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Questo video svela gli effetti devastanti della produzione di olio sulle coste della Sicilia

In questi giorni una marea nera si sta riversando nelle acque al largo della provincia di Agrigento: un video girato da un drone mostra il liquido riversarsi nelle acque del Mediterraneo.

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In questi giorni una marea nera si sta riversando nelle acque al largo della provincia di Agrigento.

Qui l'attività prevalente è rappresentata dall'agricoltura: arance, pesche, albicocche e tantissime olive, dalle quali si ricava un olio extravergine rinomato e pregiato.

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La produzione intensiva di olive, tuttavia, ha i suoi lati negativi—soprattutto nei mesi di ottobre e novembre, il periodo della raccolta e della lavorazione.

A documentare la gravità della situazione è un video girato con un drone da Erik Rizzo, e pubblicato dall'associazione MareAmico Agrigento nella giornata di lunedì.

Nel video si possono vedere le acque cristalline della costa, una delle più belle d'Italia, inghiottite da una corrente nerastra proveniente dai giardini di coltivazione che fluisce attraverso il Magazzolo, un piccolo corso d'acqua che sfocia direttamente nel mare.

Questo 'fiume nero' è costituito dalle cosiddette acque di vegetazione, ovvero acque reflue che derivano da scarti di molitura dell'olio d'oliva e che - molto spesso - i produttori locali scaricano nei corsi d'acqua locali, senza ricorrere a una procedura di smaltimento adeguata.

L'olio in questione non è biodegradabile e, quando si riversa in mare, provoca una riduzione di ossigeno nell'acqua che causa la morte della flora e della fauna ittica.

Soltanto pochi giorni fa, a Montallegro, un uomo di 23 anni è stato accusato dalle forze dell'ordine per avere costruito un sofisticato sistema di scarico dell'olio di scarto che portava dal suo frantoio, tramite una condotta in plastica di alcune centinaia di metri, a una "vasca" profonda 6 metri e larga 30 scavata abusivamente in un campo incolto.

Il 9 novembre nel paese di Joppolo Giancaxio, inoltre, i Carabinieri hanno denunciato un 49enne sorpreso a sversare - attraverso un tubo di plastica lungo 4 metri - circa 5.000 litri di residui di olio vegetale proveniente da un frantoio locale. L'olio di scarto era contenuto su una cisterna in metallo situato a bordo di un autocarro.

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Ma le notizie di simile tenore non mancano: nei giorni scorsi la Polizia provinciale ha sequestrato dei silos in cui erano stoccate le acque di vegetazione provenienti dal ciclo produttivo di un oleificio di Ribera. Il sequestro è avvenuto perché i liquidi inquinanti contenuti nei silos, come accertato dal controllo congiunto con i tecnici dell'Arpa, tracimavano da alcuni fori facendo finire l'olio di scarto fino al fiume Magazzolo, creando la "marea nera" documentata dal drone.

"In origine," spiega MareAmico, "queste acque sono marroni scure, ma presto sotto il sole si ossidano e diventano nero-violacee, conferendo questa colorazione tipica ai corsi d'acqua dove si riversano."

L'associazione ha dichiarato che si impegnerà in prima persona avviando una campagna di sensibilizzazione rivolta ai titolari dei frantoi sotto accusa: "Nelle prossime settimane ci recheremo nei frantoi della provincia per far vedere ai titolari, con l'aiuto di questo video, il danno che provoca all'ambiente la liberazione nei valloni di questa sostanza inquinante."

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