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Tutti i dettagli della nuova inchiesta che sta per sconvolgere il calcio italiano

Sono in corso perquisizioni e sequestri della Guardia di Finanza che coinvolgono dirigenti, procuratori e giocatori di squadre di calcio di altissimo livello.
Foto di Michele Ficara Manganelli/Flickr

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Da questa mattina la Guardia di Finanza sta eseguendo un decreto di perquisizione e sequestro nei confronti di dirigenti, procuratori e giocatori di squadre di calcio di Serie A e B. Le squadre coinvolte nell'operazione sono 35, 12 gli indagati ai quali sono stati sottratti beni per un valore totale di 12 milioni di euro.

Secondo l'inchiesta, ribattezzata "Fuorigioco" e condotta dai PM della procura di Napoli, sarebbe stato allestito in sistema finalizzato all'evasione delle imposte che sarebbe stato adattato - secondo il procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli - soprattutto per operazioni di compravendita dei calciatori.

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Tra gli indagati figurerebbero il presidente del Napoli e produttore cinematografico Aurelio De Laurentiis, l'amministratore delegato del Milan Adriano Galliani, il presidente della Lazio Claudio Lotito, il procuratore Alessandro Moggi - figlio di Luciano - e l'ex dirigente della Juventus Jean-Claude Blanc.

Tra gli indagati, anche Ezequiel Lavezzi - attuale attaccante del PSG - e Hernan Crespo, allenatore del Modena con trascorsi in Lazio, lnter, Milan e Parma. Alcune perquisizioni sono state effettuate anche nella sede della società calcio Milan, a Milano.

Il sistema architettato dai club

La Guardia di Finanza, attraverso un comunicato, ha descritto "un radicalizzato sistema finalizzato a evadere le imposte, posto in essere da 35 società calcistiche di Serie A e B nonché da oltre un centinaio di persone fisiche."

Il meccanismo fraudolento architettato per sottrarre materia imponibile alle casse dello Stato italiano è stato adottato nel contesto delle operazioni commerciali aventi oggetto la compravendita dei calciatori.

I procuratori provvedevano a fatturare in maniera fittizia alle sole società calcistiche le proprie prestazioni, simulando che l'opera di intermediazione fosse resa nell'interesse esclusivo del club, mentre di fatto venivano tutelati gli interessi degli atleti assistiti dagli agenti medesimi.

Le società approfittavano dell'indebito vantaggio di potersi completamente dedurre dal reddito imponibile queste spese, beneficiando altresì della detrazione dell'imposta sul valore aggiunto relativa alla pseudo-prestazione ricevuta in esclusiva.

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In questo modo veniva consentito ai calciatori di non dichiarare quello che sostanzialmente era un fringe benefit riconosciuto agli stessi dalla società calcistica, che si accollava, a vantaggio dell'atleta, anche la spesa per l'intermediazione.

L'importo pagato dai club costituiva un reddito da imputare effettivamente al calciatore e, di conseguenza, la società calcistica ometteva il pagamento delle ritenute fiscali e previdenziali sul maggior reddito lordo ascrivibile all'atleta.

Il Milan ha commentato la vicenda attraverso un comunicato ufficiale diramato dai suoi avvocati: "La Procura della Repubblica di Napoli ha ritenuto quest'oggi di notificare ad Adriano Galliani avviso di chiusura delle indagini per una vicenda assolutamente marginale e non fondata, che troverà la sua risoluzione sia sotto il profilo tributario, sia sotto il profilo penale, in una doverosa archiviazione."

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Foto in apertura di michele ficara manganelli via Flickr in Creative Commons