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Perché i giovani italiani si sentono ai margini della società

Secondo l'ultimo sondaggio dell'Eurobarometro, 8 giovani italiani su 10 si sentono “impossibilitati a partecipare pienamente alla vita economica e sociale” del paese. Abbiamo chiesto a un'esperta quali sono le ragioni.
[Foto di Nicolas Alejandro/Flickr]

Scoraggiati e disillusi dalla scarsità di opportunità lavorative e di sviluppo economico, la maggioranza dei giovani italiani – ed europei – sente di vivere ai margini di una società in crisi, senza un accesso adeguato alle risorse e al reddito necessari a condurre una vita che li soddisfi.

Secondo uno studio pubblicato pochi giorni fa dall'Eurobarometro, oltre la metà dei giovani europei tra i 16 e i 30 anni avverte un senso di emarginazione derivato dall'impossibilità di partecipare pienamente alla vita economica e sociale, soprattutto nei paesi più in difficoltà, tra cui l'Italia.

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Con un tasso del 78 per cento, il nostro paese si trova al pari della Spagna e dietro soltanto a Cipro, Portogallo e Grecia, dove si registra il picco assoluto: 93 per cento.

"La situazione europea è complessa, lo sappiamo. E la situazione italiana è forse ancora più complessa, per tanti motivi," commenta a VICE News Cristina Pasqualini, ricercatrice di sociologia all'Università Cattolica di Milano ed esperta di politiche giovanili.

"In Italia abbiamo un tasso di disoccupazione giovanile molto alto, uno dei più alti in Europa. E abbiamo anche il numero più alto di NEET, ovvero di giovani che non studiano e non lavorano. Questi sono in attesa, non hanno reali prospettive di vita," osserva, mettendo in luce la difficoltà dei giovani italiani a programmare un futuro che li faccia sentire realizzati.

Nonostante siano cresciuti con maggiori possibilità di fare scambi ed esperienze all'estero, muoversi più facilmente, e viaggiare a costi ridotti - agevolati da quello che Pasqualini definisce "il paradigma dell'euromobilità" - dal sondaggio emerge che soltanto il 5 per cento ha veramente studiato, lavorato o si è formato professionalmente in un altro paese dell'Unione, nonostante oltre il 40 per cento dichiari di volerlo fare.

"[I giovani italiani] si percepiscono come europei e cittadini del mondo, ma non prescindono da un forte radicamento all'Italia," osserva la ricercatrice. "Vanno, si formano, fanno esperienza, crescono ma hanno desiderio e prospettiva di tornare e realizzarsi nel nostro paese. Siccome questo poi diventa difficile da fare, si crea frustrazione, disillusione, e anche diffidenza nei confronti dell'Europa e delle istituzioni europee."

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Questo sentimento emerge anche dagli ultimi dati raccolti sulla generazione dei millennials - che va dai 18 ai 32 anni - dal progetto Rapporto Giovani, di cui Pasqualini è collaboratrice.

Leggi anche: Quanto sono messe male le pensioni dei giovani italiani rispetto a quelle degli altri paesi?

Secondo questi, il 43 per cento dei giovani italiani è molto d'accordo nel ritenere l'emigrazione come unica opportunità di realizzazione. "Questo vuol dire che ai giovani l'Italia piace, vorrebbero rimanere qua, ma emigrare è l'unica possibilità di realizzarsi," sottolinea. Inoltre, il 75 per cento concorda che le opportunità offerte dal paese sono le peggiori, rispetto agli altri paesi sviluppati.

"Loro sono preparati, sono pronti, ma mancano le opportunità concrete di occupazione, questo manca nel nostro paese," sostiene Pasqualini. E aggiunge: "È vero che dopo un tot di anni che si laureano lavorano, ma come vengono impiegati? Vengono sotto impiegati, dequalificati, e questo incide in maniera negativa sul loro grado di soddisfazione di vita."

Anche l'Europa, nonostante varie politiche per l'istruzione e l'occupazione all'interno dell'Unione – tra cui, per esempio,il piano Europa 2020 – sembra avere disatteso le aspettative di questa generazione.

"L'Italia è un paese in cui la crisi è forte e molto sentita. Dall'Unione Europea [i giovani] si aspettano una politica comune, una politica per l'occupazione, piuttosto che interventi per l'immigrazione o il terrorismo, che potenzialmente sentono meno. L'occupazione è il problema più forte che sentono."

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Foto di Nicolas Alejandro via Flickr in Creative Commons