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Cosa sappiamo sul rapimento dei due italiani in Libia

Danilo Calonego e Bruno Cacace sono stati rapiti a Ghat, vicino al confine con l'Algeria, mentre lavorano per conto di una società italiana nell'aeroporto cittadino.
Danilo Calonego, uno dei due italiani rapiti. [Foto via Facebook]

[Questo è un articolo in aggiornamento. Ricarica la pagina per seguire gli sviluppi.]

Due lavoratori italiani in Libia sono stati rapiti lunedì mattina nel sud-ovest del paese, insieme a un collega canadese.

Danilo Calonego (66 anni) e Bruno Cacace (56 anni) sono stati rapiti a Ghat, nella regione del Fezzan. I tre stavano lavorando per conto di una società italiana di manutenzione dell'aeroporto cittadino, la Con.I.Cos, con sede a Mondovì (Cuneo).

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Secondo Repubblica la fonte originaria della notizia sarebbe Qawmani Mohammed Saleh, sindaco di Ghat. La notizia è stata poi confermata dal ministero degli Esteri libico e da quello italiano.

Stando alle prime ricostruzioni - riportate soprattutto da esperti di sicurezza francesi - i tre uomini avrebbero attraversato una zona montuosa vicino a Ghat, prima di esser stati fermati da alcuni uomini armati. Non si sa ancora cosa sia successo dopo, né se ci sono richieste di riscatto o rivendicazioni.

Secondo Repubblica, citando una fonte del sito Masrawy.com, i tre sarebbero "stati prelevati da un gruppo di uomini che erano a bordo di due auto. I rapitori hanno aperto il fuoco contro di loro e poi li hanno prelevati."

Ghat, nella regione del Fezzan, si trova a pochi chilometri dal confine con l'Algeria, è terreno di battaglia per varie tribù Tuareg fra loro ostili, e non è ritenuta zona ad alto rischio.

Sul sito ufficiale dell'azienda, si legge che Con.I.Cos - Contratti Internazionali Costruzioni S.p.A., "nasce nel 1977," ed è "da oltre trent'anni presente in maniera significativa nel settore delle costruzioni sia in Italia che all'estero."

In Libia ha tre sedi: una a Bengasi, una a Tripoli e una proprio a Ghat. Il Governo italiano ha da tempo chiesto alle aziende italiane che operano in Libia di lavorare il più possibile con personale locale per evitare i rapimenti.


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