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Leonardo Palmisano: Prima di tutto ci tengo a chiarire che il ragazzo ucciso nella tendopoli di San Ferdinando viveva in una condizione abitativa terribile ma migliore rispetto a quella di chi alloggia in campagna. Detto ciò, i braccianti che lavorano a Rosarno sono i più sfruttati d'Italia, per la paga che ricevono e le condizioni in cui vivono.
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In realtà il discorso si potrebbe estendere a tutta la Calabria. Non c'è alcun tipo di controllo: lo stato e le istituzioni sono totalmente assenti. Lo stato non è un ente unico, è suddiviso in molti pezzetti: quando non comunicano, quel vuoto tra un segmento e l'altro viene colmato dalla criminalità.Le forze dell'ordine dovrebbero vigilare, occuparsi dell'ordine pubblico. Ma per sgominare il sistema del caporalato è necessaria la procura, con un'indagine sulla base delle denunce. Le denunce sono pochissime in Italia, perché non esiste un testo unico di legge che stabilisca una controparte. C'è poi il welfare, che dovrebbero essere assicurato dalle regioni, che invece non se ne occupano. Ancora, c'è la responsabilità del comune: in alcuni di questi ghetti ci sono minori— in provincia di Foggia ci sono tre ghetti rumeni con diversi minori, per esempio. Lì manca il comune. Poi manca il trasporto, quindi le province. E infine, come accennavo, il collocamento pubblico. È tutto collegato.
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Tutti sappiamo che il caporalato, così come la raccolta e addirittura la trasformazione e la vendita del prodotto, vede il controllo da parte della 'ndrangheta—in questo momento la più potente ed efficace delle mafie italiane. Tutto ciò che si muove nella pianta dalla raccolta fino al porto e trasporto dei caporali è controllo diretto o indiretto della 'ndrangheta, che prende un pizzo su tutta la raccolta. Per la raccolta degli agrumi la domanda è enorme, ed è aumentata da parte della Coca Cola, che compra la spremuta che parte dal porto di Gioia Tauro. Questo definisce il prezzo, molto molto basso per la qualità del prodotto, che viene stabilito essenzialmente dalle multinazionali della trasformazione e da un pezzo della grande distribuzione. Determinato il prezzo, questo si trasferisce su tutto il resto della filiera, molto lunga, che vede da una parte i produttori, tanti, e dall'altra i braccianti, migliaia.In questo sistema è importante sottolineare quello che sta facendo Coop, che sta cercando di combatterlo e che proprio sulle clementine di Rosarno porta avanti una campagna contro lo sfruttamento.
Guarda Fortress Italia, il documentario di VICE News con un capitolo dedicato al tema.
E i braccianti come arrivano a lavorare nei campi?
Si dividono principalmente in tre categorie. Ci sono quelli che sbarcano e vengono reclutati all'interno dei centri di accoglienza, come il Cara di Mineo. Questi vengono introdotti nel sistema dello sfruttamento e condotti di volta in volta nei diversi sistemi agricoli italiani—in Calabria, in Puglia, in Sicilia, in Lazio, in Piemonte a seconda dei periodi dell'anno e alle rispettive raccolte. Ci sono quelli che arrivano, poi quelli che vivono in Italia da tempo, che lavoravano in altri sistemi produttivi quali le fabbriche del Nord-Est, e che, quando con la crisi queste hanno chiuso, pur di mantenere il permesso di soggiorno—per il quale è necessario lavorare—si sono spostati nel sistema agricolo.
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Oltre ai problemi di sovraffollamento e precarietà, mi soffermerei sulle condizioni igieniche, che si riducono, per esempio, all'impossibilità di farsi una doccia calda. Il lavoro in campagna è duro non soltanto a livello di sforzo fisico, ma perché sei sempre più esposto ad agenti come gli antiparassitari—strettamente legati allo sfruttamento intensivo della terra.Io ho incontrato nella zona di Ragusa giovani braccianti maghrebini con principi di micosi, dovuta all'abbattimento delle difese immunitarie. Poi c'è l'insorgere di patologie fuori controllo, come la scabbia. Chi raccoglie d'inverno vive in condizioni peggiori rispetto all'estate. D'inverno puoi essere oggetto di aggressioni di animali come roditori: ho conosciuto braccianti con i lobi rosicchiati dai topi. L'assenza di igiene ha una serie di effetti incredibili dovute all'abbassamento delle difese immunitarie, e lì la sanità pubblica non arriva.Come si sono andate a costituire le tendopoli, e come è stato possibile arrivare a questo punto senza che si intervenisse prima?
È come se tu mi chiedessi: come è possibile che siamo arrivati alla convivenza tra mafia e politica senza che si intervenisse prima? È perché qualcuno ha deciso complessivamente e culturalmente di rispondere alla crisi nel peggiore dei modi.
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Il caporale è un grande elettore. Ci sono comuni della Lombardia nella territorio della Francia Corta, dove le imprese agricole danno lavoro a tutto il comune. Là dove c'è una predominanza economica di questo tipo è la politica che dipende dall'economia, non è più il contrario. La politica non risolve più niente. Non può portare avanti battaglie contro le mafie. Chi può farlo? I consumatori da una parte e i produttori dall'altra.Cosa è cambiato rispetto alla rivolta di sei anni fa?
È cambiato tutto in peggio. Il sistema dello sfruttamento si è modificato. Sul piano normativo le cose sono moderatamente migliorate, il reato di caporalato oggi è considerato un reato di mafia. Diciamo che il sistema si è evoluto, e sono peggiorate le condizioni dei braccianti.Il sistema, sempre di più, riguarda anche le donne italiane, anche se il collegamento non viene proprio naturale.
È un sistema che riguarda tutti i soggetti socialmente fragili. Sappiamo che le donne studiano di più e meglio ma, soprattutto al Sud, lavorano meno, e questo le rende socialmente fragili. Lo stesso vale con le braccianti straniere: hanno titoli più alti delle loro omologhe italiane. Si innesca un meccanismo di guerra tra poveri, dimenticandocisi troppo spesso chi sono i veri responsabili.Segui Flavia su TwitterSegui la nuova pagina Facebook di VICE Italia: