dieci giorni il documentarista italiano è detenuto in Turchia, senza un'accusa e senza contatti con il mondo esterno. Ecco cosa sappiamo finora.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
Foto di Stephan Röhl/Flickr

[Aggiornamento del 24 aprile 2017: Dopo sue settimane di detenzione, Gabriele Del Grande è stato liberato ed è arrivato all'aeroporto di Bologna. "Stiamo andando a prenderlo," ha detto il padre a RaiNews24, "oggi è una bellissima giornata." Il ministro degli esteri Angelino Alfano ha riferito di aver ricevuto "questa notte" la notizia della "decisione" da parte del suo omologo turco, Mevlut Cavusoglu. Il presidente del consiglio Paolo Gentiloni ha twittato: "Appena parlato al telefono con #GabrieleDelGrande Ben tornato in Italia!"

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È il 9 aprile 2017 quando il giornalista e documentarista Gabriele Del Grande—curatore del blog Fortress Europe, autore di diversi libri e regista di Io sto con la sposa—viene fermato dalla polizia in Turchia, nella provincia sudorientale dell'Hatay, al confine con la Siria.

Il giornalista si trovava lì per raccogliere materiale per il suo nuovo libro, Un partigiano mi disse, che intende raccontare "la guerra in Siria e la nascita dell'ISIS […] attraverso l'epica della gente comune, in un intreccio di geopolitica e storytelling."

Il 5 aprile, Del Grande scriveva che "quello di cui abbiamo bisogno è una contro-narrazione della guerra. Meno embedded, meno consolatoria. Che stia dall'unica parte della povera gente. E che sappia indignarsi tutti i giorni."

Anzichè fare il tifo, aggiungeva, "il giornalismo dovrebbe denunciare i crimini di guerra. Di tutti. Per farlo però c'è bisogno che ai corrispondenti di guerra siano garantiti l'ingresso sicuro e l'indipendenza del loro lavoro."

Il motivo del fermo non è chiaro. Secondo quanto riportato da vari media, se qualche tempo fa "bastava esibire una tessera stampa, ora per i giornalisti è necessario chiedere ulteriori autorizzazioni alle autorità locali. Non è noto se Del Grande ne fosse o meno in possesso."

In Turchia, infatti, i controlli nei confronti dei giornalisti—anche stranieri—si sono ulteriormente irrigiditi con l'introduzione dello stato di emergenza, decretato dopo il fallito colpo di stato della scorsa estate.

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Dal 15 luglio, come ricorda Rainews, sono decide e decine i giornalisti arrestati senza processo, e circa 170 gli organi di stampa chiusi. A marzo, Erdogan aveva detto di aver "ricevuto una lista di 149" giornalisti imprigionati, definendoli "tutti ladri, pedofili e terroristi."

L'11 aprile, comunque, la moglie Alexandra D'Onofrio comunica sul proprio profilo Facebook che "Gabriele sta bene, nessuno può nessuno può vederlo o entrare in contatto con lui, ma da fonti diplomatiche sappiamo che è trattato con rispetto, ed è ospitato in una specie di guesthouse (presso l'ufficio immigrazione di Hatay), in stato di fermo. È persona non grata in Turchia e verrà espulso e imbarcato su un volo da Istanbul verso l'Italia nella mattinata di giovedì 13 aprile."

Quando arriva quella data, però, l'espulsione slitta per motivi imprecisati.

"Bisogna aspettare ancora," spiega il padre Massimo. Il ministero degli Esteri italiano sostiene che "la Farnesina continua a seguire la vicenda del signor Del Grande, fermato in Turchia perché si trovava in una zona del Paese in cui non è consentito l'accesso, in strettissimo contatto con la famiglia e con le autorità turche."

— Manolo Luppichini (@manolo_loop)15 aprile 2017

In una nota congiunta, la legale della famiglia Alessandra Ballerini—che segue anche il caso di Giulio Regeni—e il senatore Luigi Manconi auspicano che "al più presto siano noti i tempi e le modalità di rimpatrio" di Gabriele Del Grande.

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In un primo momento si è anche pensato che a complicare le procedure legali e burocratiche ci fosse la contingenza temporale del referendum di domenica 16 aprile, con cui Erdogan puntava ad ampliare notevolmente i poteri presidenziali e restringere quelli parlamentari. Ma dopo il voto, si capisce che non è nemmeno questo il caso: Del Grande continua a rimanere in stato di fermo, senza la minima assistenza legale, e senza contatti con il mondo esterno.

In un'intervista al Corriere della Sera del 17 aprile, il padre riferisce che "anche se è assurdo, è ancora tutto fermo. Non sono ancora riuscito a parlare con mio figlio. Ma spero che si risolva ogni intoppo burocratico per il suo ritorno e sono fiducioso di avere presto una risposta."

L'opinione pubblica, intanto, inizia a mobilitarsi sia sui social—utilizzando gli hashtag #FreeGabriele e #iostoconGabriele—che con appelli e dichiarazioni.

Per Amnesty International, ad esempio, "Del Grande è vittima dell'autoritarismo turco, un sistema di purghe e caccia alle streghe su tutta la società che ha portato all'arresto di magistrati, avvocati, insegnanti, giornalisti, universitari." La Federazione nazionale della stampa (FNSI), dal canto suo, ha detto che bisogna "non abbassare la guardia e continuare ad 'illuminare' la sua vicenda sino a quando non sarà davvero rientrato in Italia."

Il 18 aprile, dopo nove giorni di silenzio, a Del Grande è finalmente concessa una telefonata alla famiglia.

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"Sto parlando con quattro poliziotti che mi guardano e ascoltano," racconta il giornalista. "Mi hanno fermato al confine, e dopo avermi tenuto nel centro di identificazione e di espulsione di Hatay, sono stato trasferito a Mugla, sempre in un centro di identificazione ed espulsione, in isolamento."

"I miei documenti sono in regola, ma non mi è permesso di nominare un avvocato, né mi è dato sapere quando finirà questo fermo," continua Del Grande. "Sto bene, non mi è stato torto un capello ma non posso telefonare, hanno sequestrato il mio telefono e le mie cose, sebbene non mi venga contestato nessun reato. La ragione del fermo è legata al contenuto del mio lavoro. Ho subito ripetuti interrogatori al riguardo. Ho potuto telefonare solo dopo giorni di protesta. Non mi è stato detto che le autorità italiane volevano mettersi in contatto con me."

In una nota, la Farnesina spiega inoltre che il ministro degli Esteri Angelino Alfano "ha disposto l'invio a Mugla—dove Del Grande è detenuto—del console d'Italia a Smirne. La Farnesina chiede con insistenza, fin dal primo giorno di questa vicenda, che Gabriele Del Grande possa ricevere regolare assistenza legale e consolare." E quello che è stato fatto dalle autorità turche finora "ovviamente non basta, in quanto la Farnesina chiede che Del Grande sia rimesso in libertà, nel pieno rispetto della legge."

Nella telefonata alla famiglia, Del Grande annuncia anche che entrerà in sciopero della fame e invita tutti quanti "a mobilitarsi per chiedere che vengano rispetti i miei diritti."

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Sulla pagina Facebook di Io sto con la sposa è postato un vademecum per le varie mobilitazioni—già in programma a Pisa, Milano, Roma, Venezia, Torino e altre città—con cui, si legge, "chiediamo alle autorità italiane di far pressione presso le autorità turche perché rilascino Gabriele Del Grande quanto prima, e che immediatamente gli vengano garantiti i diritti minimi."

Secondo l'ANSA, una delegazione del consolato italiano di Smirne avrebbe dovuto recarsi nel centro di detenzione amministrativa di Mugla. In una conferenza stampa tenutasi al Senato, Manconi ha però detto che "al viceconsole italiano e all'avvocato turco di Gabriele Del Grande non è stato consentito di vederlo."

Angelino Alfano ha dichiarato di aver "in fase di lavorazione un contatto mio personale e diretto con il governo turco, per fargli capire chiaramente qual è il livello di attenzione del nostro paese su questa vicenda." Il ministro degli esteri ha poi aggiunto che "abbiamo esercitato tutte le pressioni che la diplomazione permette di esercitare."

Nessuno è ancora in grado di sapere quando il giornalista italiano sarà liberato.


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Foto d'apertura di Stephan Röhl via Flickr, rilasciata su licenza Creative Commons