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La donna scambiata per una delle vittime del disastro ferroviario in Lombardia

Ecco cosa succede quando si prendono foto a caso su Facebook senza fare verifiche.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

Tra le regole non scritte del giornalismo italiano c’è quella di saccheggiare i profili Facebook di protagonisti e vittime di gravi casi di cronaca. Non è nulla di nuovo, intendiamoci: la stampa l’ha sempre fatto. Ora con i social è semplicemente più facile e veloce, e per questo credo che ormai si possa parlare di un vero e proprio automatismo.

A parte le perplessità a livello etico e deontologico, una simile pratica espone a diversi rischi. Per esempio: quello di sbagliare persona.

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Come noto, ieri c’è stato il terribile incidente ferroviario all’altezza di Pioltello. Sono morte tre donne, tra cui Pierangela Tadini, che aveva 51 anni e al momento dell’incidente era sul treno insieme alla figlia. Sempre ieri, una o più redazioni hanno cercato su Facebook la foto profilo di Tadini per inserirla nei loro articoli. Senza, a quanto pare, fare verifiche o chiedere l’autorizzazione

Solo che si trattava di un’omonima. L’errore si è così propagato a cascata, e quella foto è stata ripresa su diversi siti di informazione (tra cui Il Messaggero e il Corriere Della Sera, che sulla versione cartacea ha però messo la foto giusta), è stata diffusa dall'ANSA (che poi ha corretto) ed è arrivata persino in televisione.

Grab dell'articolo sul sito de Il Messaggero con la foto sbagliata. Al momento della scrittura dell'articolo, l'errore non è stato ancora corretto.

In men che non si dica, la bacheche di Tadini si è riempita di “RIP” e messaggi di cordoglio. Nel frattempo, il figlio ha dichiarato al Giornale di Treviglio: “Ci siamo spaventati moltissimo e prenderemo seri provvedimenti. È inammissibile un comportamento del genere. I parenti ci stanno continuando a chiamare e anche su Facebook piovono commenti, ma mia mamma per fortuna sta bene.”

Alla fine la stessa Tadini è intervenuta su un suo profilo, dicendo di stare bene e criticando i giornalisti: “non è perché ho delle foto su Facebook che hanno il diritto di pubblicare cose inesistenti senza prima accertarsi sui documenti personali.”

Può succedere a tutti di sbagliare. Non è bello, c’è il rischio di danneggiare altre persone, ma succede. Ma questo sbaglio arriva ad appena due giorni di distanza dalla lettera che Aldo Cazzullo—una delle firme di punta del Corriere—ha inviato ai lettori per invitarli ad abbonarsi. “Non pensare che quel che trovi in rete sia gratis,” si legge, “ti porta via un sacco di tempo, quindi di denaro, e spesso sono cose inutili e false. Noi scriviamo cose vere.”

Magari non sempre, ecco.

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